
L’amministrazione di Donald Trump è pronta a scatenare una nuova offensiva commerciale con un’imponente ondata di dazi, destinata a stravolgere gli equilibri economici globali. “I nuovi dazi di The Donald faranno aumentare le entrate federali di 600 miliardi di dollari l’anno, per un ammontare di 6.000 miliardi nei prossimi dieci anni”, ha dichiarato Peter Navarro, consigliere della Casa Bianca, sottolineando come solo le tariffe sulle auto garantiranno 100 miliardi di dollari annui alle casse federali. Il resto proverrà dalle nuove misure che saranno annunciate il 2 aprile, su cui l’amministrazione sta lavorando al momento. Non ci saranno eccezioni. “Si partirà con tutti i Paesi e vediamo cosa succede. Non ho sentito rumors riguardo a 15 Paesi”, ha precisato Trump, smontando le indiscrezioni secondo cui i dazi avrebbero colpito solo un gruppo ristretto di Nazioni. Nei giorni scorsi, il segretario al Tesoro Scott Bessent aveva ipotizzato una stretta mirata contro i cosiddetti dirty 15, le 15 economie con il più ampio squilibrio commerciale con gli Stati Uniti.
Per il presidente a stelle e strisce, la protezione dell’industria nazionale viene prima di tutto. “Non mi interessa se i prezzi delle auto straniere saliranno. Anzi, lo spero perché vorrà dire che la gente inizierà ad acquistare auto americane, ne abbiamo in abbondanza”, ha dichiarato, aprendo solo parzialmente alla possibilità di negoziati. “Tratteremo solo se i Paesi colpiti vorranno darci qualcosa di grande valore. Altrimenti non c’è spazio per negoziare”. Il 2 aprile, definito da Trump il “giorno della liberazione”, sarà il momento della verità. Le nuove tariffe potrebbero colpire fino a 1.000 miliardi di dollari di scambi commerciali, ma la portata esatta della stretta resta avvolta nel mistero. Inizialmente, il tycoon aveva prospettato dazi speculari a quelli imposti dagli altri Paesi contro gli Stati Uniti. Poi ha lasciato intendere che potrebbero essere anche più leggeri. Dietro le quinte, invece, ha ripreso a valutare l’ipotesi di tariffe universali, una misura che penalizzerebbe indiscriminatamente ogni partner commerciale.
Un elemento appare certo: i dazi sulle auto saranno permanenti. “Quello che appare sicuro è che i dazi sulle auto saranno permanenti”, ha ribadito Trump in un’intervista a Nbc, lasciando intendere anche l’idea di cercare un terzo mandato. “Ci sono vari modi per farlo. In molti mi chiedono di farlo”, ha affermato, nonostante il 22° emendamento della Costituzione americana limiti a due i mandati presidenziali. Mentre Trump ostenta sicurezza, a Washington cresce la preoccupazione per le conseguenze economiche della sua strategia. La Casa Bianca teme un nuovo scossone sui mercati finanziari, già in tensione per il rischio di una stagflazione innescata proprio dall’aumento dei dazi. Perfino all’interno dell’amministrazione regna l’incertezza: il vicepresidente J.D. Vance e il capo di gabinetto Susie Wiles avrebbero ammesso, in privato, di non sapere con esattezza quali misure il presidente annuncerà mercoledì. “Nessuna decisione definitiva è stata ancora presa”, ha riferito un funzionario a Politico.
L’Europa e i principali partner commerciali degli Stati Uniti – Canada e Messico in testa – restano in attesa, pronti a reagire. “La trattativa sui dazi va condotta a livello europeo, sarebbe un errore farlo a livello italiano”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ribadendo l’importanza di una linea pragmatica per proteggere le imprese del continente. “L’obiettivo non è un braccio di ferro con gli Usa o un’arrendevolezza. Quello che conta è tutelare le nostre imprese”, ha aggiunto, esprimendo preoccupazione per possibili ritorsioni sui prodotti italiani. “Spero che nella lista dei beni sanzionati non venga incluso il whisky, perché rischiamo dazi enormi sui nostri vini. La linea della durezza non servirebbe a nulla”.
Per il premier canadese Mark Carney, il momento è cruciale. L’industria automobilistica è il secondo settore per esportazioni del Paese e garantisce lavoro a mezzo milione di persone, incidendo per il 10 per cento sul Pil nazionale.
Aggiornato il 31 marzo 2025 alle ore 15:44