Meloni: “Continueremo a lavorare per fermare questa barbarie”

Ci sono anche i ramoscelli di salice fra le macerie, le chiazze di sangue e l’acciaio divelto che ricoprono via Petropavlivska. L’onda d’urto delle esplosioni ha strappato le piccole frasche dalle mani di chi le teneva nella giornata che apre la Settimana Santa. “Molte delle vittime andavano in chiesa”, spiega il capo dell’amministrazione militare, Volodymyr Artyukh. Anche quei ramoscelli raccontano la strage della Domenica delle palme che la Russia ha compiuto a Sumy, dove adesso si contano e piangono i morti: 34 in totale, fra cui due bambini. E altri 119 i feriti. Tutti diventati bersaglio di due missili lanciati da Mosca nella mattina della solennità delle Palme. Quest’anno, tanto i cristiani d’Occidente quanto quelli d’Oriente celebreranno la Pasqua insieme il 20 aprile. Eppure questo non ha impedito ai russi di compiere l’ennesima strage deliberata di civili. Anzi, come spesso capita in questi casi, all’orrore provato nel vedere certe immagini di inaudita violenza, segue quello per la costante opera di disinformazione messa in atto da Mosca all’indomani degli attacchi. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sull’attacco russo a Sumy ha affermato che “il nostro esercito colpisce solo obiettivi militari e legati all’ambito militare”.

Impossibile non rimanere sgomenti sentendo certe parole. Friedrich Merz, il cancelliere federale tedesco designato, ha affermato che la Russia con l’attacco missilistico a Sumy in Ucraina “ha commesso un grave crimine di guerra”. “Si tratta di un atto perfido (...) e di un crimine di guerra grave, deliberato e intenzionale”, ha denunciato sul canale Ard il leader del partito conservatore tedesco che assumerà la guida del nuovo governo all’inizio di maggio. “Questa è la risposta, questo è ciò che Vladimir Putin fa a coloro che discutono con lui di un cessate il fuoco”, ha aggiunto. Giorgia Meloni ha reagito senza esitazioni. “A Sumy – ha detto la premier italiana – si è consumato un altro orribile e vile attacco russo, che ha causato ancora una volta vittime civili innocenti, tra cui purtroppo anche bambini. Condanno con fermezza queste violenze inaccettabili”, aggiungendo: “Continueremo a lavorare per fermare questa barbarie”. I recenti sforzi per creare una “coalizione di volenterosi” per contribuire a far rispettare un potenziale accordo di pace in Ucraina sono molto apprezzati, anche se non è ancora chiaro cosa i Paesi partecipanti siano effettivamente “disposti” a fare. La buona notizia è che i colloqui sulla questione sembrano progredire costantemente, passando dal livello puramente teorico a questioni militari più pratiche.

In particolare, è incoraggiante vedere il riconoscimento, tra i partner europei dell’Ucraina, della necessità di una deterrenza autentica piuttosto che di una missione di pace delle Nazioni Unite inefficace. I tentativi di raggiungere un qualche tipo di consenso con il Cremlino sulla futura sicurezza dell’Ucraina sono vani e fondamentalmente sottovalutano gli obiettivi espansionistici alla base dell’invasione russa. Dopo oltre tre anni di guerra su vasta scala, dovrebbe essere dolorosamente ovvio a qualsiasi osservatore obiettivo che Putin non sta perseguendo legittime preoccupazioni di sicurezza, ma è invece ossessionato dall’idea di cancellare l’Ucraina come Stato e come nazione. Dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala nel febbraio 2022, Putin ha dimostrato ripetutamente di non avere alcuna intenzione di cercare una soluzione sostenibile che possa portare a una coesistenza pacifica tra la Federazione russa e un’Ucraina indipendente. Al contrario, rimane determinato a cancellare lo Stato ucraino dalla mappa. Ciò è evidente in modo particolarmente evidente nella sistematica eradicazione dell’identità nazionale ucraina in tutte le aree del Paese attualmente sotto il controllo del Cremlino. L’attuale posizione negoziale di Putin è altrettanto rivelatrice.

Il dittatore del Cremlino continua a insistere su un’Ucraina smilitarizzata e neutrale, con Kyiv impossibilitata a ricevere ulteriori aiuti occidentali e costretta a cedere ampi tratti di territorio ucraino aggiuntivo che l’esercito russo non è stato finora in grado di occupare. Se attuate, queste cosiddette condizioni di pace equivarrebbero a una capitolazione completa che lascerebbe l’Ucraina divisa, isolata e praticamente indifesa contro ulteriori aggressioni russe. Sarebbe quindi solo questione di tempo prima che Putin completasse la sua conquista. Considerando quanto sappiamo ora sugli obiettivi bellici della Russia in Ucraina, non ha molto senso lasciare che Putin stabilisca l’agenda dei negoziati di pace o domini il dibattito sulle future garanzie di sicurezza. Le sue ambizioni imperialiste non lasciano chiaramente spazio a compromessi significativi che possano garantire la sopravvivenza nazionale dell’Ucraina o costituire la base per una pace duratura nella regione. Gli ucraini dovrebbero invece concentrarsi sul convincere i partner europei del Paese che non hanno bisogno del consenso della Russia prima di agire per difendere la sovranità ucraina e salvaguardare la propria sicurezza.

Uno degli argomenti più convincenti a questo proposito è stato fornito dallo stesso Putin. Dopotutto, il leader russo non ha chiesto il parere dei leader occidentali quando ha invitato i soldati nordcoreani a unirsi alla sua guerra contro l’Ucraina, o quando ha schierato armi nucleari russe nella vicina Bielorussia. È illusorio pensare che offrire concessioni a Putin lo convincerà ad abbandonare il suo programma espansionistico. In realtà, finché i partner occidentali dell’Ucraina continueranno a chiedere il permesso di Putin prima di adottare misure per proteggersi, non saranno mai al sicuro. Se i leader del mondo democratico intendono seriamente raggiungere una pace duratura in Europa, devono agire con decisione per fornire all’Ucraina garanzie di sicurezza credibili, senza preoccuparsi che Putin acconsenta o meno.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza

Aggiornato il 15 aprile 2025 alle ore 11:06