
Tre mesi di pausa nella guerra commerciale. Tranne che per la Cina, che vede i suoi dazi arrivare fino al 125 per cento. Donald Trump ci ha ripensato, e dopo giorni di rosso e debolezza sui mercati mondiali il tycoon ha annunciato una pausa di 90 giorni per i dazi ai Paesi che non hanno reagito al suo piano tariffario. Ma non per tutti: se gran parte dei Paesi otterrà una pausa dalle nuove tariffe, la Cina viene invece colpita ancora più duramente. Il messaggio è chiaro e diretto: chi ha alzato la voce contro i dazi americani, come Pechino, resterà fuori da questa sospensione. “Data la mancanza di rispetto”, ha dichiarato Trump, “che la Cina ha mostrato nei confronti dei mercati”, Washington porta le tariffe sulle merci cinesi al 125 per cento, un balzo netto rispetto al 104 per cento attuale, “con effetto immediato”. Per tutti gli altri – ben oltre 75 Paesi, secondo la Casa Bianca – il tycoon ha annunciato “una pausa di 90 giorni e una tariffa reciproca sostanzialmente ridotta durante questo periodo, pari al 10 per cento, anch’essa con effetto immediato”.
Nel comunicare la decisione, Trump è tornato a puntare il dito contro Pechino. “A un certo punto, si spera nel prossimo futuro, la Cina si renderà conto che i giorni in cui fregava gli Stati Uniti e altri Paesi non sono più sostenibili o accettabili”, ha detto il capo di Stato americano. La dichiarazione, è stata poi ribadita anche sul suo social Truth: “Considerata la mancanza di rispetto che la Cina ha mostrato nei confronti dei mercati mondiali, con la presente aumento la tariffa imposta alla Cina dagli Stati Uniti d’America al 125 per cento, con effetto immediato”. Wall Street ha subito colto il segnale, rimbalzando con entusiasmo. Il Dow Jones ha guadagnato oltre sei punti percentuali (+6,26 per cento), il Nasdaq ha registrato un’impennata del 9,04 per cento, mentre lo S&P 500 ha messo a segno un +7,46 per cento. Una vera boccata d’ossigeno dopo giorni di scivoloni. E anche il petrolio ha invertito la rotta: il Brent, crollato di oltre il 5 per cento in apertura, è risalito a 63,43 dollari al barile (+0,97 per cento), mentre il WTI è tornato sopra quota 60,28 dollari (+1,17 per cento).
Sembrerebbe che il commander-in-chief non avesse preso troppo in considerazione il mercato del debito, che sta molto a cuore al sistema bancario e assicurativo statunitense. Trump lo ha ammesso, a modo suo: “Ho monitorato il mercato obbligazionario. È un mercato molto complicato”, ha detto ai giornalisti. Poi ha raccontato di essersi reso conto, solo la sera prima, che i suoi dazi stavano “spaventando” un po’ gli investitori. “Dobbiamo essere flessibili”, ha spiegato, motivando così la scelta di congelare gli aumenti per 90 giorni. E ha insistito, quasi verso se stesso stavolta: “Stavo osservando il mercato obbligazionario. Il mercato obbligazionario è molto complicato. Lo stavo osservando”. Secondo Trump, la tensione stava salendo: “La gente stava diventando un po’ nervosa”, ha detto, ribadendo ancora una volta che il mercato obbligazionario americano è “molto insidioso”.
Dall’Europa, la reazione è stata immediata e positiva. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito la scelta statunitense un “passo importante verso la stabilizzazione dell’economia globale”. Secondo la leader europea, “condizioni chiare e prevedibili sono essenziali affinché il commercio e le catene di approvvigionamento funzionino”. L’Unione europea, ha concluso, resta pronta a negoziare “in modo costruttivo” con Washington. In tutto questo, l’euro continua anche stamattina ad essere molto forte sul dollaro: la moneta unica si scambia a 1,0995 dollari (+0,42 per cento) mentre cede qualcosa sullo yen (161,1200, -0,47 per cento). Anche in Italia, le borse si preparano al rimbalzo. Piazza Affari si prepara al rialzo fisiologico – al pari delle altre borse mondiali – dopo la pausa di 90 giorni dei dazi decisa dal presidente americano Donald Trump. A Milano, i future sul Ftse Mib segnano un +9 per cento in vista di un’apertura sprint. E lo spread tra Btp e Bund si restringe sensibilmente, tornando a quota 116 (-12 punti base). I rendimenti dei titoli italiani si attestano al 3,86 per cento, in calo di due punti, mentre quelli tedeschi crescono al 2,69 per cento (+10 punti). Per ora, la tempesta si allontana.
Aggiornato il 11 aprile 2025 alle ore 09:30