
In atto tentativi di riavvicinamento. Oggi è in programma un incontro cruciale tra il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e Keith Kellogg, inviato della Casa Bianca per la Russia e l’Ucraina. Un faccia a faccia che arriva nel pieno delle polemiche innescate dal presidente Usa Donald Trump, che in un’intervista ha definito il capo di Kiev “un dittatore”, pur senza mettere in discussione l’alleanza tra i due Paesi. Al centro della polemica c’è la visita a Kiev, la scorsa settimana, del segretario al Tesoro, Scott Bessent. L’amministrazione Trump aveva avanzato una proposta che non poteva certo passare inosservata: il 50 per cento delle terre rare presenti nel sottosuolo ucraino in cambio degli aiuti finanziari e militari ricevuti in passato. Zelensky avrebbe respinto la richiesta. “Scott Bessent è andato lì ed è stato trattato in modo piuttosto scortese, perché in pratica gli hanno detto no. E Zelensky stava dormendo e non era disponibile per incontrarlo”, ha dichiarato il presidente Usa. Anche qui, non si sa dove sia la verità. I registri ufficiali indichino che i due si siano effettivamente visti il 12 febbraio, andando contro la versione della Casa Bianca.
Il vero problema, è che l’Ucraina e l’Unione europea sono sempre più preoccupate per i movimenti dietro le quinte tra Washington e Mosca. L’incontro di martedì scorso a Riad tra il segretario di Stato americano, Marco Rubio, e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha scatenato una reazione a catena nell’Ue: il timore è che gli Stati Uniti possano chiudere un accordo con il Cremlino, tagliando fuori Kiev e Bruxelles. Timore poi fugato dalle dichiarazioni di J.D. Vance. “Penso che i russi vogliano vedere la guerra finire”, ha detto l’inquilino della Casa Bianca, “ma penso che abbiano un po’ le carte in regola, perché hanno preso un sacco di territorio, quindi hanno le carte in regola”.
“Zelensky farebbe meglio a muoversi in fretta o non gli resterà più un Paese”, ha scritto senza mezzi termini su Truth social. E ancora: “Si rifiuta di avere elezioni, è molto basso nei sondaggi ucraini e l’unica cosa in cui era bravo era suonare Joe Biden come un violino”. Ma i numeri racconterebbero un’altra storia: secondo il Kyiv international institute of sociology, la fiducia degli ucraini nel loro presidente non è mai scesa sotto il 50 per cento dall’inizio della guerra. Le parole di Trump non sono rimaste senza risposta, nemmeno in patria. L’ex vicepresidente Mike Pence ha redarguito il tycoon, sottolineando come la responsabilità dell’invasione ricada interamente su Mosca. “Signor presidente, l’Ucraina non ha iniziato questa guerra. La Russia ha lanciato un’invasione non provocata e brutale che ha causato centinaia di migliaia di vittime”, ha scritto su X.
Aggiornato il 20 febbraio 2025 alle ore 16:18