Spermo-anarchia

Al mercato del seme c’è lo sperma infetto

Il tempismo è perfetto (e anche un po’ sospetto). Mentre i laboratori di mezza Europa s’interrogano sulle negligenze clamorose di un sistema che sta mettendo a rischio la vita di decine di persone, il Rijksmuseum di Amsterdam ha deciso di esporre dal 3 giugno un preservativo risalente al 1830, decorato con un’immagine piuttosto esplicita, che raffigura una suora e tre ecclesiastici che non danno proprio l’impressione di abbandonarsi alla preghiera e alla meditazione. Acquistato all’asta 6 mesi fa, il contraccettivo, secondo il museo, è stato probabilmente ricavato dall’appendice di una pecora, e potrebbe trattarsi di un souvenir di un bordello, di cui sono sopravvissuti solo due esemplari. Esso “dimostra le molteplici applicazioni dell’arte dell’incisione e offre uno spaccato sulla sessualità e la prostituzione nel XIX secolo”, afferma il Rijksmuseum in una nota.

L’immagine della suora seduta a gambe divaricate, che solleva la gonna e indica uno dei tre ecclesiastici, i cui genitali in erezione sono anch’essi esposti, rappresenta “sia il lato giocoso che quello serio della salute sessuale”. La ricerca del piacere, infatti, “era contrapposta alla paura delle malattie sessualmente trasmissibili, in particolare la sifilide, e delle gravidanze indesiderate”. Nel caso dello scandalo dello sperma infetto, però, la malattia diventa trasmissibile con la tecnica (e il mancato rispetto della norma). È cominciato tutto in Danimarca nel 2023, quando a due bambini di due famiglie diverse viene diagnosticato un cancro. Gli esami rilevano la presenza di una mutazione nel gene TP53 in entrambi i bambini, associata alla sindrome di Li-Fraumeni, che può causare un gran numero di tumori, e che è comunque molto rara: colpisce da 1 su 3.500 a 1 su 5.000 nati. Ciò che incuriosisce i medici è che entrambi i bambini sono il risultato di una donazione di gameti: risalendo alla banca del seme, stabiliscono che si tratta dello stesso donatore. Che è danese, considerato sano, non ha sviluppato il cancro e non sembra avere alcun precedente oncologico in famiglia. È stato curato dalla European Sperm Bank, un centro privato con sede a Copenaghen, che esporta gameti in tutta Europa.

Una volta accertato il collegamento ed escluso il donatore dalla banca, l’allerta viene lanciata a livello europeo. Il Belgio scopre che 14 centri hanno ricevuto gameti dal donatore danese. In 12 di questi, i gameti avevano effettivamente permesso diverse fecondazioni che avevano portato a nascite. In totale, si tratta di 37 donne e 52 bambini, nascite avvenute, secondo Agence fédérale des médicaments et des produits de santé (Afmps), tra il 2008 e il 2017. Peccato, però, che secondo la legge belga un singolo donatore può essere assegnato al massimo a 6 donne. In totale, secondo le ricerche, il seme del donatore danese avrebbe concepito un totale di 67 bambini per 46 famiglie europee, tra il 2008 e il 2015. Con sperma infetto.

Il caso, rivelato a fine maggio dal Guardian, è stato presentato da Edwige Kasper, biologa presso l’Ospedale universitario di Rouen, al congresso annuale della Società europea di genetica umana a Milano. Gli esperti hanno più volte messo in guardia dai rischi sociali e psicologici associati al concepimento di più figli dallo stesso donatore in diversi Paesi. Questo nuovo caso solleva interrogativi, in particolare per quanto riguarda la complessità della situazione quando viene identificata una grave patologia nel donatore. Kasper si è espressa a favore dell’istituzione di un limite transfrontaliero: “Si tratta di una diffusione anomala di malattie genetiche. Non tutti gli uomini concepiscono 75 figli in tutta Europa”, ha detto al quotidiano inglese. La banca del seme europea ha confermato, fa sapere il canale televisivo pubblico belga RTBF, la presenza di una mutazione del gene TP53 in alcuni campioni del donatore. Tuttavia, ha chiarito che al momento della donazione, nel 2008, non era stato stabilito alcun collegamento con il cancro. Inoltre, il gene non sarebbe stato rilevabile con le tecniche di screening standard e il donatore era considerato in buona salute.

Il laboratorio di Kasper ha scoperto che questa mutazione genetica poteva essere associata alla sindrome di Li-Fraumeni (LFS), una condizione che conferisce una predisposizione ereditaria a vari tipi di cancro. Le indagini condotte presso diversi ospedali pediatrici europei hanno confermato la presenza di questa variante in 23 bambini, 10 dei quali hanno sviluppato un cancro, inclusi casi di leucemia. Il ministro della sanità belga, Frank Vandenbroucke, ritiene che le autorità politiche debbano delle scuse alle persone coinvolte, e accusa i governi precedenti di negligenza politica, per non aver creato una banca adeguata a monitorare il rispetto della legge del 2007 che prevede, come si accennava, l’utilizzo del seme di un solo donatore per un massimo di 6 donne. La questione è stata affrontata solo nel 2021-2022, e la banca dati (che si chiama Fertidata) è operativa dal 2024, e permette ora uno scambio di informazioni tra i centri per la fertilità.

Tecnicamente, a livello europeo e internazionale prevale la spermo-anarchia. La banca del seme danese ha fissato un limite globale di 75 famiglie per ogni donatore di sperma. Ciò significa che esiste un’alta probabilità che in Europa ci siano più di 67 bambini coinvolti. La Francia ha identificato 7 famiglie in cui uno o più figli sono stati concepiti in Belgio. Questa è solo una frazione delle 37 famiglie coinvolte, secondo i dati ufficiali. Ci si chiede: quanti bambini concepiti con lo stesso seme ci sono su scala europea e globale? Oltre alla diffusione di malattie genetiche, c’è anche il rischio della consanguineità. L’Europa, del resto, è un piccolo continente dove le persone viaggiano molto e lavorano all’estero, sottolineano gli esperti. I fratellastri, insomma, possono incontrarsi senza nemmeno sapere della parentela. E non va sottovalutato l’impatto psicologico per questi bambini di ritrovarsi con un centinaio di fratelli e sorelle sparsi per l’Europa.

Il finale, per ora, è noto. Cosa fare per evitare il peggio? Da più parti si chiede una legislazione, ovviamente a livello Ue, per fissare un numero massimo di nascite o famiglie per donatore su scala internazionale o almeno europea.

Aggiornato il 06 giugno 2025 alle ore 11:10