Occidente contro Occidente

Trump censurato, nuova spaccatura dopo la guerra in Iraq

E se Donald Trump, dicendo che una tregua (o persino la pace) arriverà nelle prossime settimane dicesse una cosa concreta, invece di una sparata? Perché omissioni e censure su questa notizia da parte della nostra stampa? E perché la stampa e la politica europeista si inalberano sul voto degli Stati Uniti rispetto all’Ucraina? Parliamo dell’abc della diplomazia: se gli Usa trattano con Vladimir Putin, come potrebbero nelle stesse ore votare con la Ue contro la Russia? È banale ma reale, eppure come mai quasi nessun medium generalista ha evidenziato la notizia che la pace potrebbe essere ottenuta entro marzo? Forse la notizia non era rilevante? Forse si tratta della boutade di un pallone gonfiato, ma parliamo comunque del presidente degli Stati Uniti, non di Walter Veltroni (con tutto il rispetto). Diciamo che in questo caso la falsificazione si accompagna a una censura. Ci si scandalizza per il voto di astensione americano sulla mozione pro Ucraina, ma non si dà notizia sullo spiraglio) di pace – vero o falso che sia, sarebbe notizia da prima pagina (e non parlo del veritiero ed edificante film Prima pagina di Billy Wilder).

Sarebbe ovvio per chi si occupa di politica internazionale ricordare ai lettori (di norma poco consci, oppure resi poco consapevoli della realtà) che la diplomazia ha delle regole, basandosi su un Galateo ultrasecolare, ma anche sulla spregiudicatezza più selvaggia. Europei e italiani hanno dimenticato cosa sono le guerre: si veda qui quanto gli eserciti europei si siano quasi autodecapitati. L’Italia negli anni Ottanta aveva 24 brigate (circa 80mila soldati) e poi ne ha tagliate 11, le ultime due nel 2002, e la Germania ha fatto peggio. Così facendo la costola bismarckiana-merkeliana-mitterandiana-gollista-schleiniana dell’Occidente ha dimenticato cosa è il realismo in politica estera. Vuol dire sputare balle sul piatto in cui si mangia.

Pochissimi giornalisti hanno ricordato il periodo peggiore delle relazioni tra Stati Uniti e Stati DisUniti (l’Europa), che non è quello attuale, parlo della Seconda guerra irachena del 2003. Apro la pagina Wikipedia su questo conflitto. So bene che fu un errore geopolitico, perché diede troppo potere all’Iran, che si ritrovava gratuitamente una neocolonia in Iraq. Tuttavia – a differenza degli analisti laureati a Pyongyang o sulla spiaggia di Ipanema (Rio de Janeiro) – ricordo benissimo quale fosse la repressione imposta dalla minoranza sunnita di Saddam Hussein alla maggioranza sciita e a quella curda a nord. Guidata dal presidente francese più fanfaluco e bullo, Jacques Chirac, la canea antiamericana, veterocattolica, stalinista e fascista occupò giornali, tivù, piazze, bar e persino le camere da letto. Non si parlava d’altro, in Europa, e tutti dicevano la stessa cosa, come ai tempi di Iosif Stalin e del nazifascismo. Putin, silente come un Tonton Macoute, se la godeva. Oggi siamo a quel livello, e non parlo de l’Unità, del Fatto. Me lo confermano i discorsi (gli stessi fatti sugli “ebrei di Israele”) di molti anziani, ex operai ed ex comunisti, che oggi planano qua e là quanto al voto, badando bene alla difesa del Welfare e della pensione (cosa giusta) ma che, in secondo luogo, ogni tanto inveiscono molto più di Matteo Salvini.

