Zelensky: il fine giustifica qualsiasi mezzo

Con la vittoria di Donald Trump il vento sta cambiando non solo negli Stati Uniti, ma anche nel panorama geopolitico internazionale. Una delle nazioni che sarà condizionata da questo cambiamento è proprio l’Ucraina e in particolare il suo presidente Volodymyr Zelensky, il quale con la sconfitta dei suoi “tutori” o forse, per meglio dire, i suoi “burattinai”, ossia i potentati del partito democratico statunitense, sta cercando in tutti i modi di non perdere il potere illimitato che lo stato emergenziale causato dall’attuale guerra gli consente di avere.

La paura di perdere il suo status quo porta Zelensky addirittura a barattare le risorse energetiche del territorio ucraino per ottenere tanto altre dotazioni di armi dagli Usa quanto una conferma di quella legittimazione politica che gli riconosceva l’ex presidente statunitense Joe Biden, anche dalla nuova amministrazione di Trump.
Pertanto, per Zelensky il raggiungimento del succitato scopo, con spirito machiavellico, giustifica l’utilizzo di qualsiasi mezzo.

Perciò, il governo ucraino ha recentemente imposto sanzioni contro l’ex presidente Petro Poroshenko, attuale leader dell’opposizione, congelandone i beni e bloccando le sue transazioni finanziarie e di conseguenza Poroshenko ha denunciato questa mossa come politicamente motivata. 
Tra gli altri colpiti dalle sanzioni figurano l’oligarca Ihor Kolomoysky, il politico filorusso Viktor Medvedchuk e gli oligarchi Gennadiy Bogolyubov e Kostyantyn Zhevago.

Tuttavia, spiccano le assenze di Rinat Akhmetov e Viktor Pinchuk, considerati tra gli uomini più ricchi e influenti dell’Ucraina, che non sono stati inclusi nelle misure restrittive. Inoltre, parallelamente, l’attivista anticorruzione Vitaliy Shabunin ha riferito di essere stato al fronte di Kharkiv, impegnato come panettiere per le truppe ucraine. Shabunin ha spesso criticato l’amministrazione del presidente Volodymyr Zelensky e la sua presenza al fronte potrebbe essere interpretata come una forma di protesta o di solidarietà con le forze armate, considerando che questi sviluppi interni avvengono in un contesto internazionale delicato.

Dopo una recente telefonata di 90 minuti tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il presidente russo, Vladimir Putin, sono state annunciate imminenti negoziazioni per porre fine al conflitto in Ucraina. Inoltre, vi sono preoccupazioni che l’Ucraina possa essere marginalizzata in questi colloqui, con il rischio che le decisioni vengano prese senza un’adeguata rappresentanza ucraina. 

Inoltre, l’esclusione dell’Unione Europea dalle trattative di pace, come indicato dall’amministrazione Trump, ha suscitato critiche da parte dei leader europei, preoccupati per l’impatto di tali decisioni sulla sicurezza e sulla stabilità della regione. 

Questi eventi suggeriscono una complessa riorganizzazione delle alleanze politiche ed economiche in Ucraina, influenzata sia da dinamiche interne che da pressioni internazionali.

Aggiornato il 18 febbraio 2025 alle ore 10:11