
Sono in arrivo “aiuti umanitari urgenti” nella Striscia di Gaza. Dopo l’intensificazione delle operazioni militari dello Stato ebraico, con l’attenzione della comunità internazionale e gli occhi addosso di molte Ong e delle Nazioni unite, Gli Emirati Arabi Uniti hanno raggiunto un accordo con Israele per consentire la consegna di beni di prima necessità nella Striscia. A renderlo noto è stata l’agenzia statale emiratina WAM, che mercoledì ha annunciato l’avvio della cooperazione tra Abu Dhabi e Tel Aviv, in un momento in cui tutto il mondo vede moltiplicarsi gli appelli per evitare una catastrofe umanitaria. Il blocco totale imposto da Israele il 2 marzo scorso avrebbe infatti innescato una crisi di approvvigionamenti senza precedenti, con gravi carenze di generi alimentari, acqua potabile e medicinali. Inoltre, i pochi aiuti arrivati sarebbero spesso finiti nelle mani di Hamas, che invece di consegnarli ai civili li avrebbe messi in vendita al mercato nero. Ieri, secondo fonti israeliane, 93 camion carichi di beni umanitari avrebbero oltrepassato i valichi, ma le Nazioni unite segnalano rallentamenti sistematici e alcuni blocchi che impediscono una distribuzione efficace sul territorio.
L’accordo è stato raggiunto in seguito a una conversazione tra il ministro degli Esteri degli Emirati, Abdullah bin Zayed Al Nahyan, e il suo omologo israeliano Gideon Sa’ar. L’intesa prevede un primo invio di aiuti destinati a coprire “le necessità alimentari di circa 15mila civili nella Striscia di Gaza”, si legge nella nota ufficiale. L’iniziativa umanitaria emiratina mira inoltre a fornire “beni essenziali per sostenere l’attività dei forni nella Striscia, oltre a prodotti fondamentali per la cura dei neonati, garantendo una fornitura continuativa per rispondere ai bisogni umanitari della popolazione”. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che è necessario evitare una carestia a Gaza per “ragioni pratiche e diplomatiche”, annunciando un’apertura limitata ai corridoi umanitari, in risposta alla crescente pressione.
SPARI DURANTE VISITA UFFICIALE A JENIN
Ma proprio nelle stesse ore in cui veniva siglata l’intesa per Gaza, l’attenzione si è spostata a Jenin, in Cisgiordania, dove due dozzine di diplomatici europei e internazionali se la sono vista brutta. Un’unità delle Forze di difesa israeliane ha esploso diversi colpi di avvertimento in aria durante il passaggio di una delegazione composta da 25 rappresentanti diplomatici provenienti da Europa, mondo arabo, Cina, Giappone e India. “Da una prima indagine risulta che la delegazione si è allontanata dal percorso previsto ed è giunta in un’area in cui non era autorizzata a trovarsi. Una forza dell’Idf operativa sul posto ha effettuato colpi di avvertimento. Non ci sono stati né danni né feriti”, ha dichiarato un portavoce dell’Idf, precisando che l’episodio è in fase di accertamento.
L’esercito ha promesso che “saranno immediatamente contattati i rappresentanti dei Paesi coinvolti, e nei prossimi giorni condurrà colloqui personali con i diplomatici per aggiornarli sui risultati preliminari dell’indagine”. Tra i presenti anche Alessandro Tutino, vice console d’Italia a Gerusalemme, che ha confermato di stare bene dopo essere stato tra le persone coinvolte nell’episodio nei pressi del campo profughi di Jenin. “Chiediamo al governo d’Israele di chiarire immediatamente l’accaduto. Le minacce contro i diplomatici sono inaccettabili”, ha scritto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani su X. L’Idf si è infine scusato pubblicamente per l’accaduto, definendosi “rammaricato” per “aver sparato colpi di avvertimento in aria e aver provocato l’inconveniente”.
Aggiornato il 21 maggio 2025 alle ore 16:47