
La Russia a seguito del rovesciamento di Bashar al-Assad nel dicembre 2024, e nonostante rilevanti impegni diplomatici con le autorità politiche siriane, sedicenti di transizione, ovvero con il comitato per gli affari politici degli islamisti radicali Hts, Hayat Tahrir al-Sham, deve riconsiderare la sua posizione nel Paese che oggi è decisamente indebolita. Una debolezza ormai conclamata, quella di Mosca, che spinge per un incremento dell’impegno delle sue forze in quelle aree dove già è presente, come l’asse Libia, Niger, Burkina Faso, Mali, e poco a sud Repubblica centrafricana, e Guinea Equatoriale. Zone dove da tempo operano i mercenari russi Wagner, poi Africa Corps. Russia e Africa hanno da tempo avviato forti relazioni, come durante la Guerra fredda. A seguito della caduta dell’Unione Sovietica, Mosca aveva sospeso per un periodo la sua pressione su molti Paesi del continente africano, ma ha poi adottato una politica che ha riaperto i canali relazionali con i governi di molti stati africani. Un ritorno accolto a braccia aperte che si è suggellato ad ottobre 2019 nel vertice Russia-Africa, tenutosi a Sochi, copresieduto da Vladimir Putin e dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, allora come oggi una sorta di “capo classe” dei paesi centro-nord africani. Al vertice russo-africano erano presenti circa trenta stati africani, ed in effetti suggellò ufficialmente un massiccio ritorno della Russia nel continente. Questa presenza di Mosca in Africa ha interessato l’aspetto economico, militare e mercenario.
La Siria, che prima della caduta di al-Assad era per la Russia il trampolino strategico per l’Africa, ora non garantisce più tale posizione e quindi le proiezioni russe si stanno orientando con maggiore impegno verso quei stati che già accolgono l’articolato e “passionale” legame con Mosca. Quindi seguendo una “logica geostrategica”, e valutando le relazioni più strette, Mosca potrebbe sostituire le basi siriane di Tartus e Hmeimim in stati come Algeria, Sudan, Egitto, e Libia; tuttavia nessuna di queste alternative ha caratteristiche simili alle basi siriane. Ma viste le attente operazioni russe, la collocazione strategica della base navale più vicina a quella siriana è senza dubbio Tobruch in Libia, o meglio nella Cirenaica, governata dal maresciallo Khalifa Haftar, regime sostenuto dalla Russia. Il porto di Tobruch, da tempo frequentato da navi russe, ha strutture portuali più piccole di Tartus, può comunque ospitare una base navale con una posizione strategica sia nel Mar Mediterraneo, quindi limitrofa all’Europa, ma anche “ombreggiante” sul Canale di Suez. Inoltre, la Libia anche nella sua netta divisione regionale (Tripolitania, Cirenaica, Fezzan) è uno scalo determinate e punto di transito per il traffico aereo nel continente africano. L’esercito russo nella Cirenaica ha già una base aeroportuale che è utilizzata anche dai mercenari Wagner, il piccolo aeroporto di Al-Khadim, situato nel deserto libico a circa centoottanta chilometri stradali da Bengasi. È qui che l’esercito russo, dopo la caduta di al-Assad, ha trasferito parte del suo equipaggiamento presente nella base aerea di Hmeimim in Siria, come diversi tipi di velivoli, dagli elicotteri ai caccia ai bombardieri strategici.
Ma anche il Sahel occidentale è dalla fine del 2024 maggiormente “frequentato” dai militari e paramilitari russi, proprio alla luce delle incerte prospettive dei rapporti tra Mosca e Damasco. Così il Cremlino oltre che in Cirenaica sta rafforzandosi in Mali e Burkina Faso. I mercenari russi Wagner già dal 2021 combattono a fianco della giunta militare maliana. In Mali, dopo la scomparsa certa, sulla morte nutro dubbi, del ex capo dei Wagner Evgenij Prigožin, avvenuta ad agosto 2023, Vladimir Putin ha operato un rimpasto con lo scopo di rafforzare la presenza, affidando la nuova organizzazione dei mercenari nel Paese al Ministero della Difesa russo. Un salto di qualità che vede anche l’intelligence del Cremlino cooperare con il governo golpista maliano. Comunque al momento la Russia può contare certamente sull’alleato cirenaico il maresciallo Haftar, il quale anche se in assenza formale di un accordo per istituire una base aerea militare come in Siria, consente di sviluppare infrastrutture in cambio del sostegno militare dei Wagner e poi dell’Africa Corps; un accordo che permette da tempo agli aerei russi di atterrare all’aeroporto di Al-Khadim, per poi dirigersi verso altri paesi africani. Risulta da varie fonti, sia siriane che libiche, riportate anche dalla stampa francese, che da gennaio 2025 siano stati registrati circa una decina di voli dalla base siriana di Hmeimim a quella libica di Al-Khadim.
In questo quadro la base navale libica di Tobruk sarebbe l’alternativa a quella siriana di Tartus, che era l’unica base russa all’estero, oltre a quella della flotta russa a Sebastopoli in Crimea. Tartus ha svolto un ruolo fondamentale per mantenere il regime di al-Assad attraverso il “Syrian Express”, una rotta marittima, via Bosforo, usata per trasporti militari e logistici. Tuttavia la guerra in Ucraina, iniziata nel febbraio 2022, ha complicato la circolazione delle navi attraverso il Mar Nero e gli stretti, ciò richiede una lunga deviazione attraverso il Mare del Nord. Così la base navale di Tobruk sul Mediterraneo, come l’aeroporto di Al-Khadim nel deserto cirenaico, disegnano un nuovo assetto strategico russo decisamente più confacente agli attuali pesi che si stanno ponendo sui piatti della bilancia geopolitica nel nascente nuovo assetto tripolare, Russia, Usa, Cina, che si sta velocemente materializzando. Una organizzata presenza militare russa in Cirenaica che guarda l’Europa con attenzione e particolare interesse; ma che anche l’Europa dovrebbe osservare con attenzione.
Aggiornato il 07 aprile 2025 alle ore 09:35