
Timidi segnali di apertura. L’Iran è tornato a parlare del nucleare, ma senza fare passi indietro sul principio cardine del suo programma, ovvero l’arricchimento dell’uranio sul proprio territorio. In un’intervista esclusiva ad Al-Monitor, l’ambasciatore iraniano alle Nazioni unite, Amir Saeid Iravani, ha aperto alla possibilità di un’intesa basata sulla creazione di un “consorzio regionale operante sul territorio iraniano”, che coinvolga anche i Paesi limitrofi dotati di reattori civili. Un progetto che Teheran è disposta a valutare “purché sia complementare e non sostitutivo” del proprio programma nazionale. “In linea di principio – ha dichiarato Iravani – non abbiamo obiezioni a riguardo”, lasciando però intendere che ogni proposta sarà esaminata caso per caso. “Dovremmo valutarlo in base ai dettagli di eventuali proposte che riceveremo”.
Dietro i segnali d’intesa però si cela il solito, trito e ritrito braccio di ferro con gli Stati Uniti. Washington – secondo fonti vicine al presidente Donald Trump – avrebbe avanzato una proposta di investimento tra i 20 e i 30 miliardi di dollari, provenienti preferibilmente da capitali arabi del Golfo, per lo sviluppo di un programma nucleare civile iraniano a condizione che Teheran rinunci all’arricchimento. Ma per l’ambasciatore all’Onu la questione non è neanche in discussione. L’Iran “non porrebbe alcuna restrizione” a tali investimenti, ma non li accetterebbe come “merce di scambio” in cambio della rinuncia a quello che considera un diritto sovrano. “Manteniamo la ferma intenzione di conservare le capacità di produzione sul proprio suolo e all’interno del proprio territorio”, ha ribadito Iravani.
Nella visione di Teheran, l’unico scenario negoziabile riguarda il destino delle scorte di uranio già arricchito. “Se si concluderà un nuovo accordo – ha spiegato l’ambasciatore ad Al-Monitor – saremo pronti a trasferire le nostre scorte di uranio arricchito al 60 per cento e al 20 per cento in un altro Paese e a farle trasferire fuori dal territorio iraniano in cambio di concentrato di uranio”, in una formula simile a quella già prevista dal Jcpoa del 2015. In alternativa, lo stoccaggio potrebbe avvenire direttamente in Iran ma sotto sigillo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). “Questo, ovviamente, dipende dalla sostanza dei negoziati e dai termini di qualsiasi eventuale accordo. Pertanto, non è una linea rossa per noi”. Sul fronte giuridico, Iravani ha precisato che la recente legge approvata dal Parlamento iraniano – che sospende parte della cooperazione con l’Aiea – “non significa il ritiro dell’Iran dal Trattato di non proliferazione”. Il rappresentante permanente dell’Iran alle Nazioni unite ha anzi rivendicato con forza l’appartenenza del suo Paese al Npt, chiedendo che qualsiasi futuro accordo “riconosca i diritti dell’Iran come membro responsabile”. E ancora: “Non cerchiamo né più né meno dei diritti concessi a ogni altro membro del” trattato, ha insistito, sottolineando come Teheran intenda esercitare “tutti e tre i pilastri” previsti, “in particolare il diritto alla produzione nazionale”.
Nel frattempo tutto tace. La tregua regge, e Israele, anche se “avrebbe voluto eliminare Ali Khamenei” non l’ha fatto. O almeno, questo è ciò che ha confidato ai giornali il ministro della Difesa Israel Katz. “Se fosse stato nel nostro mirino, lo avremmo eliminato”, ha dichiarato il titolare del dicastero a Channel 13, riferendosi alla Guida suprema di Teheran. Secondo il ministro, Israele avrebbe tentato di localizzarlo durante i 12 giorni di ostilità con l’Iran, ma “l’opportunità operativa non si è mai presentata”. Lo ha riportato il Times of Israel. In una serie di interviste con Kan e Channel 12, Katz ha aggiunto che lo Stato ebraico ha dato avvio alle operazioni militari “senza sapere se gli Stati Uniti si sarebbero uniti”, e ha ammesso che al momento “non sappiamo dove si trovino le riserve di uranio” iraniane. Tuttavia, ha assicurato che Israele “colpirà di nuovo se necessario”. Il ministro ha poi delineato la strategia di lungo periodo: una “politica di controllo” finalizzata a garantire la superiorità aerea sull’Iran e a impedire, anche con raid mirati, la ripresa dei programmi nucleari o balistici a lungo raggio di Teheran.
Aggiornato il 28 giugno 2025 alle ore 12:28