Per i media turchi le proteste non esistono

Il ventennio di governo del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan è l’unica forma politica conosciuta per un enorme numero di giovani turchi, considerando che il Paese ha un’età media sui 30 anni. Per gli studenti che oggi frequentano l’università l’unico regime che hanno vissuto è quello oppressivo dell’aspirante sultano, che gradualmente, ma in alcuni casi in modo eclatante, ha privato la Turchia dell’eredità laica introdotta dal massone, padre della Patria, Kemal Atatürk (1881-1938) nel 1923, quando nacque dalle ceneri dell’Impero Ottomano la Repubblica di Turchia. Questi studenti oggi non hanno nulla da perdere nell’avere il coraggio di manifestare contro il regime dopo la miope e improvvida incarcerazione per corruzione, mercoledì 19 marzo, del sindaco di Istambul Ekrem Imamoglu, da domenica 23 marzo candidato ufficialmente alle Presidenziali del 2028. Imamoglu è membro del Chp, Partito popolare repubblicano, partito profondamente kemalista e liberale, realistico e principale rivale del Presidente Erdogan.

Sono giovani che nonostante i divieti imposti dal regime di manifestare, con determinazione sono scesi nelle piazze, dove esprimono la totale lontananza e un convinto dissenso verso le posizioni governative e da dove chiedono un radicale cambiamento politico. La generazione dei ventenni, soprattutto studenti universitari, è molto impegnata in politica, una politica dove le ideologie di destra e di sinistra cavalcano “destrieri” diversi dalla collocazione occidentale, intesa non solo geograficamente ma anche culturalmente. Anche se pure in occidente gli “ideali” di queste due “sponde” da alcuni anni si confondono, ed in molti casi si invertono, rispetto alla passata posizione politica, vedi questione israelo-palestinese e russo-ucraina. Comunque i movimenti studenteschi turchi che stanno portando avanti le proteste si dispongono sul “versante sinistro”, generalmente affini al movimento studentesco Sol Genç, e alle varie piattaforme molto attive nei campus universitari. Fondamentalmente questo movimento è molto radicalizzato intellettualmente, liberale e laico, in difesa dei diritti delle donne, le quali in questi ultimi anni assistono ad una profonda riduzione delle proprie libertà, dei lavoratori e di coloro che sono disoccupati o precari. Un gruppo che si sta nutrendo di speranze. In pratica un laicismo che cammina sulla strada tracciata dall’ideologia impostata da Kamal Ataturk.

Così come risultava dai primi video e dalle immagini pubblicate dai media turchi non filogovernativi, meno del 10 per cento, prima che fossero oscurati, migliaia di studenti, molti con il volto coperto per non farsi identificare dagli uomini della sicurezza, hanno manifestando tra le ovazioni dei cittadini che assistono a queste marce per la libertà e cambiamento. Ma tramite i social, difficilmente oscurabili, si assiste alla continuità delle proteste; tuttora gruppi di migliaia di studenti e cittadini stanno protestando nelle vie e piazze della capitale Ankara, infrangendo il divieto di assembramento tuttora in vigore sia a Istambul che in altre città della Turchia. Da parte loro, le autorità turche, applicando il divieto di protestare, hanno propagandato a scopo intimidatorio l’arresto di oltre 2.000 manifestanti in 10 giorni; tra questi molti giornalisti anche stranieri come lo svedese Joakim Medin – un arresto molto articolato – che testimoniavano i fatti. Tuttavia, alla fine della settimana scorsa alcuni sono stati liberati, non per le pressioni internazionali.

Per ritrovare una intensità di proteste di questo livello bisogna tornare indietro di dodici anni, al 2013, quando Erdoğan era primo ministro. Le proteste del 2013 si incastonarono intorno alla questione del parco di Gezi, iniziate in Piazza Taksim a Istanbul; furono le più significative manifestazioni di massa della recente storia turca contro il governo presieduto da Erdoğan. Per la società turca Gezi fu l’inizio della consapevolezza che qualsiasi aspirazione democratica sarebbe stata ostacolata; un momento di “formazione” per i giovani che anche allora agognavano ad una Turchia più laica. Ma Gezi fu anche “istruttivo” per Erdogan che da lì dette una svolta alla sua carriera politica, incrementando velocemente il percorso autoritario applicato con modalità oppressive, eliminando dalla scena politica sia le libertà civili che i suoi più pericolosi avversari politici.

Al momento, le pressioni internazionali spingono Erdoğan per la liberazione di Imamoglu, ma osservando le tivù ed i media turchi che per il 90 per cento sono sotto controllo statale, ed il resto oscurate, sembra di essere in uno scenario costruito in un ambiente diverso, non in Turchia. Inoltre prosegue la processione di ospiti filogovernativi, soprattutto sulla tivù pubblica Trt principale media nazionale, dove mettono in risalto la corruzione di cui sono accusati il sindaco e i suoi colleghi. Ai dirigenti del partito Chp viene addebitata l’appropriazione indebita, trame terroristiche e il tradimento. Insomma il Chp per loro è una fogna di immoralità. Tuttavia il presidente del partito kemalista, Özgür Özel, ha raccolto intorno ai suoi comizi centinaia di miglia di cittadini. Il panorama mediatico dominate turco è lontano dalla realtà, dalle effettive mobilitazioni e dalla forte rivolta esplosa nel Paese. Infatti le immagini delle grandi manifestazioni degli ultimi giorni nei media emittenti si sono ridotte a qualche scena di scontri con la polizia, filmati che vengono proiettati con ciclicità, come se tale modalità di “somministrazione informativa” potesse ipnotizzare la società turca ormai evidentemente, e inesorabilmente per Erdogan, immune da tale manipolazione.

Intanto venerdì è stato arrestato anche Mehmet Pehlivan, avvocato di Imamoglu. Ma vista la chiara e storica incompatibilità tra la Turchia di Erdoğan e l’Unione europea, o meglio la disunione europea, e alla luce del nuovo progetto di “ordine mondiale tripolarista”, composto da Stati Uniti, Russia e Cina, dove si potrà collocare la Turchia di Erdoğan? Visti i presupposti non escluderei la Russia, per ora.

Aggiornato il 31 marzo 2025 alle ore 09:51