Terremoto a Myanmar, si temono migliaia di vittime

“Sta crollando tutto”. Le prime grida che hanno squarciato il silenzio della notte in Myanmar sono state delle richieste di aiuto, mentre la terra tremava con una violenza vista di rado. Sagaing e Mandalay, due delle città più popolose del Paese, sono state colpite in pieno dal sisma di magnitudo 7.7 che ha devastato il Paese, lasciando dietro di sé una scia di macerie e vita da ricostruire. Il terremoto ha avuto il suo epicentro nel cuore della Nazione, ma le scosse si sono propagate ben oltre i confini, raggiungendo la Thailandia e la Cina sud-occidentale. La paura ha preso il sopravvento. In pochi secondi, migliaia di persone si sono riversate in strada, senza sapere dove trovare riparo. C’era chi scappava dagli aeroporti, chi fuggiva dalle stazioni ferroviarie, chi abbandonava le proprie case sperando di mettersi in salvo. L’Us geological survey ha subito diramato un’allerta rossa, segnalando il rischio di migliaia di vittime e danni ingenti. “È probabile che il disastro sia molto diffuso”, si legge nel bollettino ufficiale.

Nel buio, illuminato solo dalle torce e dai fari delle ambulanze, la devastazione si è mostrata in tutta la sua brutalità. Palazzi sventrati, case ridotte in polvere, strade squarciate come ferite aperte. Il sisma ha colpito con una forza tale da rendere impraticabili molte vie di accesso, rendendo ancora più difficile il lavoro dei soccorritori. Le linee telefoniche sono crollate in diverse aree, isolando intere comunità e lasciando migliaia di persone senza la possibilità di chiedere aiuto. A Naypyidaw, la capitale, l’ospedale principale è stato danneggiato, ma è rimasto uno dei pochi punti di riferimento per i feriti, che arrivano senza sosta. Il Bangkok Post racconta scene drammatiche: “Sono arrivati molti feriti, non avevo mai visto niente del genere prima”, ha detto un medico all’agenzia Afp, visibilmente provato dalla stanchezza. “Stiamo cercando di gestire la situazione. Sono esausto”. Fuori dal pronto soccorso, la situazione è ancora più critica. Flebo attaccate alle barelle e spesso pazienti distesi a terra. L’ospedale è al collasso: manca personale, manca attrezzatura, manca tutto.

Di fronte alla devastazione, la giunta militare al potere ha dichiarato lo stato di emergenza in sei regioni e, in un gesto raro, ha chiesto aiuti internazionali. Il generale Min Aung Hlaing si è recato in uno degli ospedali della capitale per incontrare i feriti e supervisionare i soccorsi. Ma la portata del disastro è enorme. Davanti al Museo nazionale di Naypyidaw, le strade si sono spezzate in due, come raccontano i giornalisti dell’Afp presenti al momento della scossa. Gli edifici storici mostrano crepe profonde, mentre la popolazione continua a dormire all’aperto, troppo spaventata per rientrare in casa. “Temo che siano state perse molte vite. Non abbiamo mai assistito a un terremoto con un impatto così devastante prima”, ha detto un ufficiale di polizia di Bangkok. Le scosse non hanno risparmiato nemmeno i Paesi vicini. A Chiang Mai, in Thailandia, molti edifici sono stati evacuati, mentre nello Yunnan e nel Guangxi, in Cina, le autorità stanno valutando i danni e il rischio di nuovi crolli. La paura non è finita: le scosse di assestamento continuano e il rischio è altissimo.

Aggiornato il 28 marzo 2025 alle ore 14:37