Il caso Maduro, vergogna a sinistra

Deporre Nicólas Maduro? Sì, ma come procedere per il rispetto del diritto internazionale? Chi, a questo punto, potrebbe intervenire militarmente, se non l’America di Trump? Del resto, nessuna altra alternativa sembra funzionare, al momento. L’inasprimento delle sanzioni, infatti, risulta facilmente aggirabile da Caracas, vista l’alleanza ferrea del Venezuela con Paesi ostili all’Occidente, come Cina, Russia e Iran, che oggi si atteggiano a grandi protettori del regime di Maduro, beneficiando del suo petrolio sottocosto, o per vendere il proprio aggirando le sanzioni internazionali, come fa da tempo Teheran.

Intanto, guardando all’Italia, ci sarebbe da superare l’evidente impasse che impone il silenzio sui crimini del regime venezuelano, a causa dell’omertà dimostrata in merito da una sinistra progressista, perfettamente allineata con Oltre Tevere sui temi dell’immigrazione di massa (favorita anche da Maduro!) e del Terzo Mondo. L’attuale governo italiano ha ben altro da pensare, data la precaria situazione della Ue che guarda come a una disgrazia epocale la nuova gestione di Trump. Difficile, in questo momento mettere diplomaticamente nel mirino Maduro, anche se è vero che la premier italiana rimane l’unica vera leader europea di riferimento per non pochi Paesi membri, grazie alla sua brillante iniziativa politica e ai suoi ottimi rapporti internazionali, soprattutto con la futura amministrazione americana.

Tra l’altro, la Meloni deve vedersela con un altro “caso Sala” che riguarda un cooperante italiano, Alberto Trentini, sequestrato dal regime venezuelano senza che gli sia mai stata contestata formalmente alcuna violazione di legge. Alle rimostranze del nostro Ministero degli Esteri per la sua liberazione, il Venezuela ha risposto con l’espulsione di tre diplomatici italiani, anche stavolta senza il minimo sostegno di una consistente motivazione.

Per la cronaca: soltanto una decina di giorni fa, Maduro ha prestato giuramento per svolgere un ulteriore mandato di sei anni, dopo aver vinto a forza di clamorosi brogli le elezioni presidenziali di luglio 2023. A urne chiuse, infatti, gli osservatori internazionali indipendenti avevano dato Maduro di ben 35 punti percentuali al disotto del suo sfidante, Edmundo Gonzáles, costretto subito dopo all’esilio. Identica sorte è poi toccata alla leader attuale dell’opposizione, María Corina Machado, che ha fatto perdere da mesi le sue tracce, per non essere incarcerata. Ma questo sarebbe il meno, se non fosse che, a partire da novembre 2024, il regime avrebbe arbitrariamente imprigionato ben 1800 oppositori politici, mentre da quando Maduro è al potere all’incirca otto milioni di venezuelani (pari a un quarto della popolazione del Paese!) sono fuggiti all’estero, di cui almeno 600mila hanno trovato rifugio negli Stati Uniti.  

Stando agli osservatori e alle Ong internazionali, i dati statistici dicono che sono milioni i venezuelani che soffrono di malnutrizione, mentre il tasso di criminalità nel 2024 si è rivelato tra i più elevati del mondo.

Tristissima sorte per un Paese che in passato vantava il più alto reddito pro-capite del Sud America! Tra l’altro, la pericolosità del regime si è fatta viepiù preoccupante, con il recente accordo tra Caracas e Teheran per la costruzione di una fabbrica di droni presso una base aerea venezuelana. Intanto, bisogna dire che nessuna delle misure “pacifiche” adottate dagli Usa hanno finora minimamente funzionato. Né quelle del Trump-I, che avevano inasprito le precedenti sanzioni; né l’attenuazione delle stesse durante la presidenza di Joe Biden. Tantomeno hanno funzionato le “libere” (per modo di dire) elezioni, né la taglia di 25milioni di dollari posta sullo stesso Maduro dall’uscente amministrazione americana che, a questo punto, fornirà solo un ulteriore alibi al dittatore per un giro di vite sui già scarsissimi margini di libertà dell’opposizione. Sperare, poi, in una soluzione interna, come un colpo di stato da parte dei militari, non solo è illusorio ma inutile, dato che sono proprio gli alti gradi dell’esercito ad avere in mano le ricchezze petrolifere e a essere responsabili di aver convertito il Paese in un “hub” del traffico mondiale di cocaina e del riciclaggio di denaro, derivante dai proventi della droga, così come è emerso nel 2015 da un’inchiesta approfondita del Wall Street Journal.

Così come non c’è da sperare in una rivolta di massa contro Maduro che ha ben appreso la lezione dei suoi amici cubani, favorendo in ogni modo le migrazioni di massa dal Paese, per liberarsi dai suoi oppositori irriducibili, che hanno talento e forze sufficienti per trovare sistemazione altrove. Certo, anche il regime di Maduro è transeunte, al pari di ogni cosa umana: però non si sa quando se ne andrà e come allora sarà ridotto il Venezuela. Intanto, si può provare a mettere in atto una strategia che lo spinga all’abbandono volontario, in un qualche esilio dorato, con l’impegno di una amnistia generale per tutti i membri del suo clan più stretto, militari compresi. Ad esempio, minacciando un epilogo come quello che nel 1990 mise fine al regime di Manuel Noriega a Panama, a seguito dell’invasione militare degli Usa, con Noriega estradato in America e condannato a 27 anni di prigione.

Dopo di che, gli americani si sono ritirati rapidamente da Panama che, ancora oggi, è una democrazia a tutti gli effetti. Del resto, non si può sperare che Maduro si convinca con le buone maniere a lasciare il potere, mentre si può auspicare che la prospettiva del peggio (l’invasione militare) lo costringa a farlo.

Malgrado la natura non bellicista di Trump, anche il “super-wokeNew York Times sostiene che sarà facile, volendo, convincere il popolo americano che è inevitabile prendere dei rischi, per farla finita con un regime criminale che sta in piedi con i brogli, terrorizza i suoi oppositori, traffica in droga, favorisce l’emigrazione di massa e trama con l’Iran contro gli Usa. Mettere fine al regno del terrore di Maduro, osserva il quotidiano, è un ottimo modo per Trump di iniziare il suo nuovo mandato, inviando così un segnale forte e chiaro ai tiranni di ogni genere e risma, per dire loro che ha un limite anche la pazienza americana a tollerare un simile clima di caos e violenza. Che cosa ne dicono in merito Onu e Vaticano?

Aggiornato il 22 gennaio 2025 alle ore 11:37