Israele per sempre

La sostituzione di Benjamin Netanyahu, il politico e statista più longevo dalla nascita d’Israele, risolverebbe per i leader europei di sinistra e per i media, al loro servizio permanente ed effettivo, il problema storico del conflitto israelo-palestinese? La sua rimozione da primo ministro convincerebbe, per costoro, i terroristi di: Hamas, Hezbollah e Houthi a rinunciare al loro proposito di distruggere lo Stato di Israele e suoi cittadini? È una pia illusione! La storia insegna che tutti i tentativi perpetrati dai leader israeliani, di ogni orientamento politico, che si sono succeduti dalla fondazione dello Stato ebraico, di risolvere il problema palestinese e mediorientale si sono sempre scontrati con l’obiettivo esplicito arabo-palestinese di annientare Israele e non quello di risolvere il problema di una civile convivenza anche con la formazione di uno Stato palestinese.

Come si fa a disconoscere il fatto conclamato che in tutte le guerre arabo-israeliane la Nazione aggredita è sempre stata quella ebrea? È utile ricordare, a chi se ne fosse dimenticato, che anche l’attuale conflitto di Gaza è iniziato con l’eccidio infame da parte dei terroristi di Hamas del 7 ottobre 2023, che ha causato la morte violenta di oltre 1.200 ebrei innocenti. Molti dei quali di sinistra. Abitavano in Kibbutz, che è la “forma di comunità volontaria basata su principi di ugualitarismo e proprietà collettiva”. Non di certo elettori di Netanyahu né tantomeno dei partiti che formano l’attuale governo di Gerusalemme. Si addebita all’Esecutivo israeliano, democraticamente eletto, una reazione sproporzionata al pogrom del 7 ottobre. Non viene neanche presa in considerazione l’esigenza vitale di difendere uno Stato che è sempre stato ed è tutt’ora sottoposto giornalmente allo stillicidio di continui attentati terroristi e al lancio di missili sulla propria popolazione. Comunità che ha dovuto, suo malgrado, imparare a convivere con il terrore.

Se la guerra è ancora in corso, il conflitto è dovuto al fatto incontestabile che i terroristi di Hamas non hanno ancora liberato, vive o morte, le persone sequestrate. All’esercito israeliano, composto prevalentemente da riservisti, si addebita la morte di civili e le atroci sofferenze dei palestinesi di Gaza. La guerra purtroppo non risparmia nessuno né i palestinesi né gli ebrei. Non si fa cenno al fatto che ogni azione militare della Idf (Forze di difesa israeliane) viene anticipatamente comunicata con ogni mezzo alla popolazione per cercare di evitare nei limiti del possibile il loro coinvolgimento. Ed è facile commettere degli “errori” che nel caso dell’esercito israeliano, se gravi, vengono pesantemente sanzionati.

È stato ampiamente dimostrato, invece, che i miliziani di Hamas utilizzano i civili come scudi umani in spregio a qualsiasi principio di umanità e rispetto della vita. Hamas non ha solo provocato la guerra, ucciso civili e sequestrato persone ma ha preso in ostaggio l’intero popolo della striscia di Gaza che in alcuni casi timidamente si sta ribellando ai loro aguzzini. È facile fare i buonisti vivendo lontani da uno Stato che lotta ogni giorno per la sua sopravvivenza. I carnefici sono diventati vittime e le vittime carnefici. Benjamin Netanyahu è considerato un criminale di guerra per aver difeso la propria patria e i propri cittadini. Ha pienamente ragione Giancarlo Lehner che, nel suo straordinario editoriale controcorrente di venerdì scorso titolato Dalla parte di Israele: Netanyahu per sempre, ha preso le parti del primo ministro israeliano. Non me ne voglia il nostro giornalista ma aggiungerei “Israele per sempre”, unica democrazia del Medio Oriente!

Aggiornato il 28 maggio 2025 alle ore 10:04