Trump giocatore di poker, Putin e Xi scacchisti

Non v’è dubbio che l’attuale situazione geopolitica sia un confronto sempre più serrato tra l’Occidente a guida Usa e la comunità dei Brics a guida Vladimir Putin e Xi Jinping, con tutte le differenze nelle politiche di sviluppo e di conquista di posizioni dominanti in un mondo sempre più bipolare e sempre più lontano dai principi del diritto internazionale e dalle posizioni dell’Onu con un disinteresse che oltrepassa i vincoli posti per affermare i dimenticati principi di libertà e di rispetto reciproco. La recente svolta nello scontro tra Iran e Israele con il bombardamento dei siti nucleari dopo che Israele aveva provveduto a dare evidenza di quanto l’Iran sia una tigre di carta è stato da parte di Donald Trump una mossa da giocatore di poker che con la sua mossa va a vedere in mano agli avversari. Il suo azzardo ha mostrato che le eventuali opposizioni si sono mostrate deboli e formali, sia la Russia che la Cina hanno condannato il bombardamento ma è finita lì. Quindi, Trump ha vinto la mano di poker ma non la partita più lunga quella in cui Putin e Xi Jinping la giocano a scacchi. Il gioco degli scacchi ha tempi lunghi, una strategia, la comprensione degli avversari e una tattica funzionale a realizzare la strategia. Il gioco del poker ha una pratica molto diversa ragiona per singola mano e non ha una visione di lungo ma legata alle singole mani.

L’Europa ha mostrato di non saper a quale gioco giocare, forse il rubamazzo tra i singoli Paesi dell’Ue ma niente di più e ha dimostrato di essere profondamente persiana ma non nel senso geografico e culturale ma nel senso di “tappeto persiano” steso a Trump che può calpestare il tappeto che tanto poi si lava; Mark Rutte della Nato è andato al di là di ogni limite di decenza subordinata inchinandosi a Trump nel più triste atteggiamento di debolezza. Il pokerista Trump ha visto la mossa giusta per sedare il conflitto con un’operazione funzionale a distogliere l’attenzione dai gravi problemi che oggi affannano gli Usa a partire dalla spada di Damocle del suo incontenibile debito pubblico e da una società sempre più conflittuale. Trump si trova di fronte alla disastrosa situazione lasciata dai neocon e dai democratici che hanno preferito fingere di affrontare Trump solo con anatre zoppe come Joe Biden e Kamala Harris. La posizione degli altri Paesi mussulmani di religione sunnita è stata una reprimenda ma poco più.

La guerra secolare tra sciti e sunniti è difficile da capire da parte di noi europei che stiamo dimenticando le nostre origini cristiane e non ci porremmo mai in quelle guerre di religione che hanno caratterizzato la storia dell’Europa con estremismi suicidi. Anche se la posizione sul nucleare dell’Iran potesse riprendersi non faranno più proclami di guerre avendo sperimentato su loro stessi l’impreparazione di fronte ad un avversario bellico superiore in grado di annullare il Paese e portarlo ad un medioevo non solo religioso ma anche economico. La posizione dei Brics, della Russia e della Cina sono di supporto all’Iran per interessi economici, la Cina sta costruendo una ferrovia che collega Pechino a Tel Aviv e Putin ha interessi produttivi nello stesso Paese. La vera sfida portata all’Occidente è quella dei Brics che ormai possono contare su una popolazione che rappresenta il 45 per cento della popolazione mondiale e stanno cercando di trovare un’intesa per dedollarizzare una parte significativa dei commerci mondiali. La vera forza dei Brics è fondata su un’economia reale e non finanziarizzata come quella occidentale e su una posizione debitoria inferiore a quella dei Paesi occidentali, Paesi basati sulla manifattura e non sulla finanza che non crea ricchezza reale ma una super moltiplicazione di sé stessa. Al confronto, gli Usa sono una bolla di stampa di carta moneta avendo delocalizzata in Oriente la manifattura e ora riportarla in patria non sembra un’operazione possibile per combattere la deteriorata situazione economica e finanziaria del Paese. In questo scontro di egemonie globali, l’Ue si presenta in modo assolutamente inadeguato per la mancanza di veri leader come si è visto nei conflitti bellici che stanno divorando l’Europa.

I leader sembrano tanti personaggi in cerca d’autore come il dramma teatrale di Luigi Pirandello. Le posizioni di debito sono elevate sia per la Francia che per l’Italia e al momento il debito italiano ha una domanda superiore all’offerta perché richiamando il motto latino In regno caecorum monoculus rex. I Btp sono meno appetibili per l’elevata posizione di debito del Paese che sembra peggiorare e non migliorare eppure l’Italia mostra la maggiore tenuta politica rispetto agli altri Paesi. Questo non leva la difficoltà di contenimento di un debito che continua a crescere sempre più per la parte corrente, l’84 per cento, che per quella degli investimenti, il 16 per cento. La spesa corrente viene drogata per l’uso politico della stessa, usata per raccogliere consenso politico ma non per le infrastrutture. Questa è la vera debolezza del Paese che, da troppo tempo, manca di pensiero e di una classe capace di innovazioni creative necessarie per affrontare un mondo in profondo cambiamento.

(*) Professore emerito dell’Università Bocconi di Milano

Aggiornato il 01 luglio 2025 alle ore 13:14