
Quando la comunità internazionale valuta le minacce provenienti dalla Repubblica Islamica dell’Iran, questioni come le ambizioni nucleari, i missili balistici e il terrorismo legato ai gruppi proxy dominano il dibattito. Ma un’altra grave minaccia risiede altresì negli editti religiosi emessi dagli ayatollah più influenti del regime.
Quasi quarant’anni fa, nel 1989, l’ayatollah Ruhollah Khomeini, fondatore della Repubblica Islamica, emise una fatwa contro lo scrittore Salman Rushdie, accusandolo di blasfemia. Nell’agosto del 2022, il ricordo di quanto accaduto allora si affacciò alla memoria quando un uomo, indotto dalla fatwa di Khomeini, accoltellò ripetutamente Rushdie. Questo episodio ha dimostrato che le fatwa possono mantenere la loro efficacia anche molto tempo dopo essere state emesse.
Nelle ultime settimane, eminenti ayatollah sono stati artefici di nuovi editti religiosi. Il 29 giugno scorso, Naser Makarem Shirazi, uno dei più alti esponenti del clero sciita in Iran ha emesso una fatwa che etichettava i critici e gli oppositori della Guida Suprema Ali Khamenei come muharib, ossia “nemici di Dio”, condannandoli di fatto a morte. Il 1° luglio, l’ayatollah Hossein Noori Hamedani, un altro importante esponente del clero iraniano strettamente legato al regime, ha emesso un editto religioso simile.
La fatwa dell’ayatollah Makarem Shirazi afferma esplicitamente: “Qualsiasi persona o regime che minacci o agisca contro la leadership islamica o l’autorità clericale deve essere considerato muhareb, e la cooperazione o il sostegno a tali nemici da parte dei musulmani sono severamente proibiti”.
Questi editti avallano gli attacchi suicidi per raggiungere i loro obiettivi. Nel suo ultimo sermone del 3 luglio scorso, Ahmad Khatami, un influente membro dell’Assemblea degli Esperti iraniana ha confermato le fatwa e ha esplicitamente dichiarato che la condanna a morte per il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu verrebbe inflitta per impiccagione.
A rafforzare questa pericolosa retorica, è stato riportato che il 9 luglio scorso Javad Larijani, consigliere della Guida Suprema della Repubblica Islamica dell’Iran e fratello di due delle figure politiche più influenti della Repubblica Islamica, in un discorso trasmesso dalla Tv di Stato iraniana, ha dichiarato: “Trump ha fatto qualcosa per cui non può più prendere il sole a Mar-a-Lago. Mentre è disteso con la pancia al sole, un piccolo drone potrebbe colpirlo all’ombelico. È molto semplice”.
Tali fatwa costituiscono una licenza internazionale per l’assassinio e il terrore, attivando cellule dormienti composte da radicali indottrinati in tutto il mondo. Le minacce incombono ora sui leader mondiali, tra cui Trump, Netanyahu e chiunque offenda la Repubblica Islamica o ne chieda la fine.
I leader occidentali dovrebbero riconoscere che queste fatwa non sono mere dichiarazioni religiose: sono strumenti del terrorismo internazionale. Teheran finanzia meticolosamente reti globali dedite al lavaggio del cervello dei giovani. Indottrinati e radicalizzati, questi giovani diventano armi umane, pronti ad agire al sussurro di un ordine emesso da un clerico.
La natura intrinseca del sistema clericale garantisce la persistenza di questa minaccia. Il carattere fondamentale della Repubblica Islamica rimane violento e immutabile. Ignorare le fatwa come retorica religiosa sarebbe ingenuo. Sono un incitamento al terrorismo.
La comunità internazionale dovrebbe reagire per neutralizzare questa minaccia adottando misure concrete. In primo luogo, gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali e arabi dovrebbero designare i clerici che emettono fatwa violente come finanziatori o istigatori del terrorismo, sottoponendoli a sanzioni finanziarie e a divieti di viaggio mirati. In secondo luogo, Washington e altri Paesi seriamente intenzionati a contrastare il terrorismo dovrebbero ritenere responsabili gli Stati che ospitano questi religiosi esercitando pressioni diplomatiche, assicurando che non venga loro fornita alcuna piattaforma internazionale per l’istigazione. In terzo luogo, è necessario rafforzare la cooperazione di intelligence tra gli alleati per smantellare le reti di radicalizzazione attivate da queste fatwa. Infine, è fondamentale aumentare la vigilanza monitorando i flussi finanziari provenienti da Teheran e utilizzati per sostenere la formazione ideologica e gli sforzi di radicalizzazione all’estero sulla scia di tali editti religiosi.
(*) Tratto dal Middle East Forum Observer
(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada
Aggiornato il 17 luglio 2025 alle ore 09:28