
La Russia e gli Stati Uniti non hanno adottato una dichiarazione congiunta dopo i colloqui di Riad a causa della posizione dell’Ucraina: lo ha detto il primo vice capo del Comitato di difesa e sicurezza del Consiglio della Federazione russa, Vladimir Chizhov, come riporta l’agenzia Interfax. “Anche il fatto che si siano seduti per 12 ore e si sia accordato su una dichiarazione congiunta, che però non è stata adottata a causa della posizione dell’Ucraina, è molto tipico e sintomatico”, ha dichiarato Vladimir Chizhov, primo vice capo del Comitato di difesa e sicurezza russo, parlando a Rossiya-24. Da Mosca il messaggio è chiaro: i colloqui con gli americani sono stati lunghi e articolati, ma restano troppi punti aperti. “I risultati dei negoziati russo-americani a lungo termine”, ha spiegato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, “sono stati riportati nelle capitali e ora vengono analizzati”. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha confermato che una delle questioni principali discusse è stata la sicurezza della navigazione nel Mar Nero, un tema di grande rilievo sia per Mosca che per Kiev.
Se da un lato Russia e Stati Uniti si confrontavano senza trovare un punto d’incontro, dall’altro Kiev continuava a lavorare con Washington. “Stiamo ancora lavorando con gli americani”, ha dichiarato stamattina un membro della delegazione ucraina ad alcuni media, tra cui Afp. Anche questo round di trattative si è svolto a porte chiuse, con i rappresentanti di Kiev e Washington impegnati su due tavoli distinti: quello con Mosca e quello interno, per definire una linea comune. Il cessate il fuoco resta il tema chiave, ma la strada è in salita. Mosca ha lasciato intendere che non ci sono margini per un accordo immediato, parlando di “molti aspetti su cui lavorare”. La Russia rifiuta qualsiasi vincolo sulle sue operazioni militari e ha ribadito che non ci sarà alcun documento ufficiale finché non ci saranno garanzie chiare sui propri interessi strategici. Nel frattempo, Donald Trump ha aggiunto ulteriore pressione, svelando che nei colloqui si è discusso anche di questioni territoriali e del controllo delle centrali nucleari. “Stiamo parlando di territorio in questo momento. Stiamo parlando di linee di demarcazione, stiamo parlando di energia, della proprietà delle centrali elettriche”, ha dichiarato il presidente americano, specificando che tra le opzioni sul tavolo c’è anche l’idea che gli Stati Uniti possano avere un ruolo nella gestione dell’impianto nucleare di Zaporizhzhia.
Mosca continua a giocare la sua partita, spostando la responsabilità su Kiev e temporeggiando sulla tregua. Il Cremlino sostiene che l’esercito russo sta rispettando la sospensione degli attacchi alle infrastrutture energetiche e ha persino proposto agli Stati Uniti di monitorare la situazione sulle centrali nucleari. L’obiettivo? Dimostrare che sono gli ucraini a violare gli accordi. Un’accusa immediatamente respinta da Volodymyr Zelensky, che ha parlato di una strategia russa mirata a “influenzare alcune persone del team della Casa Bianca attraverso la disinformazione”.
Altro tema centrale è il Mar Nero. Sembrerebbe essere stato raggiunto un accordo tra i tre Paesi per garantire la sicurezza della navigazione commerciale, ma anche Mosca avrebbe qualcosa da guadagnare: il ripristino dell’accordo sul grano le permetterebbe di esportare nuovamente prodotti agricoli e fertilizzanti, alleggerendo il peso delle sanzioni occidentali. La delegazione russa aveva parlato di un’interlocuzione “interessante” con gli Stati Uniti, mentre gli ucraini avevano in programma nuovi incontri con Washington. Ma su questo, sembrerebbe essere arrivata un'intesa. Il tycoon, da parte sua, continua a spingere per un pacchetto più ampio, che includa non solo il cessate il fuoco ma anche un accordo strategico con Kiev sulle terre rare. “Sarà firmato a breve”, ha assicurato il commander-in-chief americano.
Al di fuori dei negoziati di Riad, si discute anche della possibilità di una missione internazionale di pace. Secondo alcuni media tedeschi, la Cina potrebbe essere coinvolta in un ruolo di supervisione, ma Pechino ha smentito ufficialmente. A portare avanti l’iniziativa è la “coalizione dei volenterosi”, un gruppo di Paesi che si sta muovendo per garantire il rispetto degli eventuali accordi tra Russia e Ucraina. Giovedì è previsto un vertice a Parigi, convocato dal presidente francese Emmanuel Macron, per fare il punto sulla situazione. L’iniziativa ha il sostegno di Keir Starmer, che ha respinto le critiche dell’inviato americano Steve Witkoff, secondo cui la missione sarebbe “inutile”. Tuttavia, secondo fonti militari britanniche citate dal Telegraph, ci sono ancora troppe incognite sulla fattibilità dell’operazione, a partire dalla disponibilità di truppe ed equipaggiamenti.
Aggiornato il 25 marzo 2025 alle ore 17:12