L’Unione europea finanzia l’indottrinamento islamista nelle scuole pakistane

Secondo un rapporto del 2024 intitolato Pakistan, Education System, Curriculum and Eu Funding, redatto da Sallux/Ecpm (European Christian Political Movement), tra il 2016 e il 2024, l’Unione europea ha speso più di 150 milioni di euro per l’istruzione in Pakistan.

Questo report contiene oltre 40 pagine di brani scelti e immagini tratti da libri di testo scolastici che dimostrano come le opinioni espresse nei programmi di studio ufficiali del Pakistan non sono compatibili con i valori dell’Ue espressi nella sua Carta dei Diritti Fondamentali.

Questo  uso improprio del denaro dei contribuenti dell’Unione europea è emerso durante un incontro presso la sede delle Nazioni Unite a Ginevra, nel corso della recente 58a sessione del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu.

Il  Sistema di Preferenze Generalizzate Plus (Spg+) dell’Unione europea incoraggia i Paesi in via di sviluppo (come il Pakistan) a perseguire uno sviluppo sostenibile e una buona governance. I Paesi ammissibili devono attuare 27 convenzioni internazionali in materia di “diritti umani, diritti dei lavoratori, ambiente e buona governance”.

Attualmente, l’Ue è il secondo partner commerciale più importante del Pakistan e due anni fa rappresentava il 15,3 per cento del commercio totale del Paese. Il Pakistan è uno dei  principali beneficiari delle opportunità commerciali offerte dal   Sistema di Preferenze Generalizzate (Spg) dell’Unione europea. Dal 1° gennaio 2014, il Pakistan beneficia di generose preferenze tariffarie (per lo più dazi nulli su due terzi di tutte le categorie di prodotti) nell’ambito del cosiddetto sistema Spg+

L’evento, tenutosi presso la sede delle Nazioni Unite, intitolato “Diritti Umani in Pakistan: Istruzione sotto assedio – Ideologia, Intolleranza ed Erosione dei Diritti umani in Pakistan”,  ha messo in luce il sistema educativo islamico estremista del Paese e le sue crescenti violazioni dei diritti umani. È stato organizzato da Cap Freedom of Conscience, una Ong francese con status consultivo speciale presso le Nazioni Unite, Human Rights Without Frontiers (Hrwf) e Global Human Rights Defense (Ghrd).

L’ex commissario europeo Ján Figeľ, nonché primo rappresentante speciale dell’Ue per la promozione della libertà di religione o credo al di fuori dell’Unione europea, ha affermato nel suo discorso programmatico che “le strutture costituzionali e penali del Pakistan, in particolare le leggi sulla blasfemia, sono particolarmente dure e alimentano una discriminazione diffusa”.

Figeľ  ha citato un caso in cui i religiosi islamici pakistani  hanno costretto un docente universitario, Sher Ali, a rinunciare pubblicamente all’insegnamento di una serie di credenze e idee in contraddizione con la legge islamica. Una di queste idee era la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin. Nel 2022, l’esplosione di una bomba magnetica collocata sotto la sua auto costrinse Ali a rimanere su una sedia a rotelle per mesi.

“Il Pakistan è il maggiore beneficiario dell’Spg+, ma la situazione dei diritti umani non è migliorata di molto”, ha affermato Figel’. “L’Ue deve rivalutare il prezzo di questo silenzio”.

Il suo appello è stato appoggiato da Willy Fautré, direttore di Human Rights Without Frontiers. “Questa non è istruzione, è coercizione ideologica”, ha dichiarato Fautré. “È in gioco la credibilità dell’Ue. Se l’Europa vuole continuare ad essere un attore importante in materia di diritti umani deve garantire che i fondi pubblici non consentano l’erosione del pluralismo e della libertà accademica”.

Fautré ha rilevato: “Accettando di fatto questa situazione e non sanzionando la mancata attuazione dell’Spg+ da parte del Pakistan, l’Ue ha fatto un uso improprio del denaro dei contribuenti europei e ha perso la sua credibilità come potenza commerciale guidata da valori umani”.

