Starmer: “Riconosceremo lo Stato di Palestina a settembre”

Londra riconoscerà lo Stato palestinese entro settembre. Il Regno Unito intende compiere lo storico passo in contemporanea con l’Assemblea generale dell’Onu. Come riportato da Sky News, l’annuncio arriva dal premier britannico Keir Starmer: “Il momento di riconoscere la Palestina è ora”. La decisione non è improvvisa, ma scaturisce da una situazione sempre più intollerabile a Gaza e dalla prospettiva di un processo di pace per la soluzione a due Stati che appare sempre più remota. Un portavoce di Downing Street ha chiarito che questa mossa è pensata per “portare avanti questa posizione” a fronte di un contesto critico. Durante una riunione di Governo, Starmer ha ribadito che il riconoscimento avverrà a meno che l’Esecutivo israeliano non intraprenda “misure sostanziali per porre fine alla terribile situazione a Gaza, raggiunga un cessate il fuoco, chiarisca che non ci sarà annessione in Cisgiordania e si impegni in un processo di pace a lungo termine che porti a una soluzione a due Stati”. Un vero e proprio ultimatum che pone Israele di fronte a scelte cruciali.

Il monito del premier britannico è stato rafforzato dalle parole del ministro degli Esteri britannico David Lammy, intervenuto a un vertice delle Nazioni Unite a New York. Lammy ha avvertito che la soluzione dei due Stati in Medio Oriente “è in pericolo”, pur ribadendo che il sostegno del Regno Unito a Israele rimane “fermamente saldo”. Tuttavia, ha sottolineato una “ingiustizia storica” che continua a manifestarsi sulla Palestina. Lammy ha anche specificato che “Hamas non dovrà mai essere ricompensata per il mostruoso attacco del 7 ottobre”. Il gruppo palestinese, ha affermato, deve accettare un cessate il fuoco e il disarmo, rilasciare gli ostaggi israeliani e rinunciare a qualsiasi ruolo futuro nella governance di uno Stato palestinese. Allo stesso tempo, il capo della diplomazia britannica ha tenuto a precisare che Hamas non rappresenta i palestinesi nel loro insieme, condannando le obiezioni del Governo israeliano alla creazione di uno Stato palestinese.

Anche Malta segue le mosse del Governo britannico. La Valletta dichiarerà il riconoscimento di uno Stato palestinese durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite di settembre. Lo ha annunciato questa sera il primo ministro Robert Abela. Abela ha parlato poche ore dopo una dichiarazione simile del collega britannico Keir Starmer e pochi giorni dopo che anche la Francia aveva annunciato i suoi piani per il riconoscimento della Palestina. “La nostra posizione riflette il nostro impegno per una pace duratura in Medio Oriente”, ha dichiarato Abela su Facebook. Il Governo maltese era stato sottoposto a crescenti pressioni interne per riconoscere uno Stato palestinese e anche l’opposizione di centrodestra a metà luglio aveva chiesto un riconoscimento immediato. L’isola europea ha una storia di sostegno alla causa palestinese e ha appoggiato gli sforzi per una soluzione a due Stati. Abela aveva annunciato per la prima volta i piani per il riconoscimento di uno Stato palestinese a maggio. La reazione di Israele non si è fatta attendere. Il ministero degli Esteri israeliano ha respinto con forza la dichiarazione di Starmer, definendola una “ricompensa per Hamas” che “danneggia gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza e un quadro per il rilascio degli ostaggi”.

Anche dagli Stati Uniti è arrivata una presa di posizione chiara. Il presidente Donald Trump ha dichiarato che gli Usa non intendono seguire l’esempio di Londra. Pur affermando di “non avere alcuna opinione” sulla decisione di Starmer, Trump ha espresso la convinzione che si tratterebbe di una “ricompensa per Hamas”, facendo eco alle parole del ministero degli Esteri israeliano. Il presidente americano ha sottolineato di non aver discusso l’argomento con Starmer e ha evidenziato come l’ultimatum britannico rifletta i commenti del presidente francese Emmanuel Macron, che la scorsa settimana aveva annunciato un simile intento da parte della Francia. “In sostanza”, ha detto Trump, Starmer ed Macron “dicono la stessa cosa, e va bene, ma non significa che io debba essere d’accordo”.

Aggiornato il 30 luglio 2025 alle ore 10:15