Il Deep State di Londra e Ue fa guerra alla finanza Usa

Fa capolino sulle principali agenzie (l’Ansa per esempio) la notizia che il Dipartimento di Stato Usa “è pronto a chiudere un certo numero di consolati in Europa occidentale nei prossimi mesi”. Lo avrebbero riferito al quotidiano inglese The Guardian alcuni funzionari di Stato Usa. La verità ufficiale sarebbe che, Washington intenderebbe trasferire nella capitale americana entro metà 2025 gli uffici che si occupano di diritti umani, rifugiati, giustizia penale globale, questioni femminili e tratta di esseri umani. Invece la verità ufficiosa ci conferma che è in atto una guerra per il riassetto ed il comando del Deep State occidentale e globale.

I due contendenti sono il capitalismo di matrice londinese e quello Usa. In questa guerra, visibile all’uomo di strada solo per perdita di lavoro e l’aumento di povertà diffusa, si confrontano senza esclusione di colpi la City di Londra (quel miglio quadrato all’interno della Greater London) ed i poteri capitalistici che oggi supportano Washington di Donald Trump.

Spesso la gente comune è portata a confondere la Gran Bretagna con Londra e con la City di Londra: sono entità statutariamente distinte. Stesso discorso vale per Washington Dc, che è il potere che controlla finanziariamente e politicamente gli Usa. Il potere è per definizione piramidale, e nel sistema angloamericano da secoli regna la regola che i pilastri di logge e lobby organizzino compensazioni e bilanciamenti: ambiti in cui si entra per cooptazione massonica o per alta affidabilità e preparazione filtrata dai servizi segreti bancari e militari; si tratta di “organismi” sovrani aziendali, con relative leggi interne ed identità consolidata in secoli.

Quando si parla di “City of London Corporation” si allude esplicitamente allo storico governo economico della City di Londra. Ambito che include unicamente, e per accordo storico con la Corona, la City: ovvero il “miglio quadrato” che non può per legge entrare nella gestione della Greater London e della stessa Gran Bretagna. Ma la City conta più della stessa Corona nella gestione degli affari, ieri della Compagnia delle Indie e poi delle commodity coloniali e oggi delle multinazionali britanniche: la denominazione ufficiale dell’ente per la Corona di Londra è “Mayor and Commonalty and Citizens of the City of London”. Il suo concorrente a fasi alterne è, da dopo la Rivoluzione americana, la grande loggia finanziaria di Washington. La Corporation della City sarebbe per gli storici l’unico comune medievale rimasto in Europa, e lì si decide chi assurge a “barristers” superiore: ovvero avvocato che cura gli interessi, gli affari e le cause delle multinazionali britanniche. La Corporation di Londra è prevista e tutelata dall’articolo 9 della Magna Carta dal 1297, aspetto che ha per la Corona rilevanza costituzionale.

Lo scontro finanziario di oggi tra Londra e Washington non ha mai toccato nella storia momenti similari, nemmeno agli albori dell’indipendenza americana. Ovviamente questa guerra non fa prigionieri. E l’Italia si trova nel guado: ovvero servire Londra o Washington, il Deep State della City o l’amministrazione Trump? Attualmente il potere che conforta il partito Democratico Usa si è barricato tutto tra Londra, Amsterdam e Bruxelles (con diramazioni a Parigi e Francoforte): ovviamente tentano di disarcionare Donald Trump attraverso manovre finanziarie. Il tallone d’Achille dell’Italia è tutto nel fatto che Londra controlla Amsterdam, e tutte le multinazionali italiane sono in Olanda: basti solo pensare a Eni, Agip, Pirelli, Armani Olanda, Stefanel International holding, Benetton Olanda, Telecom Italia, Tiscali Olanda, Fiat, Piaggio, Aprilia, Barilla, Luxotica, Segafredo, Ferrero, Barilla, e la lista è lunghissima e contiene tutte le aziende del Belpaese.

