Libia, manifestazioni contro Abdel Hamid Dbeibah

Il popolo libico contesta il premier Abdel Hamid Dbeibah. Diversi manifestanti, in particolare del quartiere Souq al-Juma e della città di Zawiya, realtà considerate vicine alla milizia Radaa – a cui appartiene tra gli altri il generale Najeem Osema Almasri Habish – protestano in Piazza dei Martiri a Tripoli (la vecchia Piazza Verde del regime di Muʿammar Gheddafi), chiedendo il rovesciamento del governo di unità nazionale guidato da Abdel Hamid Dbeibah. Lo riportano i media libici. Il premier, nel frattempo, ha rivendicato l’operazione contro la milizia di al Kikli: “Un passo necessario per porre fine a una realtà che ha violato troppo la legge ed è stata associata a gravi violazioni dei diritti umani”. Intanto, la Direzione per la sicurezza di Tripoli invita a evitare manifestazioni in prossimità dei punti sensibili nella capitale, mettendo in guardia da possibili “tentativi di infiltrazione” in occasione di proteste annunciate per il pomeriggio di oggi contro il governo di unità nazionale libico.

Lo riporta il sito Libya Witness, secondo cui la direzione ha affermato in una nota che il diritto di manifestare è garantito dalla legge e “può essere esercitato in aree lontane dai punti di contatto, garantendo la sicurezza di tutti ed evitando alla capitale qualsiasi tensione indesiderata in questo momento critico”. La direzione osserva di aver ricevuto informazioni dal comitato di monitoraggio del cessate il fuoco “che mettono in guardia sulla possibilità di infiltrazione nelle zone di contatto da parte di infiltrati che cercano di fomentare conflitti e creare tensioni che potrebbero portare a una ripresa dei combattimenti e minare la calma attuale”. Invita inoltre i cittadini a prestare attenzione quando si trovano o attraversano queste zone e a prestare attenzione a qualsiasi movimento o comportamento insolito che possa indicare intenzioni sospette.

Frattanto, circa 100 cittadini italiani e 17 spagnoli bloccati dagli scontri delle ultime ore a Tripoli tra milizie rivali che nella giornata di ieri con l’assistenza e l’organizzazione dell’ambasciata d’Italia, del personale dei carabinieri e della Presidenza del Consiglio, avevano raggiunto, accompagnati dal vice ambasciatore d’Italia in Libia, Riccardo Villa, l’aeroporto di Misurata (a est di Tripoli) per imbarcarsi poi su un volo speciale diretto a Roma, sono arrivati verso l’una di notte a Fiumicino con un Airbus A320 della Medsky Airways. “Ero andato a Tripoli per la 16ª edizione della Libya Build, la fiera più grande e prestigiosa del Nord Africa dedicata al settore dell’edilizia e delle costruzioni – ha detto un sessantenne che faceva parte di un gruppo di altri connazionali andati con lui a Tripoli per la stessa ragione. Martedì, il giorno dell’apertura della Fiera, la situazione era abbastanza tranquilla anche nell’aria se si sentiva che qualcosa stesse per accadere. In gioco c’era il confronto tra le milizie rivali e il controllo di alcune zone. Nessuno, però, si aspettava che la scintilla sarebbe potuta esplodere così in fretta. Finita la giornata – ha continuato – siamo tornati in albergo e di notte è cominciato il conflitto a fuoco tra le milizie. Il giorno dopo nessuno di noi è andato alla Fiera. Si è poi parlato di una tregua ma il timore era che gli scontri sarebbero potuti riprendere e così è stato. A quel punto l’Ambasciata, coadiuvata dall’Unità di crisi della Farnesina, si è attivata per permetterci di rientrare in Italia in sicurezza ed oggi siamo qui. Devo però anche dire che quando abbiamo lasciato la Libia la situazione era abbastanza tranquilla. Chissà se durerà. Ovviamente me lo auguro”. Tra gli italiani rientrati, anche un dipendente dell’Eni.

“Ero a Tripoli per lavoro da due anni e mezzo. Due sere fa ero in casa quando, intorno alle 10 di sera, sono scoppiati i primi disordini in strada che sono poi andati avanti fino alle 3 del mattino. Il giorno successivo è sembrato tutto più tranquillo poi di notte, verso le 3, hanno ripreso gli spari. A quel punto mi sono letteralmente barricato in casa. L’azienda, attraverso messaggi WhatsApp, ha comunicato a me e ai miei colleghi che, non appena possibile, il personale non indispensabile avrebbe potuto lasciare il Paese con un volo speciale che abbiamo poi preso oggi. Sono comunque pronto a tornare in Libia non appena la situazione lo consentirà”, ha concluso. Matteo Piantedosi è preoccupato della “situazione di instabilità che sta riguardando tutta la parte della Tripolitania”. Il ministro dell’Interno, oggi nella Prefettura di Matera per partecipare alla riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, ha risposto a una domanda dei giornalisti sulla situazione in Libia. “È una situazione che preoccupa e dispiace perché è un ulteriore segnale della difficoltà di quel Paese a ritrovare una certa stabilità”.

Aggiornato il 16 maggio 2025 alle ore 15:23