Elezioni: in Romania vince Dan, in Polonia è ballottaggio

Grazie a due milioni di voti attivi in più, Nicușor Dan ha vinto il ballottaggio. Con il vuoto lasciato da lin Georgescu, la Romania ha scelto il candidato centrista e sindaco di Bucarest, ai danni del conservatore George Simion, già leader dell’Alleanza per lunione dei romeni (Aur). Il ballottaggio, come spesso accade, ha disinnescato la parte più radicale dello scontro politico, con indecisi e previ astenuti che hanno optato per la scelta piùmoderata”. Dan, candidato centrista, civico e pro-europeo, ha ottenuto quasi il 54 per cento dei voti, mentre Simion – nonostante abbia rispedito al mittente le accuse di anti-europeismo – si è fermato al 46 per cento. “Vorrei congratularmi con il mio avversario, Nicusor Dan. Ha vinto le elezioni, e questa era la volontà del popolo rumeno”, ha detto il leader di Aur.

A risultati consolidati, Dan è sceso tra i suoi sostenitori nel centro della capitale, dove una folla munita di bandiere rumene e dell’Unione europea ha scandito a lungo il suo nome. “Questa è la vostra vittoria. Quello che avete fatto come società è stato straordinario”, ha dichiarato il nuovo presidente. Al grido di Nicușor, Nicușor, Europa, Europa, Russia non dimenticare, la Romania non è tua, i manifestanti hanno celebrato quella che è stata percepita come una conferma del percorso europeista del Paese. Il neoeletto capo dello Stato ha voluto tendere la mano anche agli elettori che non lo hanno sostenuto: “Rispetto per quelli che hanno fatto una scelta diversa”, ha affermato, invitando tutti i rumeni, in patria e nella diaspora, a costruire insieme il futuro del Paese, oltre le differenze ideologiche. C’è da dire che per il Cremlino l’esito del ballottaggio è stato “come minimo strano”. Ascoltando chi di finte elezioni se ne intende, ovvero il portavoce di Vladimir Putin Dmitry Peskov, “il candidato che aveva le maggiori possibilità, senza preoccuparsi di trovare alcuna giustificazione, è stato semplicemente escluso dalla corsa con la forza”. Rispedite al mittente le lezioni di democrazia russe, il megafono del Cremlino non ha proprio tutti i torti.

Anche in Polonia si è votato, con esito ancora incerto. Il futuro politico e geopolitico di Varsavia sarà scelto al ballottaggio, e con lui la tenuta del governo guidato da Donald Tusk. Secondo un exit poll, Rafał Trzaskowski – sindaco di Varsavia e volto pro-Europa – ha ottenuto il 30,8 per cento dei voti al primo turno delle presidenziali. Dovrà ora affrontare allo spareggio del 1° giugno il nazional-conservatore Karol Nawrocki, fermo al 29,1 per cento. Quest’ultimo, noto per la sua simpatia verso Donald Trump, ha dichiarato che una sua vittoria eviterà la “monopolizzazione del potere” da parte dell’attuale coalizione. Lo scontro si profila acceso, con ricadute dirette su temi centrali come il diritto allaborto, i diritti delle minoranze e l’equilibrio istituzionale in un’Europa già provata dalla guerra in Ucraina, la Nazione “vicina di casa” proprio della Polonia. “Questo risultato dimostra quanto dobbiamo essere forti e determinati”, ha detto Trzaskowski durante un comizio a Sandomierz, nell’est del Paese.

IN PORTOGALLO VINCE IL CENTRODESTRA

Sia potrebbe parlare di “spaccatura” anche in Portogallo, dove il centrodestra guidato da Luis Montenegro ha vinto le elezioni parlamentari anticipate, senza però ottenere la maggioranza necessaria a governare in autonomia. Secondo i primi dati diffusi dalla televisione pubblica RTP, l’Alleanza democratica (Ad) ha raccolto tra il 29 e il 34 per cento dei consensi, mentre il Partito socialista si è attestato tra il 21 e il 26 per cento. A sorprendere è stato il risultato della destra di Chega (“Basta”), che per la prima volta ha superato la soglia del 20 per cento, posizionandosi come potenziale principale forza di opposizione. Il leader di Ad ha escluso alleanze con Chega, aprendo invece alla possibilità di un’intesa con Iniziativa liberale (Il), che avrebbe raccolto tra il 4 e il 7 per cento. I dati ufficiali parziali assegnano ad Ad tra gli 85 e i 96 seggi su 230, lontani dalla soglia di 116 necessaria per la maggioranza assoluta. “Il popolo ha parlato ed ha esercitato il suo potere sovrano”, ha dichiarato il primo ministro uscente. “I portoghesi hanno confermato senza alcun equivoco la loro fiducia nel governo”.

Aggiornato il 19 maggio 2025 alle ore 16:03