
Eppure, è accaduto! El Salvador, che fino a poco tempo fa era il regno delle più feroci gang sudamericane, è diventato un luogo di massima sicurezza, in cui le persone perbene, finalmente, possono tranquillamente vivere in pace, senza essere uccise, violentate, sequestrate e soggette a estorsioni e vessazioni di ogni tipo, da parte della criminalità organizzata e dei narcotrafficanti. Le Figaro ha svolto in merito un’indagine accurata sul regime di detenzione dei membri delle gang che scontano il carcere a vita nella prigione salvadoregna di Cecot. I suoi ospiti si presentano agli appelli in condizioni di massima umiliazione, con il cranio rasato, indossando una semplice canottiera e pantaloncini a gamba larga, e la maggior parte dei detenuti è coperta di tatuaggi in tutto il corpo, a simboleggiare la loro appartenenza alle diverse gang. Al mattino, a decine, in fila indiana ordinata, muniti di una tazza, tentano di raggiungere una vasca in cemento ricolma d’acqua per lavarsi con il sapone, senza però avere a diposizione quel che serve per asciugarsi. Accanto alla vasca, sono sistemati i gabinetti, privi di carta igienica. Dopo aver provveduto alla propria igiene personale e sotto l’occhio vigile dei guardiani, i detenuti sono autorizzati a uscire dal locale dei bagni, incolonnandosi a testa bassa e con la schiena curva verso le loro celle. Ma, niente pietas, per cortesia: stiamo parlando di feroci criminali che si sono macchiati di ogni genere di delitti, dall’omicidio allo stupro, all’estorsione sistematica, violentando e uccidendo ogni anno centinaia di migliaia di creature innocenti e indifese, soprattutto donne.
La prigione di massima sicurezza di Cecot di El Salvador è il simbolo di una battaglia spettacolare vinta dallo Stato (e, in particolare, dal Presidente Nayib Bukele) contro le gang criminali più feroci del pianeta, come il Barrio 18 e il Mara Salvatrucha 13. Per capire di quali pessimi soggetti stiamo parlando, gli ospiti del Cecot debbono scontare pene che vanno dai cento ai milleseicento anni, condanne quindi da “fine pena mai”. Più di 14mila criminali sono attualmente sistemati in quella struttura che può ospitare fino a 40mila detenuti in totale. Praticamente, si tratta di una città- penitenziario, visto che la più grande prigione francese ospita appena 3,5mila reclusi. Grazie a questo mega complesso carcerario ultrasicuro, il Presidente Bukele ha offerto a Donald Trump, in cambio di 6 milioni di dollari, di ospitare 238 criminali appartenenti alle più feroci gang venezuelane, come la Tren de Aragua, al modico prezzo quindi di circa 25mila dollari a testa e per singola annualità. Com’è noto, per le espulsioni di massa Trump si è avvalso di una legge del 1798 sui Nemici stranieri (lett: “An Act Respecting Alien Enemies”), forzando un po’ la mano sulla premessa, dato che la norma si applica qualora ci sia stata una dichiarazione di guerra agli Stati Uniti da parte di una Nazione o di un governo straniero, ovvero nei casi di invasione o di incursioni predatorie ai danni del territorio Usa. E il narcotraffico, come il crimine organizzato, ben si prestano ad avvalorare queste fattispecie.
Soddisfatte le suddette premesse, la legge autorizza il Presidente degli Stati Uniti a designare come nemici alieni tutti coloro che, se maschi, abbiano un’età non inferiore ai 14 anni, e che si trovino nel territorio statunitense e non siano stati naturalizzati. Tutti costoro, possono essere soggetti a fermo, arresto, imprigionamento e infine espulsione. La forzatura è stata resa possibile equiparando le gang a gruppi terroristici parastatali, visto che il crimine organizzato condiziona la vita nazionale di interi Stati del Sud America. Ritornando a Cecot, l’insediamento relativo è situato a più di 74 km a sud-est della capitale di El Salvador, ed è un simbolo del successo governativo nella repressione delle peggiori bande criminali del mondo che, prima dell’avvento di Bukele, vantavano il più alto numero di omicidi per 100mila abitanti, superando tutte le vittime di qualsiasi Paese allora in guerra. Gli edifici del Cecot sono circondati da tre cinte murarie di 11 metri di altezza, alternati con filo spinato a lame elettrificate e dotati di 24 torrette di sorveglianza che ospitano tiratori scelti h. 24. Ciascun acquartieramento è suddiviso in 32 celle collettive di un centinaio di mq ciascuna, in grado di ospitare dai 60 ai 75 detenuti, corredate da due lavabi e da altrettanti gabinetti. El Salvador, attualmente, ha il record mondiale delle persone incarcerate (da 80mila a 108mila), suddivise in 25 centri carcerari. Risultato? Oggi il Paese è ritenuto il più sicuro di tutte le Americhe, appena secondo in graduatoria dopo il Canada. E non ci sono guerre tra le bande incarcerate, grazie al regolamento ferreo, per cui al minimo passo falso i responsabili dei disordini vengono spediti in cella d’isolamento. Per capirci, accenniamo alla personalità dei carcerati: per essere cooptati in una delle gang più feroci, l’adepto deve aver commesso non meno di dieci omicidi! Per cui i reclusi a Cecot sono tutti assassini seriali, rispetto ai quali non esistono percorsi di riabilitazione. Bukele ha dichiarato che lo stato di emergenza anticrimine avrà termine quando l’ultimo di questi terroristi verrà incarcerato.
Come in un film distopico, nota Le Figaro, le guardie carcerarie di Cecot, in tenuta permanente antisommossa, indossano passamontagna e vanno e vengono sempre in linea retta passando lungo la hall centrale, mentre altri sorveglianti indossano una divisa azzurra e controllano a vista i prigionieri reclusi dietro le gabbie, come tanti polli da batteria. I lettini, disposti a castello su quattro livelli, sono privi di materassi e cuscini. Per qualche decina di dollari, i familiari dei detenuti possono acquistare nello spaccio del carcere coperte, lenzuola, sabot in plastica, canotte e short da far avere ai reclusi. Al mattino, ciascun carcerato dispone di 45 minuti di aria per fare ginnastica davanti alle celle collettive, ma non all’esterno dei blocchi. La luce artificiale ad alta intensità è accesa notte e giorno nelle celle, malgrado le grandi finestrature poste in alto all’ingresso della hall. I pasti sono serviti disponendo grandi contenitori di plastica sistemati ai bordi delle gabbie, e la cena consiste in un pasto frugale di riso o fagioli. Un regime carcerario durissimo come si vede, per diffondere in tutto il mondo l’immagine della sconfitta delle gang sudamericane più pericolose del mondo. Attendiamo la reazione scandalizzata, naturalmente, delle nostre anime belle, che ci hanno finora regalato con il loro buonismo legalitario un secolo di mafia e di narcotraffico!
Aggiornato il 09 aprile 2025 alle ore 12:14