A noi comuni mortali è stato detto che, domenica 2 marzo 2025 “i leader europei si sono riuniti a Londra per discutere di piani congiunti per la difesa e la sicurezza del Vecchio Continente”: vertice che avrebbe anticipato di quattro giorni il Consiglio europeo straordinario sull’Ucraina, sul supportare ad oltranza il combattente Zelensky. Di fatto i due appuntamenti sono la risposta di Londra alla svolta di Washington sul conflitto russo-ucraino. C’è una competizione tra Londra e Washington circa la gestione delle materie prime ucraine, ma anche delle commodity planetarie, come per esempio l’estrazione minerarie in Groenlandia. Non è un mistero che Londra puntasse su un nuovo mandato di Joe Biden alla Casa Bianca, in alternativa su Kamala Harris. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha scombinato gli affari della City londinese. Non dimentichiamo che Londra controlla finanziariamente Bruxelles, Amsterdam e Francoforte: di fatto l’uscita dall’Unione europea della Gran Bretagna non ha intaccato i rapporti finanziari apicali.

Già la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco (tenutasi dal 14 al 16 febbraio) aveva evidenziato le profonde divergenze tra Usa ed Unione Europea sul conflitto russo-ucraino. Poi il vicepresidente Usa J.D. Vance ha parlato chiaramente di escludere Ue ed Ucraina dai colloqui di pace con Mosca a Riyad. La risposta dell’Ue la dava il presidente francese Emmanuel Macron, che convocava il “vertice europeo d’emergenza” di Parigi. Londra è alleata alle cancellerie Ue, e sono unite contro gli Usa. Di fatto, i tremila uomini che l’Ue manderebbe in Ucraina, sono una minaccia tesa a destabilizzare la pace mediata dagli Stati Uniti. Certo Italia e Spagna tentano di defilarsi, di parlare tiepidamente di pace: ma Londra e Bruxelles reagiscono minacciando patrimonialmente italiani e spagnoli.

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata l’unica in Europa occidentale ad adottare la posizione di neutralità rispetto all’incontro Trump-Zelensky. Ma non nascondiamoci dietro un dito, Ursula Von der LeyenMark Rutte possono ordinare in qualsiasi momento una tempesta finanziaria contro l’Italia. Di fatto la City di Londra potrebbe armare nuovi summit, stile Yacht Britannia 1992, per intimorire e poi decapitare vertici pubblici ed aziendali nei paesi Ue non allineati con Londra e Bruxelles. L’Italia tenta di barcamenarsi, posizione che ricorda tanto il vertice di Stresa del 1935, quando il Belpaese mediava tra i ministri europei dell’epoca, il francese Pierre Laval, il britannico Ramsay MacDonald ed una Germania che cresceva a vista d’occhio. La storia ci insegna che l’Italia non deve più mediare, ma scegliere. In questo caso Trump potrebbe offrire al Belpaese un appoggio incondizionato, fortificandola monetariamente per farne una cuspide di Washington nel fianco dell’Ue e dei poteri finanziari di Londra. Dal canto loro, Londra e Bruxelles pur di non mollare l’osso sarebbero disposte ad arroccarsi nelle loro “città proibite” per poi gettare nel marasma l’Europa.

Del resto, che lo scontro non preveda nessun prigioniero e poche trattative, s’evince dall’ordine di distruggere le imprese di Elon Musk partito dal Deep State euro inglese. Quanto si sta raccontando è ben chiaro a Mosca, che non dimentica quanto la City londinese abbia sempre considerato da almeno mille anni l’Oriente il “nemico naturale”, riuscendo a distruggere la “Lega anseatica” e gli accordi tra mercati che operavano nel Medioevo tra Mare del Nord e Baltico. All’epoca il “destino manifesto” era nella visione londinese che considerava nemici tutte le compagnie marittime che creavano mutua assistenza nei traffici con la Russia, risalendo Dnepr e Volga per raggiungere il cuore dell’Orda d’Oro. Rotte terrestri e marittime che Londra voleva controllare. Uccisa la “Lega anseatica”, la City instaurava il proprio eterno controllo sui mercati di Amsterdam, Anversa, Rotterdam e Amburgo. Formalmente la Lega anseatica non si sciolse mai, ma da cinquecento anni a questa parte nessun operatore mercantile o finanziario di Amsterdam ha mai più osato spezzare una lancia in favore del “nemico naturale” di Londra.

Donald Trump sta cercando di cambiare la storia, anche dei rapporti tra Europa occidentale e orientale.

Aggiornato il 07 marzo 2025 alle ore 13:35