Taiwan è al centro degli accordi Cina-Usa

Se Stati Uniti e Cina vogliono raggiungere un accordo, devono risolvere la questione di Taiwan. O almeno queste sono le perplessità della Repubblica popolare, mentre si sta avviando a raggiungere ulteriori intese dopo l’inizio della “guerra dei dazi” tra Washington e Pechino. Le “relazioni Cina-Stati Uniti” devono passare anche dal non coinvolgimento del Pentagono – e in senso lato dell’industria bellica a stelle e strisce – con l’armamento dell’Isola, indipendente de facto ma sulla quale la Cina ha idee ben precise.

Questo monito è arrivato dai canali del portavoce di Pechino Lin Jian, che ha risposto con fermezza alle notizie diffuse da media internazionali circa l’intenzione di Washington di incrementare le forniture di armamenti a Taipei, superando la soglia dei 18,3 miliardi di dollari già raggiunta durante il primo mandato presidenziale di Donald Trump. Nel corso del consueto briefing con la stampa, Lin ha ribadito che Pechino “si oppone con forza alle transazioni di armi americane alla regione di Taiwan”, esortando l’amministrazione statunitense ad “evitare nuovi fattori di tensione”. Il portavoce ha inoltre richiamato gli Stati Uniti al rispetto del principio della “Unica Cina” e dei tre comunicati congiunti bilaterali, “in particolare quello del 17 agosto”, che prevedeva la progressiva sospensione della vendita di armi a Taiwan. La mancata adesione a tali impegni, ha avvertito, rischia di alimentare “nuovi fattori che possano portare al rialzo delle tensioni nello Stretto di Taiwan”.

Lin ha quindi riaffermato l’intransigente posizione di Pechino sulla questione: la Cina, ha detto, rimane saldamente ancorata alla “determinazione a salvaguardare la propria sovranità nazionale e la propria integrità territoriale”. Taipei, che dispone di un proprio governo democraticamente eletto, è considerata da Pechino una provincia ribelle e parte “sacra e inalienabile” del territorio nazionale, da riunificare, se necessario, anche con l’uso della forza. In linea con tale visione strategica, la leadership cinese ha intensificato negli ultimi anni le pressioni sul fronte diplomatico, economico e soprattutto militare, rafforzando le operazioni attorno all’Isola e nel Mar Cinese Meridionale.

Aggiornato il 30 maggio 2025 alle ore 13:08