
Alla Conferenza per la sicurezza di Monaco di settimana scorsa, l’episodio ha strappato più di un sorriso: una giornalista ha chiamato Friedrich Merz “cancelliere”, nonostante Olaf Scholz fosse ancora in carica e le elezioni fossero a dieci giorni di distanza. Un lapsus? Forse. Ma di certo non una gaffe imperdonabile, visto che in Germania ormai quasi nessuno dubita che sarà proprio il leader dell’Unione cristiano democratica a guidare il prossimo governo. La domanda, semmai, è con chi. La Cdu, insieme alla Csu bavarese, è data intorno al 30 per cento: tanto, ma non abbastanza per governare da sola. Merz lo ripete da un anno: vuole una coalizione il più snella possibile, con uno – massimo due – alleati. Non si sa ancora quanto questo sia realizzabile.
Alternative für Deutschland, seconda forza al 19,7 per cento (secondo i prospetti di YouGov), è fuori dai giochi: l’esperimento di collaborazione tentato al Bundestag il mese scorso si è chiuso con un nulla di fatto e Merz ha già sbattuto la porta. A sinistra, poi, la strada è ancora più impervia. La Linke è in crescita sopra il 7 per cento, ma resta agli antipodi della Cdu. E la neonata Bündnis Sahra Wagenknecht (Bsw), formazione filorussa – nata da una scissione della Linke – è difficile che superi la soglia di sbarramento del 5 per cento, stesso destino che potrebbe toccare ai liberali del Partito liberale democratico. E qui entra in gioco il meccanismo elettorale tedesco, che potrebbe giocare a favore di Merz. Se Bsw e Fdp restano fuori dal Bundestag, i seggi che avrebbero conquistato vengono redistribuiti tra i partiti che hanno superato lo sbarramento. Un dettaglio non da poco, perché significherebbe più spazio per la Cdu e i suoi potenziali alleati. In questo caso Merz farebbe asso pigliatutto.
Ma chi sono questi possibili colleghi di coalizione? Merz ha già fatto due nomi: i Verdi, accreditati al 12,7 per cento, e i socialdemocratici dell’Spd, dati al 15,6 per cento. Se potesse scegliere, ne porterebbe al governo uno solo, evitando la complicazione di un’alleanza a tre. La fine della coalizione semaforo potrebbe servire da lezione. Ma qui si entra in un terreno minato: meglio un’intesa con i Verdi, con i quali le divergenze su clima ed economia sono profonde, o con un’Spd uscita a pezzi dall’era Scholz? La Germania conoscerà la risposta domenica 23 febbraio. E, con ogni probabilità, anche il nome del prossimo cancelliere. Che, a meno di clamorosi colpi di scena, sarà proprio Friedrich Merz.
Aggiornato il 21 febbraio 2025 alle ore 13:46