
È arrivato il confronto a porte chiuse nel cuore di Istanbul. Ma questi negoziati tra Kiev e Mosca non c’entrano niente con quelli del 2022. Il capo dell’ufficio del presidente dell’Ucraina, Andriy Yermak, ha affermato su X che i russi stanno cercando di legare gli attuali negoziati – in corso in questo momento – a quelli di tre anni fa, “ma l’unica cosa che lega i negoziati è la città di Istanbul e niente di più”. Yermak ha chiarito che l’attuale processo negoziale si inserisce in un contesto completamente diverso e che l’Ucraina non permetterà un ritorno alle condizioni e alle narrazioni dell’inizio di una guerra su vasta scala. I rappresentanti di Ucraina, Russia, Stati Uniti e Turchia si sono incontrati oggi nel palazzo Dolmabahce, luogo simbolico della Turchia, per cercare di riattivare un processo negoziale che è da mesi fermo su un botta e risposta tra alleati occidentali e la Russia che fa orecchie da mercante. Testando la pazienza, soprattutto, di Donald Trump. La notizia dell’apertura del tavolo arriva da Sky News, mentre i media turchi confermano che il trilaterale tra le delegazioni di Washington, Kiev e Ankara si è concluso dopo circa un’ora. A seguire, il un nuovo round di colloqui bilaterali tra Mosca e Kiev, con la partecipazione – ancora incerta – di funzionari turchi e americani. Pochi minuti prima dell’avvio delle trattative dirette, Vladimir Medinsky, capo negoziatore russo, ha avuto un faccia a faccia con la delegazione americana.
Gli Stati Uniti sono rappresentati a Istanbul dal segretario di Stato Marco Rubio, dal rappresentante speciale per l’Ucraina Keith Kellogg e dall’ambasciatore Tom Barrack, che in mattinata hanno già incontrato i delegati ucraini. Ma una fonte diplomatica di Kiev – citata da Sky News – lancia un monito: la Russia starebbe cercando di ridurre la portata internazionale dei colloqui. “La Russia chiede colloqui solo con l’Ucraina a Istanbul, senza la presenza della Turchia e degli Stati Uniti”, afferma la fonte, definendo questa posizione come un tentativo di “indebolire gli sforzi di pace”. “Questo ci fa dubitare se Putin li abbia inviati per risolvere i problemi o solo per rallentare il processo. C’è solo un motivo per cui i russi dovrebbero aver paura di avere gli Stati Uniti nella stanza: sono venuti per rallentare il processo, non per risolvere i problemi, e vogliono nasconderlo agli Stati Uniti”. Dall’altra parte, Kiev ribadisce la propria disponibilità a una soluzione diplomatica: “L’Ucraina è pronta per la pace e per un cessate il fuoco permanente e incondizionato. Siamo anche pronti per incontri e negoziati al massimo livello. La delegazione ucraina è oggi a Istanbul per garantire un cessate il fuoco incondizionato. Questa è la nostra priorità”, ha affermato un membro della delegazione.
“Un’altra questione importante è l’incontro diretto tra il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy e il presidente russo Vladimir Putin, che per qualche motivo non ha potuto venire in Turchia”, ha dichiarato Andriy Yermak. La replica del Cremlino non si è fatta attendere. Da Mosca arriva l’ipotesi – al momento remota – di un incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin. Il portavoce del capo del Cremlino Dmitry Peskov, citato dall’agenzia Ria Novosti, parla di una possibilità “necessaria”, ma vincolata a una “adeguata preparazione”. Una dichiarazione che, al netto della forma, sembra spostare il baricentro delle decisioni future sul versante occidentale.
Aggiornato il 16 maggio 2025 alle ore 14:41