
Nessuno si aspettava un tale successo. Una Romania scissa e scossa da forze centrifughe si prepara al secondo turno delle Elezioni presidenziali tra George Simion, leader conservatore dell’Alleanza per l’unione dei romeni (Aur), e Nicușor Dan, sindaco centrista di Bucarest. Il vincitore – con ampio scarto – del primo turno, affronterà il prossimo 18 maggio il primo cittadino della capitale rumena. La posta in gioco non è solo la guida dello Stato, ma l’orientamento strategico del Paese nell’Europa dell’era dei dazi, della guerra in Ucraina e del riarmo. Il successo di Simion “è il segno che i romeni vogliono cambiare il governo. Avremo la stessa linea in politica estera dell’Italia. Adotteremo la stessa strategia di Giorgia Meloni”, ha dichiarato il leader di Aur in un’intervista al Corriere della Sera, delineando i tratti principali di quella che vorrebbe come nuova politica estera di Bucarest: conservatrice, atlantista, e condizionata dal rispetto per le minoranze romene nel mondo.
E poi, sui dossier internazionali, il candidato di destra al ballottaggio spegne i fuochi di filo-putinismo accesi dai media internazionali. “Saremo nella stessa posizione se gli ucraini rispetteranno i diritti delle minoranze, perché abbiamo mezzo milione di romeni lì e loro non rispettano i loro diritti in materia di chiesa e scuola: cercheremo di imporlo alla parte ucraina. Ma siamo sulla stessa lunghezza d’onda nel condannare la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina. Sosteniamo una Nato forte e sosteniamo un’alleanza forte con l’amministrazione di Donald Trump”, ha affermato Simion. Sul piano europeo, la linea è netta: “Voterò contro il riarmo dell’Unione europea perché per scopi militari abbiamo la Nato e non serve creare una nuova forma di alleanza militare”. E ancora: “La Russia è un pericolo. Ma il pericolo più grande è avere due blocchi geopolitici separati, avere l’Unione europea e gli Stati Uniti come avversari”. Una presa di posizione atlantista forte, che allontana i sospetti di vicinanza a Mosca.
A riassumere il profilo del candidato ci ha pensato Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia e co-presidente dei Conservatori al Parlamento europeo: “Siamo molto ottimisti sul secondo turno in Romania: Simion non è un estremista ma un conservatore, non è per l’uscita della Romania dall’Ue, non è contro la Nato, non è contro l’Ucraina ma in un comunicato ha condannato l’invasione russa”. E aggiunge: “Giorgia Meloni non ha espresso le congratulazioni a Simion perché non vuole interferire nel processo elettorale che verrà completato con il secondo turno. Ma fanno parte della stessa famiglia politica dei Conservatori europei”.
Il ballottaggio sarà una bella gatta da pelare per chi dovrà opporsi al candidato di Aur. Simion ha raccolto il 40,9 per cento delle preferenze, doppiando Nicușor Dan, fermo al 20,9 per cento, con il centrista che ha superato di misura Crin Antonescu, candidato della coalizione di governo, bloccatosi al 20,3 per cento. Un risultato che ha portato il premier Marcel Ciolacu a rassegnare le dimissioni, dichiarando superata la legittimità dell’attuale alleanza tra socialdemocratici (Psd), il Partito nazionale liberale (Pnl) e la minoranza ungherese dell’ Unione democratica magiara di Romania (Udmr). In parallelo, emergono tentativi di costruire un fronte trasversale anti-Simion. L’obiettivo per Dan sarà coagulare il consenso attorno a un progetto moderato e filoeuropeo, cercando il sostegno formale o tacito di Antonescu. Fondamentale sarà la redistribuzione dei voti di Victor Ponta, ex premier socialdemocratico che adesso ha adottato posizioni più sovraniste, ottenendo poco più del 13 per cento. La sua campagna ha raccolto voti trasversali, rendendo i suoi elettori potenzialmente decisivi. Simion punta a un travaso spontaneo da quell’area, rafforzando la narrativa identitaria, mentre Dan si propone come unico argine democratico a un presidente giudicato divisivo. Ma non è affatto scontato (anzi) che i liberali e l’Udmr diano il proprio voto a occhi chiusi a un centrista civico come Dan.
È partita così una corsa contro il tempo. Simion investirà sul sentimento anti-élite e sul malcontento verso l’establishment rumeno, Dan si affiderà ai circuiti istituzionali, ma sembrerebbe che il conservatore potrà contare di più sul voto all’estero. In questo senso, l’Italia si conferma cruciale: con quasi 175mila elettori romeni, rappresenta il primo bacino della diaspora.
Aggiornato il 06 maggio 2025 alle ore 15:44