
Dall’attuale dibattito internazionale iniziano a emergere i veri confini di un centro di potere riassunto nella figura del presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen in particolare e dell’Unione Europea in generale, ossia quelli che vogliono armare l’Ucraina, perseverando nella narrazione di un potenziale pericolo d’invasione dell’Unione Europea da parte della Russia, ormai smentito e confutato dalla stessa evidente politica diplomatica, e non più belligerante, della reale avversaria (se non vera nemica storica) della Russia, ossia la nazione degli Stati Uniti d’America.
Nonostante questo radicale cambio di rotta della presidenza statunitense di Donald Trump, il quale non fa altro che rivendicare i milioni di dollari dati all’Ucraina, che essa stessa avrebbe dovuto utilizzare per armarsi durante la passata amministrazione Biden e che, invece, in gran parte sono andati perduti nelle “tasche” di qualche sconosciuto, i discepoli della Fabian Society (società di stampo collettivistico-finanziario) come Ursula von der Leyen e il nostro ex presidente del Consiglio Mario Draghi, insistono nel voler finanziare l’Ucraina per una guerra senza soluzione di continuità, se non già persa in partenza dalla medesima.
Pertanto, come non ricordare quando “l’intoccabile” Draghi annunciava ai quattro venti che bisognava investire (o per meglio dire “sperperare”) i soldi dei contribuenti italiani per finanziare la “fondamentale” guerra in Ucraina, anche a scapito di subire l’aumento dei prezzi nostrani del gas e della luce (come poi, infatti, è accaduto e ancora sta accadendo), durante una storica conferenza stampa.
Una guerra tanto orribile quanto inutile, che, peraltro, ha causato diversi morti proprio tra gli stessi ucraini, vittime delle decisioni del loro inappropriato presidente Zelensky, “stupefacente” nella sua incompetenza etero diretta da coloro che oggi vogliono continuare questa ignobile guerra.
Invero, gli sviluppi recenti, in particolare la rottura tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e l’ex presidente statunitense Donald Trump, potrebbero accentuare le divisioni tra i leader europei, i quali si troveranno di fronte a un dilemma: continuare a sostenere Trump, schierarsi con Zelensky o cercare una via di mediazione.
Trump si sta posizionando come mediatore, cercando di raggiungere un accordo per la pace in Ucraina e facendo leva sugli investimenti americani nelle Terre Rare nel paese, un tema di rilevanza strategica.
Questo approccio potrebbe garantire una certa sicurezza a Kiev, poiché Washington non permetterebbe mai che i suoi interessi industriali venissero minacciati da qualsiasi aggressione russa.
La rottura, avvenuta durante una conferenza stampa, ha messo in evidenza le tensioni tra le aspettative di Zelensky e le posizioni di Trump, il quale, da pragmatico uomo d’affari, ha sottolineato che l’Ucraina sta affrontando gravi difficoltà.
La risposta di Zelensky, recepita dal suo interlocutore come provocatoria, ha innescato una reazione da parte di Trump, evidenziando una spaccatura che potrebbe avere ripercussioni sul supporto internazionale che la Ucraina riceve da parte degli Usa.
Il vertice che si è svolto a Londra ha visto la partecipazione attiva della leadership dell’Unione Europea, con figure come Ursula von der Leyen e Roberta Metsola che si sono espresse con toni forti pro-Zelensky, il che suggerisce una certa pressione affinché i leader europei si schierino in modo più deciso.
Tuttavia, la posizione dell’Italia, rappresentata dalla premier Giorgia Meloni, sarà fondamentale. Meloni, pur avendo relazioni amichevoli con Trump, deve tenere conto della sovranità limitata del suo paese e dell’opinione pubblica, che si dimostra poco propensa a sostenere un conflitto bellico.
Se i leader europei non troveranno una posizione condivisa, potrebbe emergere un’ulteriore divisione, compromettendo l’unità occidentale nel sostegno all’Ucraina.
La speranza è che si possa trovare una soluzione equilibrata e che non si precipiti verso un’escalation militare che molti cittadini, come dimostrano i sondaggi, non sono disposti ad affrontare.
In verità, l’ignoranza sui reali fatti e antefatti storici porta ciascuno a essere irretito nella propaganda di parte, privando se stesso di avere una reale cognizione della situazione in atto.
La guerra in Ucraina è oggettivamente scoppiata nel mese di maggio del 2014 e da questo periodo sono iniziati a morire bambini e adulti della zona auto proclamatasi indipendente del Donbass (con 6 milioni di cittadini filorussi) e che per questo motivo l’Ucraina ha bombardato e distrutto finché non è subentrato lo scontro con la Russia.
Al postutto, chiunque oggi vuole armare l’Ucraina, vuole la guerra e non esiste alcun pericolo d’invasione della Russia in Europa, ciò si evince anche da un servizio-documentario trasmesso dal Tg2 nel lontano 2016, che di seguito si riporta, in cui si raccontano le vere ragioni che hanno generato la guerra in Ucraina.
“Conoscere per deliberare” di Luigi Einaudi
Aggiornato il 03 marzo 2025 alle ore 12:01