Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha avvertito i membri dell’alleanza che se l’invasione russa dell’Ucraina dovesse avere successo, il costo del ripristino della credibilità internazionale della Nato sarebbe misurato in migliaia di miliardi di dollari. Parlando a margine del World economic forum di Davos, Rutte ha sottolineato l’argomentazione economica a favore di un aumento della spesa militare a sostegno dello sforzo bellico ucraino. “Se l’Ucraina dovesse perdere per ripristinare la deterrenza della Nato, il prezzo sarebbe molto più alto di quello che stiamo valutando in questo momento in termini di aumento della nostra spesa e di aumento della nostra produzione industriale”, ha commentato Rutte. Nel lanciate il suo monito, il segretario generale della Nato ha evocato l’immagine del dittatore russo Vladimir Putin e dei suoi alleati che celebrano la vittoria sull’Occidente. “Se ottenessimo un cattivo accordo, significherebbe solo che vedremo il presidente della Russia gongolarsi con i leader di Corea del Nord, Iran e Cina. Non possiamo accettarlo. Sarebbe un grande, enorme errore geopolitico”.
Le previsioni allarmanti di Rutte arrivano mentre i leader della Nato sono alle prese con le richieste del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump per gli Stati membri di aumentare la spesa per la difesa dall’attuale 2 per cento del Pil al 5 per cento. Trump sta anche spingendo affinché l’Europa svolga un ruolo molto più importante nella coalizione di Paesi che sostengono l’Ucraina. Sostiene che l’invasione russa è innanzitutto un problema che devono affrontare i leader europei, ed è da tempo critico nei confronti di quella che considera una relazione diseguale in materia di sicurezza tra Europa e Stati Uniti. Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha fatto eco alla posizione di Trump sulla necessità di un drastico aumento della spesa europea per la difesa. Nel suo discorso al World economic forum ha suggerito che il continente rischi di scivolare nell’irrilevanza geopolitica e debba essere in grado di difendersi. “Tutti i Paesi europei devono essere disposti a spendere per la sicurezza quanto è realmente necessario, non quanto ci si è abituati in anni di abbandono”, ha affermato il leader ucraino.
Numerosi personaggi europei di spicco hanno già espresso la loro opposizione alla visione di Trump circa la necessità di attuare forti aumenti nella spesa per la difesa. Mentre i bilanci della difesa in tutto il continente sono cresciuti negli ultimi anni sullo sfondo dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia, molti membri della Nato stanno ancora lottando per soddisfare le attuali linee guida del 2 per cento e considerano del tutto irrealistico parlare di un salto al 5 per cento. I Paesi europei stanno, inoltre, lottando per espandere la produzione militare nazionale in risposta all’invasione della Russia. Durante le fasi iniziali della guerra, le scorte esistenti di armi ed equipaggiamenti in tutta Europa sono state inviate in Ucraina. Tuttavia, queste riserve sono state ampiamente esaurite. Mentre la Russia è riuscita a effettuare la transizione verso un’economia di guerra, il settore della difesa europeo non è ancora in grado di mantenere adeguatamente rifornito l’esercito ucraino nonostante alcuni progressi fatti.
I più critici affermano che in molte capitali del vecchio continente non ci sia ancora alcun senso di urgenza circa la risposta europea all’invasione russa, nonostante la sfida alla sicurezza senza precedenti rappresentata dal più grande conflitto armato in Europa dai tempi della Seconda Guerra mondiale. Peraltro, le decisioni riguardanti le consegne di armi all’Ucraina rimangono spesso soggette a ritardi prolungati. Cosi come le misure per aumentare la capacità di produzione di difesa dell’Europa sono spesso state penalizzate da scelte di politica interna o delle rivalità tra i membri dell’Ue. L’esitazione dell'Europa sulla spesa per la difesa è miope, per usare un eufemismo. Come ha sottolineato questa settimana in Svizzera il segretario generale della Nato, il costo del supporto alla difesa dell’Ucraina sarà eclissato dal prezzo di confrontarsi con una Russia trionfante se a Putin fosse consentito di soggiogare l’Ucraina.
Anche se un Putin vittorioso non dovesse scegliere di andare oltre immediatamente, la sua macchina da guerra sarebbe notevolmente rafforzata dall’acquisizione delle vaste capacità industriali dell’Ucraina e delle sue risorse naturali. Mosca occuperebbe anche una posizione dominante sui mercati agricoli globali. In tali circostanze, è pericolosamente illusorio pensare che Putin possa improvvisamente adottare un approccio conciliatorio nei confronti delle Nazioni vicine d’Europa in gran parte indifese. Al contrario, cercherebbe quasi certamente di sfruttare i suoi evidenti vantaggi. Il dibattito sull’aumento della spesa per la difesa europea sembra destiNato a intensificarsi nelle prossime settimane, con la nuova amministrazione Trump e i funzionari di Kyiv che sostengono un ripensamento radicale. Molti li sosterranno in linea di principio, ma l’esperienza passata suggerisce che non tutti gli alleati avranno la volontà politica per agire di conseguenza.
L'importanza di questo dibattito non può essere sottovalutata, tenendo conto che l’esito dello stesso è destiNato a plasmare il corso della guerra in Ucraina e il futuro della sicurezza europea. Per chiunque riconosca la minaccia rappresentata dalla Russia di Putin, le argomentazioni a favore di maggiori budget per la difesa europea e di una produzione industriale espansa sembrano schiaccianti. Sostenere l’Ucraina oggi può essere costoso, ma è molto più economico che affrontare una Russia vittoriosa domani.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
Aggiornato il 24 gennaio 2025 alle ore 10:02