Qualcuno – milanese soprattutto – arriva ad auspicare l’affondamento delle barche dei migranti. Cosa strana, per persone che difendono i diritti umani, ma certo en privé anche l’estathé diventa un veleno. Ieri ho aggiunto alla pagina Wikipedia sull’Invasione dell’Iraq del 2003 un paragrafo, dato che il testo evidenziava l’argomento fatuo dell’inesistenza di prove sulle armi di distruzione di massa. Ho scritto che i gas nervini o l’iprite erano stati usati da Saddam, contro i villaggi dei curdi iracheni. Quindi le aveva, ma di quell’arma di massa i pacifisti a senso unico smarrito se ne fregavano, e se ne fregano ancora. Se leggete Occidente contro Occidente (Lindau, 2004), scritto da un francese controcorrente, e quindi eroico, il filosofo André Glucksmann, trovate un fantastico esempio di invettiva, L’autore si chiede come mai i francesi hanno dato più preferenze (3 a 1), sulla scala del consenso, a Saddam Hussein che a George W. Bush, e io penso alle preferenze anche più immonde di questi mesi, tra Hamas e Israele, tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Anche nel 2003 come oggi, l’Onu diventa il Paradiso, e gli Usa l’Inferno. Bush viene scomunicato perché trasgredisce il diritto internazionale invadendo una nazione, e perché non ha un’esplicita autorizzazione Onu. Glucksmann disquisisce sull’Onu – che però affida i diritti umani all’Iran – colpevole di essere diventata infallibile e potente come il papato del Medioevo.

Sull’Onu Gluksmann scrive che: “È come Dulcinea del Toboso. Mentre l’incredulo (Sancho Panza) scorge solo una vaccara, Don Chisciotte si esercita a vedere ciò a cui crede senza credere a ciò che vede”. Sembra di vedere il duo di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, e quelli che oggi difendono Putin. Tornando a oggi, a parte le parole che Trump tira fuori a raffica – forse per scombussolare il sistema stampa-politica europeo che per lui è tutto “bideniano”, il presidente americano ha bisogno di pacificare Europa e Medio Oriente, almeno per un poco, prima di pensare alla Cina. Usa metodi poco diplomatici? Rovesciamo l’opinione comune sulla diplomazia. Prendiamo gli anni e i giorni prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale: il 24 agosto 1939, una settimana esatta prima dell’invasione tedesca della Polonia, Iosif Stalin decide di “allearsi con Adolf Hitler, firmando il patto Molotov-von Ribbentrop. Anche se c’era una idea comune di Governo (la dittatura di partito e la guerra alle democrazie liberali) in realtà Iosif Stalin voleva soltanto salvarsi le terga: sapeva dei movimenti di truppe hitleriane, ma sapeva anche di non essere pronto alla guerra. In quei mesi furono gli Stati Uniti (gli unici ad avere una visione globale) ad aiutare il “nemico” post 1945 ad armarsi, inviando mezzi e uomini a Mosca per rilanciare l’industria pesante sovietica.

Sarò anche più eretico: la stessa paura potrebbe aver spinto il “vile” Neville Chamberlain a fare dhimmitudine nei confronti di Hitler col Patto di Monaco del 1938, quando i franco-inglesi diedero via libera alla Germania, che si prese prima la Cecoslovacchia tedesca, e poi tutto il restante. Forse volevano armarsi e la loro non era una resa prima di combattere, ma la ricerca di tempo per armarsi al meglio? Il dubbio resta, se pensiamo a quanto avvenne poi alla Francia, rimasta indietro di 25 anni rispetto alle modalità delle guerre con mezzi corazzati veloci (vedasi la linea Maginot). Questo per ricordare a chi sale in pedana che la diplomazia segue percorsi a volte strambi ma necessari per giungere a risultati concreti. È probabile che la speranza di pace non venga soddisfatta dal duo Trump-Putin, se non grazie a scelte pessime ai danni dell’Ucraina. Al momento non possiamo saperlo. Sappiamo però (in pochi) che il correre a vuoto di galline starnazzanti e con le penne arruffate è – comunque vada – il contrario del Give peace a chance.

Aggiornato il 26 febbraio 2025 alle ore 12:20