Scrivi a Macron se gira l’atomo

Chi si fida della Francia e del suo presidente tuttofare? Non di certo Pierre Lellouche, l’ex Segretario di Stato prima agli Affari Europei, e poi al Commercio Estero fino alla fine del mandato di Nicolas Sarkozy. L’ex parlamentare indirizza una lettera aperta al vetriolo (pubblicata in stralcio da Le Figaro) a Emmanuel Macron.

Molti gli argomenti (polemici) affrontati, che vale la pena esaminare. In primo luogo, colpisce il riferimento alla “minaccia russa”, presa a giustificazione dall’Eliseo per proporre una serie di iniziative, che vanno dalla creazione di una forza di interposizione europea per l’Ucraina, al riarmo dell’Europa sotto la copertura dello (scarso) ombrello nucleare francese, in cui però il bottone rosso rimarrebbe saldamente nelle mani del suo presidente.

Ora, com’è possibile che l’Orso russo faccia così paura, quando sono tre anni che se ne sta lì impantanato contro un avversario che ha un quinto della sua popolazione ed è molto più povero di lui? A questo punto, quale è il significato strategico di sostituirsi all’aiuto militare americano per continuare a sostenere Kiev, quando è chiara la sua sconfitta sul campo, a seguito dell’impossibilità di riprendersi i territori invasi della Crimea e del Donbass? In questo caso, perché lo si farebbe e quale è l’obiettivo che ci si propone? Mistero fitto.

Altra critica feroce: si rimproverano a Macron i tentativi tutti abortiti di convincere Vladimir Putin a desistere dai suoi propositi, fidandosi della propria forza di convinzione, ma senza avere le “carte” per pesare sulla decisione dello Zar, poiché non era possibile offrirgli alcuna garanzia sulla neutralità dell’Ucraina. Tuttavia, non solo il presidente francese aveva insistito su questa linea, stalkerizzando Putin, ma addirittura si era spinto a consigliare agli alleati europei e americani di “rispettare gli interessi della Russia”, evitando soprattutto di “umiliarla”.

Volendo trarne le conseguenze logiche, all’epoca dei fatti Macron era convinto che la Russia avesse buone ragioni per invadere e che, addirittura, in quella guerra per proxy fosse lei l’anello debole rispetto alla potenza di fuoco dell’Occidente. In questo erratico “macronare” (lett.) qualcuno aveva accusato addirittura di filoputinismo il presidente francese.

Dopo di che, dal giungo 2023, si è assistito a un completo capovolgimento di fronte, quando Macron ha indossato metaforicamente l’elmetto contro Putin, proclamando che la Russia non doveva vincere la guerra e l’Europa era invitata a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo che si fosse reso necessario, fino alla vittoria che, evidentemente, non avverrà mai.

Rincarando la dose, Macron per primo è arrivato a ipotizzare e proporre nel febbraio 2024 l’invio di soldati in Ucraina, ma non si sa bene con quale protocollo d’ingaggio e con quali contingenti, fino a cambiare di nuovo versione lo scorso 5 marzo, parlando di truppe di pace per garantire il cessate il fuoco.

Ma è il passaggio sul nucleare a ricevere la critica più feroce. Come si fa, infatti, a proporre agli altri 26 Paesi dell’Unione di sostituirsi all’ombrello nucleare americano, atteggiandosi a nume tutelare di una difesa europea molto al di là da venire, da realizzare per di più senza costi aggiuntivi, ovvero senza fare ricorso alla coscrizione obbligatoria e all’aumento delle tasse per i francesi?

Morale: più Macron si esprime in pubblico, più aumenta l’angoscia dei francesi nei confronti della guerra. Ma la cosa davvero paradossale è che, mentre Donald Trump vuole la fine immediata dei combattimenti, né l’Ucraina, né l’Europa sembrano convincersi fino in fondo: i primi continuano a sognare la vittoria su Putin che metta fine al Dna imperialista della Russia. Mentre gli altri fanno finta di credere ancora nella possibilità di cooptare l’Ucraina nella Nato, quando il suo maggiore azionista non ne vuole sapere, volendo mettersi d’accordo con Mosca.

Per non parlare poi del tentativo velleitario di inviare contingenti anglofrancesi in territorio ucraino, quando è chiarissimo che nessun soldato della Nato potrebbe formalmente mettere piede in Ucraina, se non si vuole rischiare l’ennesimo conflitto mondiale.

Ancora: come è possibile far credere a Volodymyr Zelensky e ai suoi che l’Europa così mal combinata potrebbe mai supplire alla tecnologia satellitare e al supporto dell’intelligence americane sui terreni di battaglia? Ma, poi, se è vero, come sostengono Macron e altri alleati, che la Russia ha intenzione di invaderci entro il 2030, che cosa aspettiamo noi europei per entrare a nostra volta in un’economia di guerra? 

Per ora, soltanto discorsi vuoti in merito alla tanto declamata “difesa europea”, senza che però sia stata evocata nessuna vera strategia per fronteggiare la Russia, dato che gli 800 miliardi di Ursula Von der Leyen non sono che un manifesto di facciata. Infatti, soltanto 150 di questi proverrebbero da risorse europee, mentre il resto graverebbe sull’indebitamento complessivo dei singoli Paesi membri. In realtà, tutti sappiamo benissimo che a decidere sull’Ucraina saranno Putin e Trump, e Kiev non potrà fare altro che accettare le loro condizioni. Tolte le sanzioni alla Russia, una volta raggiunto l’accordo per il cessate il fuoco, a beneficiarne quasi esclusivamente saranno gli scambi commerciali russo-americani.

Così, dopo il voltafaccia di Trump, l’Europa e la Francia si troveranno nella sgradevole posizione del “perdant-perdant”, avendo perduto la guerra e dissipato molte decine di miliardi nel vano tentativo di difendere l’Ucraina. E tutto ciò, grazie alla retorica macroniana e di coloro che, molto prima dell’avvento di Trump, si sono rifiutati di sedersi attorno a un tavolo per ricercare un accordo con Putin e ricostruire una relazione corretta di buon vicinato con la Russia.

Avviso finale ai naviganti: attenti a non commettere (noi europei) nessun passo falso, in questo momento cruciale della trattativa Putin-Trump per un accordo di pace in Ucraina. Come darle torto, Onorevole Lellouche?

Aggiornato il 25 marzo 2025 alle ore 11:01