Il piano di Starmer per l’Ucraina

Un esercito leggero coadiuvato dal “monitoraggio tecnico”. Il premier inglese Keir Starmer ha presentato insieme a Emmanuel Macron il piano, di matrice anglo-francese, per le eventuali truppe di pacekeeping sul suolo ucraino. Dopo i vari passaggi – a vuoto e non – di inizio settimana, la prossima fase della guerra tra Russia e Ucraina sta entrando nel vivo. E i discorsi sulla situazione post-conflitto, con lei. L’idea del prime minister è quella di non schierare un esercito imponente sul terreno – circa 30mila soldati europei per presidiare città, porti e infrastrutture strategiche – bensì di affidarsi a un sofisticato sistema di “monitoraggio tecnico”, con aerei da ricognizione, droni e satelliti per fornire “un quadro completo di ciò che sta accadendo”. Un alto funzionario occidentale ha spiegato che l’obiettivo è garantire sicurezza e stabilità, senza entrare direttamente nel fuoco incrociato. La missione, però, non sarà solo occhi e orecchie digitali: avrà anche una componente difensiva concreta. L’operazione prevede la capacità di “individuare e respingere gli attacchi”, così da riaprire lo spazio aereo ucraino e consentire il ritorno dei voli commerciali. Inoltre, secondo il Telegraph, verranno inviate anche navi da pattugliamento nel Mar Nero per tenere sotto controllo le mosse di Mosca e proteggere le rotte di navigazione commerciale, un nodo cruciale per l’economia di Kiev.

Nel frattempo, la partita diplomatica si gioca anche sul fronte anglo-americano. Keir Starmer incontrerà Donald Trump la prossima settimana, ma i dettagli su cosa intenda proporre restano avvolti nel riserbo. Il ministro della Cultura Lisa Nandy, intervistata dalla Bbc, ha confermato che il premier britannico parlerà del ruolo dell’Europa a sostegno di Kiev, senza però chiarire se metterà sul tavolo l’invio del contingente europeo dopo un eventuale cessate il fuoco. Un nodo delicato, reso ancora più spinoso dalle recenti dichiarazioni del tycoon su Volodymyr Zelensky, definito “un dittatore”. Da Londra arriva il consiglio dell’ex ambasciatore britannico negli Stati Uniti, Kim Darroch, che suggerisce a Starmer di evitare polemiche dirette con Trump su questo tema e di concentrarsi invece sul futuro del sostegno allUcraina. Una linea che il premier avrebbe sposato a pieno, esprimendo già solidarietà a Zelensky in una telefonata, chiarendo di non condividere le accuse del presidente americano e di considerare “perfettamente ragionevole” la sospensione delle elezioni in tempo di guerra.

Nel Belpaese, invece, il vicepremier Antonio Tajani guarda con scetticismo al piano anglo-francese e punta su un’altra strada: “Io credo che sarebbe meglio avere, qualora si decidesse di avere una forza di peacekeeping, una forza delle Nazioni unite garantita dal Consiglio di sicurezza Onu in modo da poter veramente garantire una forza di interposizione tra Ucraina e Russia”. Parlando a 24 Mattino su Radio 24, il ministro degli Esteri ha sottolineato il rischio che un contingente composto solo da forze europee venga visto come una mossa sbilanciata in favore di Kiev, mentre l’ideale sarebbe creare “un’area neutra”. Il ministro non chiude del tutto la porta a una presenza italiana, ma insiste sulla necessità di un mandato Onu per evitare tensioni pericolose. E avverte: “In una zona cuscinetto 30mila uomini sono pochi, ne servono almeno 200mila”.

Aggiornato il 20 febbraio 2025 alle ore 15:13