
Ognuno ha la Cina che si merita. Quella del Regno Unito ha obbligato addirittura i parlamentari a fare gli straordinari e a presentarsi a Westminster di sabato (è successo solo 35 volte dal 1948). Il primo ministro Keir Starmer ha chiamato tutti all’appello per salvare dal fallimento lo stabilimento di Scunthorpe dell’acciaieria British Steel, di proprietà del Jingye Group dal 2020. In questi 5 anni, però, i cinesi, però, non hanno fatto i compiti a casa, e di recente hanno fatto sapere che i suoi altiforni “non erano più finanziariamente sostenibili”. Uno shock autentico per il riarmo britannico ed europeo. Che ha bisogno di acciaio per foraggiare l’impegno bellico contro la Russia. Il Parlamento inglese ha approvato sabato sera una legge di emergenza per nazionalizzare lo stabilimento in perdita, che si aggira attorno alle 700mila sterline al giorno. In tempi di economia bellica, la chiusura di uno stabilimento strategico non poteva essere ammessa da un governo che sta facendo il diavolo a quattro per favorire il riarmo dell’Europa e il suo impegno diretto nel conflitto russo-ucraino.
Downing Street non poteva rimanere inerte di fronte alla chiusura di un’acciaieria che in questo momento è fondamentale per la strategia “difensiva” di Londra e dei suoi alleati. Il voto di Westminster evita una grossa grana al governo. Questo disegno di legge consente al ministro per le Imprese, Jonathan Reynolds, di dirigere il consiglio di amministrazione e il personale di British Steel. Il governo potrà ordinare materie prime per mantenere in funzione i due altiforni, salvandolo così dalla chiusura definitiva. I rapporti tra l’esecutivo e Jingye Group si erano fatti sempre più tesi negli ultimi tempi. Secondo Reynolds “il governo non aveva altra scelta che agire”, dopo che i cinesi hanno denunciato perdite finanziarie di circa 700mila sterline al giorno. Il mese scorso l’azienda ha annunciato l’intenzione di tagliare molti posti di lavoro nello stabilimento, che impiega 2.700 persone, attribuendo la causa a condizioni di mercato “molto difficili”, alle tariffe e ai costi associati alle tecniche di produzione a basse emissioni di carbonio. Il governo ha provato a rimediare, offrendo 500 milioni di sterline di sostegno per finanziare parzialmente la conversione dagli altiforni a forni ad arco elettrico, più efficienti dal punto di vista energetico. L’offerta è stata respinta dai cinesi. A quel punto si è deciso di rompere gli indugi e decidere per la nazionalizzazione.
Decisione molto apprezzata dal sindacato. “I ministri non potevano permettere che un’industria di base fallisse, con la perdita di oltre 3.000 posti di lavoro e competenze chiave”, commenta Sharon Graham, segretaria generale di UNITE. Secondo Graham “è assolutamente giusto avviare il processo di nazionalizzazione”. Le discussioni “sono state positive e, sebbene sia necessario elaborare un piano a lungo termine, questo offre ai lavoratori la tregua che abbiamo chiesto. È essenziale che Scunthorpe riceva le infrastrutture e i macchinari necessari per prosperare come un moderno produttore di acciaio a lungo termine”. Il sindacato sollecita inoltre il governo a considerare l’inserimento dell’acciaio tra le infrastrutture nazionali critiche e a garantire che l’acciaio britannico venga utilizzato in tutti i progetti infrastrutturali. Questa iniziativa, dice la segretaria generale, “è necessaria per sostenere l’industria siderurgica britannica nel suo complesso, ed è inoltre fondamentale che il governo affronti la questione dei costi energetici industriali”.
La nazionalizzazione, afferma Julia Pyke, amministratrice delegata di Sizewell C, “è un'importante opportunità per sostenere i produttori di acciaio del Regno Unito: è molto positivo che British Steel sia riconosciuta come una risorsa nazionale strategica”. Ed è un’occasione per la sua azienda, che propone di costruire una nuova centrale nucleare sulla costa dell’East Suffolk, e sarà dunque “uno dei maggiori acquirenti di acciaio britannico nei prossimi anni”. La stima, infatti, è di utilizzare più di 350mila tonnellate di acciaio durante la costruzione. Complessivamente, si prevede un approvvigionamento di acciaio di oltre 650 milioni di sterline nel prossimo decennio, rileva alla Bbc John Foster, responsabile delle politiche e delle campagne della Confederation for Business Industry. La decisione del governo di assumere il controllo di British Steel, spiega, è “un risultato necessario per preservare la capacità produttiva primaria di acciaio del Regno Unito”. Dato l’obiettivo di crescita economica del governo, aggiunge, “è fondamentale che il Regno Unito non perda capacità produttive vitali”, poiché “in un periodo di instabilità globale, è sempre più importante che il Regno Unito abbia la capacità di fornire l’acciaio di cui abbiamo bisogno”, considerando anche il “contesto volatile creato dai dazi”.
Aggiornato il 15 aprile 2025 alle ore 09:23