
Recep Tayyip Erdoğan dopo oltre un ventennio di potere caratterizzato da un crescente autoritarismo e da una battaglia alla laicità a favore di una islamizzazione, sta giocando, come la Francia, la carta dell’annichilimento dell’avversario politico. Come in Francia per Marine Le Pen, giudicata ineleggibile per cinque anni (quindi per concorrere per l’Eliseo nel 2027), per questioni di “uso improprio di fondi del Parlamento europeo”, anche in Turchia, Ekrem İmamoğlu, candidato sfidante di Erdoğan per le elezioni presidenziali del 2028, sta subendo il trattamento di delegittimazione politica.
Incarcerato e accusato di diffamazione a funzionari statali, di connivenza con i terroristi del Pkk, partito filocurdo, di truffa ai danni dello Stato, ha subito anche la revoca della laurea, titolo fondamentale per partecipare alle presidenziali. Negli ultimi mesi İmamoğlu è nel mirino dei tribunali, assoggettati come in molte altre Nazioni, a una linea partitica, nel caso turco del governo, un fattore che tradisce un certo nervosismo dell’esecutivo nei confronti dell'uomo che si è affermato come il principale rivale di Erdoğan. Premesse alla repressione verso questa opposizione erano già prepotentemente emerse a gennaio 2024, quando il Partito popolare repubblicano (Chp) di İmamoğlu, era stato investito da un procedimento costruito dalla procura di Ankara, motivato da accuse di brogli elettorali avvenuti nell’ultimo congresso, celebrato a novembre 2023, il 38°, che aveva eletto Özgür Özel presidente. La recente incarcerazione del sindaco di Istambul aveva fatto temere alla dirigenza del Chp che il partito potesse essere “commissariato” dal governo, ed anche il comune di Istambul, come accaduto negli ultimi mesi per una decina di municipi guidati dall’opposizione. Tuttavia questo ancora non si è verificato, scongiurando per ora la nomina di un amministratore fiduciario, in turco, kayyum.
Una feroce repressione, quella di Erdoğan; iniziata nei primi anni 2000 quando si presentò come un paladino dell’Islam politico moderato. Indubbiamente sotto il suo governo la Turchia è cresciuta molto, sia nelle infrastrutture che economicamente; inoltre l’attuale presidente ha sempre lavorato affinché il Paese rappresentasse un faro per il mondo musulmano, oltre che una riconosciuta potenza regionale, con aspirazioni verso l’ingresso nell’Unione europea. Ma Erdoğan, nostalgico dell’Impero Ottomano, tanto più esercita il potere, tanto meno intende rinunciarvi. La sua ambizione di impersonare la figura del sultano la manifesta anche con l’immenso palazzo che si è fatto costruire. Non tollerando alcun dissenso al suo operato, nel 2013, in piazza Taksim, a Istanbul, ha represso i moti di ribellione giovanili; poi nel 2016, ha attuato una purga senza precedenti verso un simil colpo di Stato militare, fallito, dove dichiarò terroristi coloro che in divisa avevano partecipato alla rivolta. Ha poi suggellato il suo percorso autoritario nel 2017 assumendo i pieni poteri con una modifica della Costituzione.
Ma l’arresto di İmamoğlu non risolve i problemi di Erdoğan come aspirante autocrate a vita, in quanto il presidente del Chp, Özgür Özel, in questi giorni sta diventando l’alternativa al sindaco di Istambul. Ma chi è Özgür Özel, l’uomo forte dell'opposizione turca? Forse non ha ancora lo stesso carisma di Ekrem İmamoğlu, ma è decisamente un eccellente oratore e dopo l’arresto del sindaco di Istambul è diventato il rappresentante ufficiale di questa opposizione. Nato a Smirne sulla costa egea è diventato presidente dell’Associazione dei farmacisti turchi; nel 2011 è stato eletto deputato del Chp, carica ancora ricoperta. Ricordo che la Regione egea della Turchia è tradizionalmente la base del kemalismo laico. Özel esprime il laicismo di Kemal Ataturk padre della Repubblica di Turchia, di confessione sunnita, ha come obiettivo quello di voler portare un nuovo clima politico, ovviamente più laico e dare spazio ai giovani nel partito.
Mentre İmamoğlu prepara l’ascesa alla presidenza, Özel dirige il partito; ambedue hanno sempre condiviso i compiti all’interno del Chp, ed hanno una visione di governo che prevede un ruolo rafforzato del Parlamento. Il Chp dopo avere ottenuto una schiacciante vittoria alle elezioni comunali del marzo 2024, mantenendo Istanbul e Ankara con il sindaco Mansur Yavaş e conquistando i capoluoghi di provincia in Anatolia, precedentemente governati da sindaci del partito di Erdoğan, ha visto i suoi leader nel mirino della giustizia, fino all’arresto del sindaco di Istanbul. Forse è prematuro considerare Özgür Özel come candidato alla presidenza. Ma se a İmamoğlu venisse impedito di candidarsi, sarebbe lui l’avversario politico più accreditato per contendere la presidenza della Turchia ad Erdoğan. Non sarà agevole superare l’ennesima bordata autocratica dell’aspirante sultano Erdoğan, ma ritengo che Özel, nel caso İmamoğlu non potrà per i più pretestuosi motivi candidarsi, come il non riconoscimento della sua laurea, potrebbe autorevolmente prendere la posizione di concorrente alla presidenza. In Turchia questo può accadere, ma in Francia chi potrà autorevolmente sostituire Marie Le Pen?
Un vizio, quello di eliminare via “tribunale” l’avversario politico, che, in questo momento, non distingue troppo la Turchia dalla Francia, e che, viste le assonanze, non rende inappropriata, a questo punto, l’ambizione di Erdoğan di penetrare con il suo Stato musulmano-radicale nell’Unione europea.
Aggiornato il 09 aprile 2025 alle ore 09:11