“O gli ostaggi o la guerra”

Il tempo stringe e la tregua nella Striscia di Gaza rischia di saltare da un momento all’altro. Israele ha fissato un ultimatum: i terroristi di Hamas o rilasciano gli ostaggi sabato, altrimenti i raid ricominceranno e l’operazione militare entrerà in una nuova fase. Un messaggio lanciato da Donald Trump e ribadito ad alta voce dal premier Benjamin Netanyahu dopo un lungo vertice con il Gabinetto di sicurezza. “Abbiamo accolto con favore la richiesta del presidente Trump affinché i nostri ostaggi siano liberati entro sabato a mezzogiorno, così come la sua visione per il futuro di Gaza”, ha scritto su X, lasciando intendere che la pazienza è agli sgoccioli. Il Governo israeliano ha votato all’unanimità la linea dura: se Hamas non rispetterà la scadenza, le Forze di difesa riprenderanno l’offensiva con l’obiettivo di “sconfiggerlo una volta per tutte”. Ma su un punto resta il nodo: quanti ostaggi dovranno essere rilasciati per evitare il ritorno alle armi? Si parla dei tre previsti nell’accordo, ma Israele potrebbe pretendere anche i nove ancora vivi della prima fase o addirittura tutti i 76 ancora nelle mani dei terroristi di Hamas, compresi quelli che, secondo le intelligence, non sarebbero più in vita.

L’Idf ha già rafforzato il dispiegamento di truppe attorno alla Striscia e richiamato riservisti, segno che la tregua – battezzata come “fragile” sin dal principio – potrebbe diventare un esperimento breve e finito male. “Ci stiamo preparando a tutti gli scenari”, ha dichiarato un portavoce militare, confermando che i piani operativi sono già stati aggiornati. Hamas, dal canto suo, non sembra voler cedere a quello che considera un diktat israeliano. Mahmud Mardawi, esponente dell’ufficio politico del movimento, ha replicato con fermezza: “Netanyahu deve attuare l’accordo parola per parola. Se questo avverrà, tutto procederà senza intoppi e i prigionieri saranno rilasciati da entrambe le parti”. Una dichiarazione che fa capire come Hamas non intenda lasciarsi mettere all’angolo.

Nel frattempo, in Israele il fronte interno è in ebollizione. I familiari degli ostaggi non si danno pace e chiedono al governo di non mollare la trattativa. Per tutto il giorno hanno manifestato a Tel Aviv e davanti alla Knesset, con un messaggio chiaro: “Non possiamo permettere che i nostri cari marciscano in cattività. Ogni ora che passa è un’agonia. Serve chiudere i negoziati subito e riportare a casa tutti, prima che sia troppo tardi”. Ma se da una parte c’è chi preme per il dialogo, dall’altra c’è chi vuole chiudere la questione con le bombe. L’estrema destra israeliana ha alzato il tiro, chiedendo di riprendere i combattimenti senza più esitazioni. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, ha mandato un messaggio durissimo: “Hamas deve capire che il tempo dei giochi è finito. Se entro sabato tutti gli ostaggi non saranno rilasciati, gli apriremo le porte dellinferno”. Qualunque cosa faccia Netanyahu, scontenterà un’ingente fetta di popolazione dello Stato ebraico.

Aggiornato il 12 febbraio 2025 alle ore 14:05