America Party, terzo partito con una storia difficile

Elon Musk è pronto a scendere in campo. Nel giorno dell’Independence Day il patron di Tesla ha deciso di inaugurare il terzo partito degli Stati Uniti, l’America Party. Per sottrarre seggi al Congresso ai repubblicani, per costruire una fronda capace di minare l’agenda del presidente Donald Trump ed evitare lo spettro del debito e della spesa federale. Musk ha definito con precisione gli obiettivi del suo America Party: sfruttare la spaccatura tra il trumpismo e il tradizionale establishment repubblicano, per spostare consensi già alle Elezioni di midterm del 2026 e alterare gli equilibri a Capitol Hill, dove i repubblicani oggi mantengono la maggioranza.

“Il modo in cui intendiamo spezzare il sistema monopartitico è usare una variante di come Epaminonda distrusse il mito dell’invincibilità di Sparta a Leuttra: forza estremamente concentrata in un punto preciso del campo di battaglia”, ha spiegato un Musk combattivo su X. Nei giorni scorsi l’uomo più ricco del mondo aveva delineato la sua strategia: puntare su “2-3 seggi al Senato e 8-10 alla Camera dei rappresentanti”, un numero sufficiente a controllare il voto su provvedimenti chiave e “garantendo così la vera volontà del popolo”. Un piano che, se attuato, avrebbe già potuto affossare il Big beautiful bill voluto da Trump, diventato il terreno di rottura nella loro alleanza. La legge di bilancio simbolo del tycoon è passata al Senato grazie al voto decisivo del vicepresidente J.D. Vance, dopo l’opposizione di tre senatori repubblicani. Alla Camera, il testo è stato approvato con una manciata di voti di scarto e la defezione di due deputati conservatori. La fragile maggioranza repubblicana dovrà nuovamente misurarsi con l’elettorato nel 2026, quando saranno rinnovati tutti i seggi della Camera e un terzo di quelli del Senato. E i democratici sperano che i tagli all’assistenza sanitaria previsti dal Big beautiful bill offrano loro l’occasione per riconquistare almeno una delle due camere, intensificando la pressione sul commander-in-chief.

Musk, invece, mira a far pesare pochi seggi per diventare ago della bilancia. Secondo gli analisti, l’America Party potrebbe arrivare fino all’8 per cento dei voti, anche solo sostenendo i candidati repubblicani ostili a Trump, come Thomas Massie. Il deputato del Kentucky ha votato contro il Big beautiful bill e addirittura definito “incostituzionali” gli attacchi allIran, provocando l’ira del presidente. Per Musk la guerra è aperta. Ha già offerto pubblicamente supporto a Massie, promettendogli fondi per la campagna contro l’establishment trumpiano che vorrebbe estrometterlo. Proprio tra le fila dei repubblicani non trumpiani, il miliardario intravede un bacino di consensi per la sua piattaforma di sette punti: riduzione del debito, modernizzazione delle forze armate con Intelligenza artificiale e robotica, politiche pro-tech per dominare la corsa all’Ia, deregolamentazione soprattutto nel settore energetico, difesa assoluta della libertà di parola, incentivi alla natalità, e posizioni moderate sugli altri temi. Il vero problema è il fatto che nella storia degli Stati Uniti, chiunque abbia provato a scardinare il sistema bipartitico non ha mai avuto fortuna.

Inoltre, il debutto dell’America Party ha riacceso lo scontro tra Musk e Steve Bannon, l’ex stratega della Casa Bianca. “Solo un straniero poteva farlo: un non americano che lancia l’America Party. Non è americano: è del Sudafrica”, ha attaccato Bannon nel suo podcast, riferendosi al sondaggio con cui Musk aveva chiesto agli americani se volessero un nuovo partito. L’ex consigliere si è spinto oltre, invocando la deportazione di Musk e chiedendo nuovamente indagini a suo carico. La replica del patron di Tesla non si è fatta attendere: “un grasso, ubriaco fradicio chiamato Bannon tornerà in prigione e questa volta per lungo tempo. Ha una vita di crimini da pagare”. Un affondo che segna solo l’ultimo capitolo di un duello già carico di rancori. “Mi rattrista vedere Musk perdere il controllo e trasformarsi in un disastro nelle ultime cinque settimane. Vuole anche lanciare un terzo partito che non ha mai avuto successo. Il sistema in vigore non li prevede”, ha scritto Donald Trump sul suo social Truth, approfittandone per lodare i repubblicani che hanno approvato il Big beautiful bill. “È una grande legge, peccato che per Elon elimina i sussidi alle auto elettriche, a cui mi opponevo fin dall’inizio. Ho fatto campagna” sulla loro abolizione “quando Elon mi ha dato il suo sostegno. Mi aveva detto che non c’erano problemi”.

“Elon mi ha chiesto che uno dei suoi amici guidasse la Nasa. Il suo amico era molto bravo ma era un democratico che non aveva mai contribuito al partito repubblicano. Forse lo era anche Musk. Ho pensato che fosse inappropriato avere un amico di Musk alla Nasa”, ha aggiunto Trump, alimentando ulteriormente lo scontro, diventato più personale che politico.

Aggiornato il 07 luglio 2025 alle ore 16:02