
Atteso il quinto round di negoziati tra gli Stati Uniti e l’Iran sul programma nucleare di Teheran, domani a Roma, annunciato ieri dal ministro degli Esteri dell’Oman, Badr Albusaidi.
La tensione cresce ed è palpabile: da una parte Washington traccia linee rosse, dall’altra Teheran sfida e minaccia di far saltare il tavolo dei colloqui se verranno negati i suoi diritti in materia di arricchimento dell’uranio. Il tutto mentre la Cnn cita fonti di intelligence secondo cui Israele si starebbe preparando a colpire siti nucleari della Repubblica islamica.
Alcune fonti diplomatiche Ue hanno definito quella di domani ‘‘l’ultima possibilità per evitare la tempesta”.
Il ministero degli Esteri iraniano non ha nascosto che si tratti di negoziati ‘‘difficili’’, con il ministro iraniano Abbas Araghchi che ha definito ‘‘non negoziabile’’ l’arricchimento dell’uranio.
Steven Charles Witkoff, inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, confida nel prossimo incontro: “Speriamo che porti a qualcosa di veramente positivo”. Allo stesso tempo, però, ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno ‘‘una linea rossa molto chiara’’ e che ‘‘non possiamo permettere nemmeno l’un per cento di arricchimento dell’uranio’’.
Ivan Sascha Sheehan, professore di Affari Pubblici e Internazionali e decano del College of Public Affairs dell’Università di Baltimora, ha dichiarato a Shafaq News che “interpretare le dichiarazioni di Witkoff come minacciose è fuorviante”. L’Amministrazione Trump, ha infatti aggiunto, ha più volte detto che un accordo nucleare con l’Iran è “auspicabile e realizzabile”.
Da Washington, l’analista iraniano Hassan Hashemian, ha affermato: “Non ci sono veri punti di convergenza. Se le controversie persistessero, potremmo assistere a una graduale escalation, che inizierà con le minacce e si sposterà verso qualcosa di più grave”. Hashemian ha sottolineato che un conflitto diretto non scoppierà finché non saranno esaurite tutte le fasi di escalation politica e mediatica.
Aggiornato il 22 maggio 2025 alle ore 15:40