Iran: il crollo del regime teocratico

L’israelizzazione del Medio Oriente e il ritorno di Reza Pahlavi

Quarantasei anni dopo la Rivoluzione islamica che sancì l’avvento al potere degli ayatollah, l’Iran potrebbe ancora una volta voltare pagina e inaugurare una nuova era post-teocratica. Rispetto al recente passato, infatti, questa volta le condizioni per rottamare la Repubblica islamica e dare inizio a una fase di “transizione democratica” sembrerebbero esserci proprio tutte. I raid israeliani delle scorse ore hanno letteralmente mutilato il regime attraverso l’uccisione di alcuni degli uomini chiave della teocrazia integralista di Teheran. La Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, avendo compreso di essere sfuggito alle operazioni sin qui condotte dalle forza armate israeliane soltanto perché Tel Aviv ha deciso di offrirgli “un’ultima possibilità di abbandonare completamente il suo programma di arricchimento dell’uranio”, ha prontamente abbandonato Teheran insieme ai membri della sua famiglia per raggiungere il rifugio sotterraneo di Lavizan, a nord-est della capitale iraniana. Nel frattempo, ormai consapevole di essere braccato e, con ogni probabilità, anche prossimo alla definitiva capitolazione, Khamenei avrebbe incaricato alcuni funzionari di regime di intavolare delle trattative riservate con il Cremlino per tentare un’ultima disperata fuga verso Mosca qualora la situazione dovesse definitivamente precipitare.

Una prospettiva, questa, da considerare assai concreta, se non addirittura prossima a prendere forma, che potrebbe pertanto spingere la guida spirituale dell’Iran a intraprendere il medesimo percorso compiuto qualche mese or sono anche dall’ex presidente siriano Bashar al-Assad, e portare a compimento quel processo di “israelizzazione” del Medio Oriente che, con la decapitazione del serpente iraniano e di tutte le sue ramificazioni regionali, non dovrebbe più incontrare particolari ostacoli sul suo cammino. Quanto, invece, al futuro dell’Iran, l’eliminazione dei vertici del regime teocratico e l’eventuale fuga, ormai sempre più probabile, dell’ayatollah Khamenei, dovrebbero bastare per scrivere i titoli di coda sulla quarantennale esperienza della Repubblica islamica e accompagnare il Paese verso una nuova era politica che potrebbe finalmente condurlo sulla via della restaurazione democratica. Un ruolo chiave, in questa fase di transizione, potrebbe senz’altro interpretarlo Reza Ciro Pahlavi, figlio dell’ultimo Scià Mohammad Reza Pahlavi, rovesciato proprio dalla Rivoluzione islamica del 1979. Da quarantacinque anni, ormai, il principe ereditario persiano vive in esilio negli Stati Uniti sotto la protezione dei servizi di sicurezza americani, e adesso, complice la profonda crisi in cui verte la Repubblica islamica degli ayatollah, Reza Pahlavi sembrerebbe pronto a fare ritorno nel suo Paese d’origine per restituire diritti e libertà all’oppresso popolo iraniano e guidarlo verso un prossimo futuro da costruire all’insegna della democrazia.

Aggiornato il 18 giugno 2025 alle ore 11:14