
I giudici sarebbero entrati a piè pari nel processo elettorale. Marine Le Pen ha denunciato con forza quella viene definita “l’ingerenza” della magistratura francese nelle elezioni transalpine, all’indomani della sentenza che ha sancito la sua ineleggibilità per cinque anni. In una conferenza stampa a Parigi, la leader del Rassemblement national ha contestato il verdetto, sostenendo che metta a rischio la credibilità della Francia sulla scena internazionale. “A chi potremo dare domani la minima lezione di democrazia nel mondo? Come difendere il signor Aleksej Navalny” o “l’oppositore del signor Recep Tayyip Erdoğan attualmente in prigione” in queste condizioni”, ha dichiarato Le Pen, intensificando le sue critiche nei confronti del potere giudiziario, che accusa di aver orchestrato la sua condanna per motivi politici.
A sostenerla, il presidente del Rn, Jordan Bardella, che ha ribadito la solidità dell’asse politico con la sua mentore. “Abbiamo cominciato in due, finiremo in due”, ha affermato rispondendo a una domanda su un’eventuale candidatura all’Eliseo nel 2027 al posto di Le Pen. Bardella, classe 1995, ha respinto le critiche legate alla sua giovane età: “Avrò presto trent’anni, non posso certo inventarmi 40 anni di vita politica. Ho l’età che ho, è al tempo stesso una qualità che non perdura a lungo e un difetto che se ne va presto. Non ho lezioni da ricevere da gente che si è spartita il potere per trent’anni. Ho l’età che ho e questo non può cambiare… a parte l’anno prossimo”. La tensione nel partito è palpabile, con Bardella che ha ipotizzato un tentativo deliberato di ostacolare l’ascesa del Rassemblement national. “Faranno di tutto per impedirci di arrivare al potere”, ha dichiarato, paragonando il contesto politico francese a quello della Romania, dove il candidato più in auge, Călin Georgescu, è stato estromesso dalla corsa presidenziale attraverso l’annullamento delle elezioni. Il leader del Rn ha annunciato “l’organizzazione di volantini e mobilitazioni pacifiche nel fine settimana” e ha attaccato “la tirannia dei giudici”, pur prendendo le distanze da “minacce, insulti e abusi” rivolti alla magistratura.
Le Pen, nella giornata di ieri, ha annunciato che ricorrerà in appello contro la sentenza di primo grado, ribadendo la propria innocenza. “Siamo tutti innocenti”, ha affermato ai microfoni di Tf1, aggiungendo che “milioni di francesi sono indignati. In Francia, nel Paese dei diritti umani, i giudici hanno applicato (le leggi) di un regime autoritario”. La leader della destra conservatrice ha definito il verdetto “un giorno disastroso per la nostra democrazia, con milioni di francesi privati del loro candidato”. Poi ha rilanciato: “I giudici di primo grado possono sbagliarsi” e ha accusato il tribunale di aver adottato un approccio parziale: “Io sono stata eliminata, ma in realtà sono milioni di francesi che sono stati eliminati”. Secondo Le Pen, l’ultima parola spetta agli elettori: “La corte suprema è il popolo”.
Al momento, però, dalla sentenza è stato colpito duramente anche il partito. L’ex Front national è stato riconosciuto colpevole di una frode da 2,9 milioni di euro ai danni del Parlamento europeo, attraverso un sistema di impieghi fittizi per finanziare le attività del Rn. Oltre all’ineleggibilità, la leader del partito è stata condannata a quattro anni di carcere, di cui due senza condizionale ma con obbligo di braccialetto elettronico, evitando così la detenzione. La sentenza prevede anche una multa di 100mila euro per Le Pen e una sanzione da due milioni di euro per il Rassemblement national, di cui un milione senza condizionale. Inoltre, il partito dovrà rinunciare a un milione di euro sequestrato nel corso del procedimento giudiziario. In primo grado, un solo indagato è stato prosciolto.
Aggiornato il 01 aprile 2025 alle ore 14:10