Fautré ha elencato alcune delle “costanti e gravi violazioni dei diritti umani che sono rimaste immutate per 10 anni”, tra cui l’invenzione di casi di blasfemia contro cristiani, ahmadi e altre minoranze religiose; atti di violenza e violenze di massa contro membri di comunità religiose minoritarie; e il radicamento di scuole coraniche (madrase), fari di indottrinamento ed estremismo, che sfuggono al controllo dello Stato.

Uno degli argomenti principali affrontati dai relatori è stato il “Programma di studi nazionale unico (Snc)”, introdotto nel 2020 nelle scuole pubbliche pakistane.

“Il programma ha suscitato forti critiche da parte di esperti in materia di istruzione e difensori dei diritti umani per la sua mancanza di inclusività, l’eccessiva enfasi sui contenuti religiosi islamici a scapito delle minoranze religiose, l’ideologia subliminale della supremazia islamica e la scarsa pedagogia”, ha osservato Fautré.

Anche l’organizzazione per i diritti umani Open Doors, nel suo rapporto del 2024, ha fatto riferimento alla “cultura sempre più islamizzante” e al sistema educativo del Pakistan.

L’introduzione di un “Programma di studi nazionale unico” nelle scuole denigra le minoranze religiose e impone l’insegnamento del Corano e di materie come matematica e scienze in modo islamizzato. Così, la religione permea l’educazione scolastica, dividendo bambini e famiglie. I gruppi islamici radicali stanno proliferando (...) e vengono usati come alleati da vari gruppi politici. 

Inna Chefranova, direttrice Esecutiva della  Piattaforma europea di Facilitazione,  ha parlato della difficile situazione delle ragazze appartenenti a minoranze religiose, vittime di rapimenti, conversioni forzate e “matrimoni” forzati. Ha citato il caso di una 13enne cattolica, Arzoo Raja, rapita, convertita all’Islam e costretta a sposare un uomo più anziano nel 2020, illustrando le conseguenze del sistema giudiziario e scolastico pakistano.

“L’Ue non può continuare a garantire i privilegi dell’Spg+ finché persiste un abuso sistemico. Il monitoraggio senza l’applicazione delle misure di controllo non aiuta le vittime”, ha affermato Chefranova. “L’istruzione dovrebbe essere uno strumento di inclusione, non di indottrinamento. Finché le riforme non saranno attuate, il sostegno dovrebbe essere subordinato a progressi misurabili”.

Nel corso dell’evento è stato condiviso anche un messaggio registrato dell’eurodeputato Bert-Jan Ruissen, copresidente dell’intergruppo dell’Ue sulla libertà di religione o di credo. 

“Finanziamo l’istruzione in Pakistan, ma non ci assumiamo la responsabilità di ciò che quell’istruzione insegna. Questo è inaccettabile”, ha osservato Ruissen. 

Un’indagine del 2024 condotta da Ruissen sulla Commissione europea  ha confermato che il denaro dei contribuenti dell’Ue era stato stanziato in favore di “seminari religiosi” in Pakistan. Facendo riferimento all’indagine, Ruissen ha chiesto un intervento parlamentare. Ha rilevato che “l’Unione europea deve integrare queste preoccupazioni nella prossima revisione dell’Spg+. Non possiamo sovvenzionare l’odio e l’esclusione”. 

Di conseguenza, l’Ue favorisce un programma discriminatorio ed estremista che porta a un’ulteriore islamizzazione della popolazione pakistana. L’Unione europea sostiene inoltre l’oppressione di tutti coloro che nel Paese non sono islamisti e una cultura violenta che viene trasportata in Europa attraverso l’immigrazione di massa. Purtroppo, sembra che l’Ue sia diventata, in una certa misura, un catalizzatore dell’islamizzazione, sia nel Vecchio Continente che altrove.

(*) Tratto da The European Conservative

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 28 aprile 2025 alle ore 13:26