Dazi, cognac e currywurst

Se è vero che a tavola prende moglie un frate, i francesi sperano che il detto valga pure per i cinesi, che notoriamente “sono i più grandi ristoratori del mondo” (dal film Pane e Tulipani). La guerra dei dazi non è solo quella tra Stati Uniti e Unione europea, ma anche tra Pechino e l’Europa. La scorsa settimana, il ministro degli Esteri transalpino Jean-Noël Barrot è andato in missione di salvataggio in Cina con l’obiettivo dichiarato di proteggere cognac e armagnac dalle misure doganali stabilite dalla Cina, e che saranno definitive dal 5 aprile. Altro che ReArm Europe, qui si tratta di scongiurare il pericolo di restare sobri, pericolo che tuttavia dalle parti di Bruxelles non c’è mai stato. Lo sgarbo della Cina, con dazi fino al 40 per cento imposto dallo scorso autunno alle bevande alcoliche europee, è causato dal braccio di ferro con Palazzo Berlaymont (sede della Commissione Ue) che comincia a metà settembre 2023, quando Ursula von der Leyen annuncia l’apertura di un’inchiesta sulle sovvenzioni pubbliche della Cina alle auto elettriche. Neanche 24 ore dopo Pechino reagisce parlando di misureapertamente protezionistiche” che avranno “un impatto negativo” sulle relazioni con l’Ue.

La tensione commerciale sale a inizio 2024 con una contro inchiesta cinese antidumping sui vini prodotti nei 27, con particolare attenzione alle famiglie di brandy, cognac e armagnac francesi, oltre che sui brandy spagnoli. Tra un “vaffa” e un altro, e qualche tentativo di rimediare (l’incontro Emmanuel Macron-Xi Jinping a Parigi, con cena e dopocena annaffiatissimi con XO Hennessy e cognac Louis XIII), la botta arriva l’8 ottobre scorso, quando il ministro del Commercio cinese decide per il deposito di una cautela doganale per gli importatori di brandy provenienti dall’Ue: che ammonta in media al 34,8 per cento. Gli operatori del settore parlano di perdite per 50 milioni al mese negli ultimi 14 mesi. Ma l’obiettivo di Barrot, in quanto titolare degli esteri non può che essere anche un altro.

Tra un sorsetto di armagnac e l’altro, il tentativo è di coinvolgere la Cina nella cessazione del conflitto russo-ucraino. Parigi ha chiesto a Pechino di convincere la Russia a sedersi al tavolo dei negoziati “con proposte serie e in buona fede”. Ma la Francia vuole convincere la Cina quantomeno a posticipare a luglio l’entrata in vigore dei dazi sui liquori, che anche dall’altra parte dell’Atlantico potrebbero subire un altro duro colpo, con Donald Trump che ha annunciato tariffe del 200 per cento su tutte le bevande alcoliche Ue. Ma c’è pure chi non ha di questi problemi. Prendete Volkswagen per esempio. Un 2024 da film dell’orrore: solo 5,2 milioni di auto vendute (-2,3 per cento), utile operativo che è sceso del 15 per cento e l’annuncio di 35mila posti da tagliare in Germania entro il 2030 (che fa il paio con i 7.500 che dovrà eliminare Audi entro il 2029 e i 3.300 esuberi di Commerzbank, entro la fine del 2027, tutta gente che verrà riqualificata nell’industria bellica o la maggior parte di essi resterà senza arte né parte, contribuendo ad aumentare il malcontento di una Germania in grave crisi sociale?).

Il problema, come si accennava, in realtà non si pone. Le cose stanno molto meglio di quanto si crede. Da quanto riporta lo Spiegel, citando un’email del consiglio aziendale sulla rete intranet, a fare da contraltare al calo delle vendite nel settore auto, Volkswagen ha tenuto, invece, a comunicare ai suoi dipendenti che le vendite di salsicce al curry hanno raggiunto un livello record nel 2024. Sono più di 8,5 milioni i salsicciotti prodotti dallo storico stabilimento di Wolfsburg, che è attivo dagli anni Settanta, e venduti a mense e supermercati. Si tratta addirittura di 200mila unità in più rispetto all'anno record 2023. La soddisfazione dell’azienda era tale che il “segreto” è durato poche ore. Come fai a tenertelo per te? “Con oltre 8 milioni di Volkswagen Original Currywurst venduti, celebriamo un nuovo record di vendite”, ha scritto il direttore delle risorse umane Gunnar Kilian su LinkedIn.

Il gruppo, scrive ironicamente il settimanale, ha venduto quasi lo stesso numero di esemplari di salsicce e automobili: 8,552 milioni di currywurst contro i 9,03 milioni di macchine (Volkswagen, Audi e Škoda). Ma a differenza della salsiccia, aggiunge, le vendite di veicoli sono diminuite del 2,3 per cento nel 2024. Per il marchio principale VW, si legge, “la salsiccia è di gran lunga il prodotto più venduto”. Nel 2024, “gli 8,5 milioni di salsicce saranno compensati da circa 5,2 milioni di auto e furgoni con il logo VW”. La macelleria aziendale, insomma, va meglio della robotica e della catena di montaggio, più inclini, negli ultimi tempi, alla macelleria sociale. Il colpaccio si spiega pure con la decisione dell’azienda di fare dietrofront sul suo piano di eliminare la carne dalle sue mense nel 2021 dopo le diffuse critiche, tra cui quelle dell'ex cancelliere Gerhard Schröder, che aveva ripetutamente elogiato la salsiccia.

Ce n’è abbastanza per scimmiottare le simpatiche copertine dello stesso Spiegel su spaghetti-pizza-mandolino (e P38). Ma è anche giusto che ognuno pensi alle amatriciane sue. Quelle di Volkswagen meritano un’attenzione quasi necessaria, visto la figuraccia del comparto macchine. E allora dopo la crisi del 2020, 500mila würstel in meno venduti rispetto al 2019, eccolo il colpo di genio. Come da buona tradizione, l’azienda osa, e introducendo nella sua gamma le salsicce per hot dog. Scommessa vinta: nel 2024 sono stati venduti due milioni di salsicce da panino. Un colpaccio mica da ridere. Con i tempi che corrono, la riconversione industriale è d’obbligo. Mettete un currywurst nei vostri cannoni.

Aggiornato il 01 aprile 2025 alle ore 12:19