
Gli Stati Uniti seguono con crescente attenzione la crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza. A confermarlo è stato il segretario di Stato Marco Rubio, intervenuto alla Bbc con un duplice messaggio: da un lato l’appello diretto ad Hamas per la liberazione degli ostaggi, dall’altro il riconoscimento delle gravi sofferenze inflitte alla popolazione civile. “Detto questo non siamo immuni o insensibili alle sofferenze della popolazione di Gaza e sono che ci sono opportunità per fornire aiuto”, ha dichiarato Rubio, ribadendo l’urgenza di una risposta anche umanitaria. Sulla stessa linea il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che nel corso della sua visita nel Golfo ha annunciato un coinvolgimento diretto di Washington. “Stiamo tenendo d’occhio Gaza. E ci occuperemo di questo. Molte persone stanno morendo di fame”, ha detto il presidente ai giornalisti, accodandosi all’allarme lanciato da Rubio nel territorio palestinese. In ambito europeo, l’Italia ha confermato il proprio impegno diplomatico per la stabilizzazione della regione. A margine di un evento alla Farnesina, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato la costanza dell’azione italiana. “Fa tutto quello che è possibile, sostenendo i colloqui in corso, ma dipende da Israele e Hamas”, ha affermato. E ha aggiunto: “L’altro giorno sono arrivati dei bambini palestinesi con le loro famiglie e vengono curati nei nostri ospedali, altri ne arriveranno nei prossimi giorni. Al contempo, sosteniamo l’azione dei Paesi arabi, parliamo continuamente con questi Paesi che, potendo avere dei rapporti con Hamas, possono condurre una mediazione”.
Parallelamente, cresce la pressione sullo Stato ebraico da parte dei familiari degli ostaggi detenuti a Gaza. L’Hostage Families Forum, la principale associazione che rappresenta le famiglie dei sequestrati, ha rivolto un appello diretto al primo ministro Benjamin Netanyahu affinché colga quella che definisce “un’opportunità storica”. In una nota diffusa alla stampa, l’organizzazione ha dichiarato: “Le famiglie degli ostaggi si sono svegliate questa mattina con il cuore pesante e grande preoccupazione alla luce delle notizie di intensificati attacchi a Gaza e dell’imminente conclusione della visita del presidente Usa Donald Trump nella regione”. E ha aggiunto: “Stiamo vivendo tempi drammatici che determineranno il futuro dei nostri cari”, invitando il premier israeliano “a unire le forze con il presidente Trump” per sbloccare la trattativa e ottenere il rilascio dei prigionieri.
Intanto, nella notte, nuovi raid aerei israeliani hanno colpito la Striscia. Secondo quanto riferito dalla protezione civile locale, gestita da Hamas, almeno 50 persone sarebbero state uccise tra la mezzanotte e le prime ore del mattino. “Il numero di martiri uccisi nei bombardamenti israeliani contro abitazioni civili nella Striscia di Gaza settentrionale tra mezzanotte e questa mattina presto è salito a 50. Le nostre squadre stanno ancora lavorando in quelle zone”, ha spiegato all’agenzia Afp Mohammed al-Mughayyir, funzionario dell’autorità di emergenza. Il bilancio delle vittime, riferito alla sola giornata precedente, sarebbe salito a oltre 100. La popolazione, due milioni di abitanti, versa in condizioni sempre più precarie, tra penuria di cibo e collasso dei servizi essenziali. Sul tema è intervenuto anche Federico Borrello, direttore ad interim di Human Rights Watch, che ha lanciato un duro monito: “Il blocco israeliano ha trasceso le tattiche militari”.
Nel corso della sua missione mediorientale, il presidente Trump ha ribadito l’intenzione di Washington di contribuire attivamente a una svolta nella regione: “Stiamo lavorando duramente a Gaza”, ha detto, definendo l’area “un territorio di morte e distruzione”, ma promettendo un futuro diverso: Gaza, secondo il capo della Casa Bianca, diventerà una “zona di libertà”.
Aggiornato il 16 maggio 2025 alle ore 16:19