Tensioni India-Pakistan: l’appello internazionale alla “moderazione”

Il mondo non può permettersi “uno scontro militare” tra India e Pakistan. È arrivata la risposta militare indiana al sanguinoso attacco terroristico nel Kashmir, che secondo Nuova Delhi è stato organizzato grazie all’appoggio di Islamabad. L’India ha bombardato almeno nove siti in Pakistan, usando missili che avrebbero provocato almeno 38 morti e diversi feriti. Secondo fonti ufficiali indiane, si è trattato di un’azione chirurgica” diretta contro campi di addestramento di “terroristi”. L’operazione ha immediatamente innescato la replica pachistana. Il primo ministro Shehbaz Sharif ha definito i bombardamenti “un atto di guerra” e ha annunciato una risposta proporzionata, negando ogni tipo di coinvolgimento del suo Esecutivo con i terroristi islamici. L’artiglieria pakistana ha aperto il fuoco sulla linea di confine, mentre l’esercito afferma di aver abbattuto due jet indiani entrati nello spazio aereo nazionale.

Intanto, l’Unione europea si dice preoccupata e invita alla moderazione: “L’Ue condanna il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni. I responsabili devono essere assicurati alla giustizia. L’Alta rappresentante lo ha sottolineato nei suoi recenti colloqui con le controparti indiana e pakistana. Esortiamo entrambe le parti a dar prova di moderazione e ad adottare misure immediate per favorire la de-escalation. L’Unione ricorda la necessità di una soluzione pacifica, negoziata, reciprocamente concordata e duratura al conflitto”, ha dichiarato un portavoce della Commissione europea, Anouar El Anouni. Un appello simile è arrivato anche da Teheran. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha espresso “profonda preoccupazione per le crescenti tensioni militari tra India e Pakistan”, chiedendo a entrambe le parti di “esercitare moderazione” per scongiurare un’ulteriore escalation. Lo ha riferito l’agenzia Mehr.

Al centro della nuova crisi vi è, ancora una volta, la regione contesa del Kashmir. Dalla spartizione dell’India britannica nel 1947, Nuova Delhi e Islamabad ne rivendicano l’intero territorio, ma ciascuno ne controlla solo una porzione, divisa dalla linea di controllo, uno dei confini più militarizzati al mondo. Una terza area, montuosa e situata a est, è sotto controllo cinese. La disputa ha già provocato tre conflitti armati tra le due potenze, che nel frattempo sono diventate nucleari: nel 1947-48, nel 1965 e nel 1999. L’origine del conflitto risale alla decisione del maharaja locale di aderire all’India al momento della divisione, nonostante la popolazione fosse a maggioranza musulmana. La scelta ha innescato decenni di rivendicazioni e violenze. Mentre l’India accusa il Pakistan di sostenere i gruppi insurrezionali attivi nella regione, Islamabad respinge sistematicamente ogni coinvolgimento diretto. Le tensioni si sono ulteriormente aggravate nel 2019, quando il governo di Narendra Modi ha revocato lo status speciale del Jammu e Kashmir, garantito dalla Costituzione indiana dal 1949. La mossa, celebrata dalle forze di matrice hindù, ha alimentato il malcontento tra la popolazione locale e ha segnato l’inizio di una nuova stagione di repressione e controllo militare. Negli ultimi anni, seppur in un clima di limitate libertà civili, la violenza sembrava in parziale calo e i flussi turistici erano ripresi.

In mattinata, il governo pakistano ha chiarito di “riservarsi il diritto di rispondere per legittima difesa, nel momento, nel luogo e nel modo che riterrà opportuno”. Le forze armate hanno ricevuto l’autorizzazione a condurre “azioni corrispondenti” per rispondere a quella che Islamabad definisce una grave violazione della propria sovranità. Il Comitato di sicurezza nazionale, riunitosi sotto la guida di Shehbaz Sharif, ha denunciato l’attacco come ingiustificato e pretestuoso. Secondo quanto riportato nel comunicato ufficiale, l’offensiva indiana sarebbe stata condotta “con il falso pretesto della presenza di campi terroristici immaginari” e avrebbe deliberatamente colpito infrastrutture civili, incluse alcune moschee.

“Questi attacchi immotivati e ingiustificati hanno causato la morte di uomini, donne e bambini innocenti”, si legge nella nota, che rivendica l’abbattimento di cinque velivoli da combattimento e da ricognizione dell’aviazione indiana. Il timore di un’escalation aperta tra due potenze nucleari torna dunque a preoccupare i governi mondiali.

Aggiornato il 07 maggio 2025 alle ore 16:36