Drusi e islam: l’altra fede

Chi sono i drusi per Israele, e perché li difende? I drusi sono una comunità minoranza in Medio Oriente, sono dislocati tra IsraeleGiordania, Libano e Siria, e hanno una radicata identità che cercano di preservare restando legati alle proprie più profonde tradizioni e peculiarità. Sono una minoranza esoterica appartenente, teoricamente, al ramo ismailita dello sciismo, un gruppo sovratribale e anche sovrareligioso che trascende spazio e geografia. Non indugiando sulla storia che ha condotto alla definizione dellasetta drusa”, ricordo che le radici culturali di questa comunità affondano nel II secolo, nella Penisola arabica, intorno a un’alleanza tribale chiamata Tanukh, filosoficamente ordinata in un gruppo disciplinato in una dottrina animista basata sugli elementi della natura e che adotta il calendario lunare siderale. La comunità si cristianizzò nel III, IV secolo, e fu convertita forzatamente all’islam nel VII secolo. Hanno sempre svolto un ruolo molto importante nelle regioni dove erano presenti e dove sono stati comunità fondatrice, come Libano e Siria. Brevemente, il loro “pensiero” si caratterizzò nel XI secolo, quando il Califfato abbaside era in decadenza mentre era in espansione il Califfato fatimide ismailita sciita che si stava estendendo dal Cairo a Bilad al-Sham, l’attuale Siria. In questo contesto la loro dottrina si “evolse” basandosi sul rifiuto delle interpretazioni sia sunnite che sciite del testo coranico, interpretando in modo completamente diverso l’islam e strutturando il pensiero religioso su una complessa combinazione di filosofia greca, culto persiano, cristianesimo, ebraismo ed induismo. Fu in questo secolo che i Tanukhidi organizzarono una collettività drusa nella attuale regione di confine siro-libanese.

Tale forma di fede e filosofia trova la sua incarnazione religiosa in quelle che in seguito sarebbero state conosciute come le Epistole della Saggezza, un corpus segreto di trattati sacri e lettere pastorali redatte da maestri della fede. Insomma una nuova visione religiosa, che non si identifica in quella musulmana, e che nel tempo trasformò l’unità dei suoi membri in un gruppo etnico distinto dagli altri, che quindi fu causa anche di persecuzioni da parte dell’islam. Questa complessità dottrinale che caratterizza la formazione tribale e religiosa dei drusi, li ha storicamente esposti a numerose persecuzioni, soprattutto per mano islamica, in quanto vengono considerati eretici, ma più spesso infedeli o apostati, e che per tale motivo devono essere ricondotti all’islam. In generale i drusi hanno avuto atteggiamenti neutrali rispetto ai frequenti conflitti tra le comunità e confessioni islamiche, tuttavia hanno combattuto ferocemente per difendere le aree in cui erano presenti.

I drusi siriani di Sweida, in Siria, dopo essersi schierati all’inizio del 1900 contro l’Impero ottomano che si dissolse ufficialmente nel 1922, subirono gli effetti del famigerato Patto segreto britannico-francese, Sykes-Picot, che dette mandato alla Francia sulla Siria – 1921-1936 – e ai drusi fu concesso uno stato autonomo chiamato Djebel el-Druze, ovvero la Montagna dei Drusi. Ma i drusi che per “dottrina” non potevano accettare la politica coloniale francese, nel 1925 si ribellarono, ma subirono la sconfitta definitiva dopo una serie di battaglie. Nel 1936 la Francia unificò la Siria nella sua struttura attuale e incorporò, nell’applicazione degli Accordi di Viénot, Trattato di indipendenza franco-siriano, lo stato di Djebel el-Druze. Tuttavia, il mandato francese sulla Siria continuò anche se informalmente fino all’aprile del 1946.

Oggi i drusi siriani sono concentrati principalmente nella roccaforte di Sweida ubicata nella provincia di Quneitra, ma anche nelle città di Jaramana e Sahnaya situate alla periferia sud di Damasco, colpite già in primavera da violenze settarie. In Libano oltre 200mila drusi vivono principalmente nella zona centrale montuosa del Paese e nel sud, vicino ai confini con Israele e Siria. In Israele risiedono oltre 150mila drusi, ubicati principalmente nel nord del Paese, sono totalmente integrati come cittadini israeliani, tanto è che sono soggetti all’arruolamento militare obbligatorio, a differenza di altri arabi israeliani. Sulle alture del Golan siriane, annesse da Israele, vivono oltre 22mila drusi, qui hanno la residenza permanente; l’annessione di queste alture ha diviso alcune comunità, tuttavia hanno facilità di spostamento in Siria per studi, matrimoni o altre occasioni. Di questi, oltre 1600 hanno accettato di prendere la cittadinanza israeliana; i restanti rimangono legati alla loro identità siriana.

Insomma, un popolo consacrato all’esoterismo, alla filosofia ellenica, neoplatonismo, alla metafisica, una religione che, eliminando i rituali islamici principali, riconosce la reincarnazione delle anime, l’immortalità dell’anima e la salvezza riservata ai seguaci di questa religione; oltre a identificare la divinità nel singolare califfo Abu Ali Mansur al-Hakim bi-Amr Allah, il sesto califfo fatimide dell’Egitto, che regnò intorno all’anno Mille. Israele protegge i drusi per numerose motivazioni che affondano le radici in un non ordinario processo di vocazione; i drusi formano una comunità unica per credo, distribuzione geografica e appartenenze politiche. Hanno combattuto contro i sistemi colonizzatori dei francesi, come resistono ai sistemi annessivi dei Jihadisti di Ahmed al-Sharaa, al potere dopo la caduta di Bashar al-Assad.

Lo Stato israeliano si è sempre esposto come protettore regionale delle minoranze; in Siria, tra gli altri, sostengono oltre i drusi, i curdi e gli alawiti, questi legati allo sciismo; ma come osservarono anche i francesi durante il protettorato quando entrarono in contatto con i gruppi alawiti, anche l’alawitismo è un’altra religione. Drusi si nasce, come si nasce ebrei e come si nasce alawiti, non è prevista la conversione. Un comune denominatore da valutare sempre; soprattutto quando Israele bombarda i beduini sunniti siriani e i simboli del potere jihadista siriano, evidenziando la fragilità ed il frazionamento del panorama politico e di sicurezza presente dalla fine del regime di Assad in Siria. Fattore che spinge Tel Aviv/Gerusalemme a cercare alleanze con gruppi che si sentono minacciati o non protetti dalle nuove autorità di Damasco.

Intanto, i drusi siriani hanno ottenuto dal governo di Damasco, grazie alle modalità di convincimento israeliane, e alle diverse modalità statunitensi, l’autogestione della propria comunità e del proprio territorio che da alcuni giorni è guidato da un califfo druso. Così il presidente jihadista di transizione, Ahmad al-Sharaa, che sovente tenta di indossare gli abiti del democratico, ha firmato una obbligatoria tregua con Israele al fine di non dover rimettere in discussione anche la sua presidenza.

Aggiornato il 21 luglio 2025 alle ore 09:53