Dall’alba di lunedì, centinaia di palestinesi hanno iniziato a spostarsi a piedi nel nord della Striscia di Gaza, seguendo l’annuncio dell’esercito israeliano che autorizzava il trasferimento a partire dalle 7, ora locale. Le immagini trasmesse da Alquds e altri media mostrano file di persone cariche di effetti personali lungo la strada costiera Rashid, che collega il nord e il sud dell’enclave. L’agenzia di stampa palestinese Wafa conferma che il movimento è iniziato poco dopo l’orario indicato, seguendo le disposizioni pubblicate dal portavoce dell’esercito israeliano, Avichay Adraee. Su X, l’uomo delle Forze di difesa israeliane ha precisato che ai palestinesi è vietato “dirigersi verso il territorio israeliano” o “trasportare militanti e armi”, aggiungendo che la strada di Salah al-Din, parallela a Rashid ma più vicina al confine israeliano, sarebbe stata aperta al traffico veicolare dalle 9.
Questo spostamento avviene in un contesto segnato dalla tregua tra Hamas e Israele, in vigore dal 19 gennaio. L’accordo prevedeva il passaggio dei gazesi attraverso il corridoio militare di Netzarim e il ritorno verso il nord, ma Israele ha inizialmente bloccato l’apertura, poiché i terroristi di Hamas avrebbero violato l’intesa. Secondo Tel Aviv, il gruppo non ha rilasciato un ostaggio civile, Arbel Yehud, come previsto, liberando invece quattro soldatesse israeliane in cambio di 200 detenuti palestinesi. Tra chi si sposta, la testimonianza di Mohammed Almajdalawi, un uomo di 47 anni sfollato nel sud di Gaza, restituisce un quadro di devastazione: “Molti stanno tornando, ma chi arriva racconta che manca tutto: acqua, elettricità, cibo, medicine. Le strade sono inesistenti, i punti di riferimento scomparsi. Non c’è modo di costruire nemmeno un rifugio temporaneo: le case sono distrutte e i corpi sotto le macerie non si trovano più, divorati dagli animali. È una trappola: una volta al nord, non si può tornare al sud per almeno una settimana. Ma dobbiamo farlo, abbiamo bisogno di tornare”.
Nel frattempo, l’Italia prepara il dispiegamento di una missione europea per la riapertura del valico di Rafah, tra Gaza ed Egitto. “I carabinieri partiranno con un volo delle nostre forze armate, un passo importante che conferma il ruolo europeo e il contributo italiano”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. La missione Eubam Rafah, sospesa con l’inizio delle ostilità, aveva il compito di monitorare il valico e favorire la fiducia tra Israele e l’Autorità palestinese. “Con la tregua, siamo pronti a ripristinare la missione e ad aumentare la nostra presenza in Medio Oriente, sia politica che militare”, ha concluso il vicepremier, sottolineando il contributo strategico dell’Italia per la stabilità regionale.
Aggiornato il 27 gennaio 2025 alle ore 16:10