
L’Ucraina non potrà opporsi ad alcun pagamento dei danni di guerra, debiti che salderà spaccandosi a metà per zone d’ingerenza, concedendo sempiterno sfruttamento del proprio suolo e sottosuolo. L’Unione europea invece presenterà il conto degli ultimi cinque anni ai propri cittadini: la “cartella esattoriale” metterà insieme costi della pandemia e danni economici derivanti dall’aver partecipato alla guerra in Ucraina.
Secondo un report pubblicato più di un anno fa dalla Banca mondiale, i soli danni diretti alle infrastrutture ed agli edifici in Ucraina venivano stimati in 152 miliardi di dollari: a cui vanno aggiunti importi ben più gravosi, dovuti alle elargizioni fatte allo Stato ucraino dalla politica europea e da istituzioni economiche Usa; queste ultime oggi sotto indagine da parte della presidenza Trump.
Pierre Haski, giornalista francese, tra i fondatori del sito d’informazione Rue89, esperto di politica estera di Radio France Inter ha spiegato su Internazionale come le elezioni del 5 novembre abbiano cambiato le parti in causa: “JD Vance ha presentato un piano di pace che somiglia molto alla lista delle rivendicazioni del Cremlino e sancirebbe le conquiste territoriali russe”, scrive Haski; dimostrando il cambiamento nei rapporti di forza mondiali dovuto all’accordo di pace stilato dai due vincitori, Russia e Usa di Trump. L’Unione Europea non ci sta, perché luogo d’esilio del deep state democratico, che minaccia ancora di accontentare Zelensky promettendo armi e soldi a Kiev. Parimenti Germania e Francia assicurano al presidente ucraino un esilio dorato a Parigi: “come quello che Nicolas Sarkozy prometteva a Gheddafi?” si starà domandando qualcuno, e la maggior parte degli uomini di potere sanno che Zelensky non può dormire sonni tranquilli. Soprattutto, se si aprisse un processo internazionale ai fatti che hanno condotto alla guerra in Ucraina, l’attore Zelensky potrebbe getteare la maschera, rivelando tutte le promesse (probabilmente anche le elargizioni) ricevute dai famigerati 007 della City londinese (“invisibili” eredi degli uomini di Barings e Warburg che si riunivano sullo Yacht Britannia mentre in Italia cadeva la Prima Repubblica ).
Ma in Occidente c’è il perdente di questa guerra (il deep state finanziario dei Democratici) ed il vincitore (i poteri bancari prossimi a Donald Trump ed Elon Musk): ecco che il Wall Street Journal ha ipotizzato un promemoria debitorio e finanziario di quest’ultimo conflitto, dimostrando che è nato come prova di forza nel contesto di ridefinizione dell’ordine mondiale.
I due vincitori, Trump e Putin, hanno fatto stilare ai rispettivi funzionari l’elenco di quanto dovuto loro dai soccombenti: in pratica viene presentato ad Ucraina ed Unione Europea il conto dell’impresa bellica. Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti ha chiesto all’Ucraina l’accesso incondizionato alle risorse minerarie per compensare i miliardi di dollari che l’amministrazione Joe Biden ha versato improvvidamente a Kiev: tra i beninformati Usa già circola voce dell’enorme inchiesta contabile che descriverebbe la famiglia Biden fin troppo interessata alla gestione delle elargizioni a Zelensky, aspetto che allunga l’ombra della corruzione sulla precedente amministrazione. Pur di salvarsi, Zelensky si sarebbe già dichiarato, come riporta France Presse, disponibile a firmare l’intesa con gli Usa sui minerali: in pratica due contratti con gli Usa, che permetterebbero alle multinazionali a stelle e strisce di effettuare due prelievi (spalmati nel tempo) di minerali dal sottosuolo ucraino, ciascuno fino al raggiungimento di 500 miliardi di dollari di valore corrente. In pratica un risarcimento danni agli Usa per circa1000 miliardi di dollari. E la Russia non batte ciglio ed acconsente, perché Mosca potrà ottenere molto di più da Kiev con il bene placet di Washington. Come contentino umanitario gli Usa concedono la creazione di un “fondo congiunto Ucraina-Usa”, che permetterebbe la ricostruzione dell’area distrutta dalla guerra. Il progetto del “fondo” consente ad Emmanuel Macron di vendere la linea Trump all’Unione Europea come condivisibile. Ma è evidente che l’Ue, che ha tanto caldeggiato la guerra alla Russia, sia stata messa fuori dall’affare ricostruzione. Quest’ultimo è tutto ora nelle mani di Trump e Putin. Gli Usa lasceranno che circa il 20 per cento del territorio ucraino venga amministrato da Mosca. È di fatto una nuova Yalta, ed anche questa volta le macerie cadono tutte in testa all’Europa, la cui leadership ha investito i soldi dei cittadini (indebitandoli) nella ricostruzione dell’Ucraina post-bellica: reputando di poter entrare in quel mercato dell’Europa Orientale al pari delle multinazionali tedesche ed austriache che dopo il 1999 s’appropriavano dell’economia dell’ex Jugoslavia.
Il calcolo è andato malissimo con l’Ucraina di Zelensky, oggi l’Ue ha bisogno di mettere immediatamente una pezza al buco ucraino espropriando in breve tempo un migliaio di miliardi di euro ai cittadini. A chiederlo sono i poteri bancari che controllano Bruxelles: ricordano quotidianamente alla von der Leyen che, al lordo degli aiuti internazionali concessi ai paesi dell’area euro, l’indebitamento dei Paesi europei ha superato i 13mila miliardi di euro a causa del sommarsi di misure anti-pandemiche e guerra. C’è da credere Giorgia Meloni stia cercando una sponda di salvezza per l’Italia, probabilmente un accordo bilaterale con gli Usa siglabile prima della catastrofe, prima del fallimento dell’euro.
Aggiornato il 28 febbraio 2025 alle ore 13:23