Migliaia di cittadini ucraini sono stati rapiti dalle forze di sicurezza russe e sono detenuti illegalmente in Russia e nelle regioni occupate. I rapiti di solito non vengono formalmente incriminati. Le loro famiglie spesso non ricevono informazioni sulla posizione o sulle condizioni dei propri cari. E, a differenza di quanto avviene con i prigionieri di guerra, non esiste sostanzialmente alcun meccanismo per il rilascio dei non combattenti. Il 9 luglio 2025, il Parlamento europeo ha votato una risoluzione che condanna le azioni della Russia nei territori occupati dell’Ucraina e chiede la cessazione immediata del terrore contro la popolazione civile, il rilascio dei prigionieri civili ucraini e il perseguimento di tutti i responsabili di crimini di guerra, torture, deportazioni e altre violazioni dei diritti umani. Il Parlamento europeo ha invitato l’Unione europea a imporre sanzioni personali ai funzionari russi responsabili di violenze e torture nei confronti di prigionieri e detenuti ucraini. La risoluzione “Sulla situazione dei civili e dei prigionieri di guerra detenuti illegalmente, nonché sui continui bombardamenti della popolazione civile ucraina” è stata adottata dal Parlamento europeo a Strasburgo con il voto favorevole di 507 eurodeputati, 77 contrari e 45 astenuti.
Il 1° luglio, presso il Parlamento europeo è stato proiettato un film del Progetto Aktivatika, Prigionieri: il sistema del terrore. Il film, realizzato da attivisti per i diritti umani, racconta le azioni delle forze di sicurezza russe nei territori occupati dell’Ucraina. Durante gli anni di guerra e occupazione, affermano gli attivisti, migliaia di civili ucraini sono stati rapiti. Il Progetto Aktivatika indaga sui crimini dell’esercito di Vladimir Putin da tre anni. Il primo film su questo tema, Prigionieri del destino, è uscito sei mesi fa e racconta le terribili storie vissute dai prigionieri civili ucraini, del terrore che regna nei territori occupati. Il 1° luglio, l’eurodeputata Rasa Juknevičienė ha contribuito all’organizzazione della première del secondo film, Sistema di terrore, al Parlamento europeo. Dopo l’invasione dell’Ucraina, la Russia ha adottato un programma per espandere il sistema dei campi di concentramento, investendovi un miliardo di euro. Secondo i dati disponibili, almeno 15mila civili ucraini sono stati rapiti dalle forze di sicurezza russe nei territori occupati dell’Ucraina e inviati nei campi di concentramento, dove vengono torturati e subiscono altri trattamenti disumani. La maggior parte di loro, l’80 per cento, è in isolamento, ossia non può avere alcun contatto con il mondo esterno. Molti di loro finiscono in una situazione in cui muoiono semplicemente a causa delle torture, come Viktoria Roshchina o Tatyana Plachkova.
Occorre denunciare questi fatti perché solo rendendoli noti è possibile attirare l’attenzione su ciò che sta accadendo e chiedere alla Russia di rilasciare immediatamente tutti i prigionieri civili ucraini. È fondamentale che anche i politici europei si impegnino attivamente per favorire la liberazione dei territori ucraini occupati, perché questo è l’unico modo per fermare questa barbarie. Una degli autori del film, l’attivista per i diritti umani Evgenia Chirikova, ha spiegato: “Le persone che si trovano attualmente nelle prigioni russe sono persone comuni che vivono nei territori occupati. Come, ad esempio, la famiglia di Tatyana e Oleg Plachkov. Sono persone che vivevano semplicemente a Melitopol. Avevano un piccolo ristorante. Il loro lavoro consisteva nel dare da mangiare alla gente. Questo è tutto ciò che facevano. Sono stati rapiti e Tatyana è stata torturata fino a provocarne la morte in prigionia. La cosa grave è che tutto risulta drammaticamente semplice. Sono le stesse atrocità che si sono verificate in Cecenia. Secondo le testimonianze raccolte dagli attivisti per i diritti umani di Memorial, i civili vengono rapiti e uccisi. La gente deve aver paura persino di respirare. Non deve opporre resistenza agli occupanti. Le informazioni raccolte sono, a dir poco, spaventose”.
Chirikova ha aggiunto: “Nel nostro film si può vedere come tutto ciò avviene. Gli occupanti arrestano uno o due cittadini completamente pacifici, senza alcuna esperienza di combattimento. Magari, semplicemente perché hanno parlato accidentalmente nella propria lingua madre, l’ucraino. Una giovane ragazza ucraina parlava la sua lingua madre in una stazione di servizio, ed è stata mandata in un campo di concentramento per essere torturata. Questa illegalità serve per creare terrore”. Naturalmente, l’Fsb è uno dei protagonisti di questa condotta criminale. Qualsiasi agente di sicurezza russo può rapire un civile ucraino nei territori occupati, ma i reparti speciali dell’Fsb sono principalmente coinvolti in questo. Organizzano un vero e proprio sistema centralizzato di campi di concentramento per gli ucraini. Quello che abbiamo registrato è mostruoso. Le torture a cui sono sottoposti gli ucraini vengono ripetute da una prigione all’altra, sebbene queste prigioni si trovino in tutta la Russia, i territori occupati.
I parenti contattano la Federazione Russa, ma non ricevono alcuna informazione. Una persona viene torturata per anni, fino ad annientarne completamente la volontà. Ad esempio, il peso medio di un prigioniero maschio nel campo di prigionia Sizo-2 di Taganrog è di 40 chilogrammi. La giornalista Viktoria Roshchina pesava 30 chilogrammi prima di morire. È stata torturata a morte e il suo corpo è stato restituito all’Ucraina senza laringe, cervello e occhi per nascondere la morte violenta. Tutto questo accade nella più totale impunità degli aguzzini e del Cremlino. Ecco perché è importante denunciare apertamente quanto sta accadendo nei territori occupati, altrimenti le vittime di queste atrocità non potranno mai ottenere giustizia. Del resto, anche coloro che negano questi fatti, per stupidità o per convenienza, potremmo considerarli “ostaggi di Putin”, ma per loro non ci può essere alcuna compassione.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
Aggiornato il 12 luglio 2025 alle ore 11:24