Il presidente in Medio Oriente

Donald Trump è arrivato a Riad, dal suo “amicoMbs, em-bi-ess, ovvero Mohamed Bin Salman. Come ha ammesso il presidente stesso davanti ai giornalisti. Un tour de force fitto di appuntamenti, che porterà il tycoon anche in Qatar e negli Emirati Arabi Uniti, tra dossier geopolitici sensibili e interessi economici. Al centro del faccia a faccia con il leader saudita, il conflitto nella Striscia di Gaza e il programma nucleare iraniano, due fronti su cui il presidente statunitense intende riaffermare una linea di fermezza. La dimensione economica della visita ha preso forma al Saudi-US Investment Forum, evento che ha riunito a Riad alcune delle figure più influenti della tecnologia e della finanza globale. Al fianco di Trump, Elon Musk, in una platea che ha visto la partecipazione del fondatore di Meta Mark Zuckerberg, del Ceo di OpenAi Sam Altman e del numero uno di BlackRock, Larry Fink. Un’occasione per rinsaldare legami con le monarchie del Golfo e promuovere nuovi investimenti, in un contesto in cui la cooperazione tra innovazione tecnologica e capitali sovrani diventa sempre più strategica.

Secondo il programma ufficiale, la giornata si concluderà con una cena di Stato con i membri del Consiglio di cooperazione del Golfo, che riunisce Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Ma non è escluso che durante la permanenza a Riad Trump possa avere colloqui anche con altri leader della regione, tra cui Abu Mazen, presidente dell’Autorità nazionale palestinese, il libanese Joseph Aoun e il siriano Ahmed al-Sharaa. A seguire, il tycoon volerà a Doha e quindi ad Abu Dhabi. In Qatar, è stato annullato l’incontro previsto con Edan Alexander, l’ostaggio israelo-americano liberato poche ore fa da Hamas. Il giovane militare, rapito il 7 ottobre, è attualmente sotto osservazione medica in una struttura ospedaliera, e non gli è stato permesso di partecipare a eventi pubblici nei prossimi giorni. Poi, restano forti le incertezze sulla possibile ultima tappa del viaggio: Istanbul. Sul tavolo, un’ipotesi di incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, con la mediazione del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Un faccia a faccia che, se confermato, potrebbe segnare un passaggio cruciale nel quadro della guerra in Ucraina.

Nel corso della missione, Trump intende ribadire una postura dura nei confronti di Teheran. “Rilancerà il dialogo duro contro l’Iran in merito al nucleare nella speranza di non dover arrivare alla guerra, perché comunque l’amministrazione Trump non ha in testa la guerra con lIran; il che non vuol dire che non sarebbe disposta a farla, sono argomenti diversi e non in contraddizione, ma vorrebbe non farla”. A dichiararlo è Dario Fabbri, direttore editoriale di Domino e analista geopolitico, intervenuto oggi in videocollegamento all’assemblea di Assosistema Confindustria, in provincia di Prato. Secondo Fabbri, il viaggio dell’ex presidente si muove lungo coordinate già sperimentate: “Un Trump che benedirà al solito le monarchie del Golfo, lancerà strali contro l’Iran, comunicherà grande vicinanza a Israele, rivendicherà la vittoria contro gli Houthi nello stretto di Bab-al Mandab e così via”, ha aggiunto lo studioso romano.

Aggiornato il 13 maggio 2025 alle ore 15:35