Il popolo? Un dio da adulare, ma solo quando vota assecondando i desideri del potere mainstream e delle élite che ne hanno il controllo. Da cambiare senz’altro, quando invece si fa prendere la mano dall’anarchia social e se ne va per conto proprio, dando ragione a sovranisti e populisti di ogni estrazione e risma.
Le due vittorie alternate di Donald Trump nel 2016 e del 2024 sono state considerate sbagliate e ferocemente combattute dalle élite progressiste americane, per invalidarne (eticamente, quanto meno) l’esito.
Nel primo caso, wokist e Deep State hanno attribuito il successo di Trump alla disinformatjia putiniana, che avrebbe manipolato il voto popolare durante la campagna elettorale del 2016, intossicando l’elettorato americano con un numero molto elevato di bot e falsi profili social, che hanno inviato milioni di messaggi pro-Trump, al contempo diffamatori e denigratori nei confronti della sua sfidante Hillary Clinton.
Invece, la vittoria del 2024 sarebbe stata il frutto della manipolazione via social X da parte di Elon Musk e dei miliardari della Silicon Valley, nonché di altri vari soggetti ultrapotenti, che hanno interessi concreti nel fare fuori l’ideologia green e i suoi derivati. Più di recente, la Romania è stata teatro di uno scandalo elettorale mediatico, dato che gli elettori al secondo turno delle elezioni presidenziali hanno premiato un candidato semisconosciuto, populista antisistema, certo Galin Gerogescu, etichettato come estremista di destra, filo putiniano e favorevole a prendere le distanze rispetto all’appoggio incondizionato all’Ucraina. Conclusione scontata: si rivota, dopo che la Corte costituzionale romena ha annullato le elezioni!
Memori di queste recenti débacle, che hanno umiliato la narrazione mondialista e diversitaria, le élite globaliste (wokiste) dominanti sono ricorse allo stratagemma che se la democrazia viene umiliata dal voto democratico, allora di certo si è trattato di disinformazione via social, e di conseguente intossicazione degli spiriti attraverso una propaganda di odio per i principi democratici. E tutto ciò legittima l’annullamento del voto stesso, nella profonda convinzione che se il “popolo vota male, allora bisogna cambiare il –o, preferibilmente, fare a meno del- popolo stesso”. Insomma, quando i popoli non ascoltano le élite, sottraendosi così ai diktat ideologici dell’oligarchia, è perché sono manipolati, sempre e comunque, dall’esterno. Perché, se quegli stessi cittadini fossero stati correttamente informati avrebbero votato esattamente in modo opposto, conformemente al pensiero e alla volontà illuminata mainstream.
Per di più, se si è democratici, non si può e non si deve, in pratica, dare ascolto alle sirene populiste, né trasgredire in alcun modo il vangelo auto colpevolista woke, per cui è giusto che l’Occidente porti la colpa di tutti i mali del mondo, passati, presenti e futuri. E il bello è che qui non si tratta di un noir fiabesco, ma di pura realtà! Quindi, non serve ricordare ai nuovi talebani dell’ortodossia politicamente corretta che l’Occidente con le sue scoperte scientifiche, da secoli a questa parte, ha salvato, curato e sfamato miliardi di persone con i suoi ritrovati farmacologici e tecnologici, rendendo lavoro e fatica più umani.
Né, tantomeno vale loro ricordare che non può essere rimossa la conquista tutta occidentale del voto popolare, che ha dato voce ai cittadini di tutti i continenti con i suoi procedimenti democratici. Niente da fare, insomma: tutto ciò va cancellato perché oggi l’Occidente ha l’imperdonabile colpa semplicemente di esistere, come entità geopolitica.
Su questa drammatica falsariga della post-democracy si inseriscono gli episodi politici, certo legittimi ma allo stesso tempo inquietanti, di evitare in tutti i modi il rischio che un verdetto popolare pieno porti alla vittoria di Marine Le Pen, nel caso francese, e dell’Afd in quello tedesco, mettendo fuori gioco con ogni mezzo dalla gestione del potere i partiti di destra.
In Francia, ad esempio, le élite gaulliste e macroniane hanno preferito creare il monstrum del Fronte repubblicano anti-Le Pen, che ha reso di fatto ingovernabile il paese. Verosimilmente, un’iniziativa del tutto analoga sarà adottata in Germania con una Grosse Koalition anti-Afd, dopo il voto del 23 febbraio 2025. Ora, verrebbe da chiedersi: ma quale differenza sostanziale passa oggi tra l’attuale regime Ue e l’Urss della Guerra Fredda? Questo perché si ha l’impressione che, come ai bei tempi di Leonid Breznev, i Paesi che stanno in questo (sfortunato) blocco democratico possono restare autonomi al loro interno, a patto che non si allontanino da un certo, prefissato perimetro ideologico, delimitato dai miti e dagli involabili principi wokisti del neofemminismo, del multiculturalismo, dell’immigrazionismo, del governo dei giudici, e così via dicendo.
Chiarisce il tutto il più solido bastione mediatico del woke europeo, come il Financial Times, che facendo un primo bilancio di più di 90 Paesi andati al voto nel 2024, accusa il popolo mal votante di dare spazio alle emozioni (antiélitiste e antiglobaliste) anziché alla ragione, contrapponendo così la Parca della “emocracy” all’unica dea giusta della “democracy”.
Insomma, il popolo sempre più bue tenderebbe, secondo il quotidiano politically correct della City, a privilegiare la componente politica basata più sulla parte emozionale che sul ragionamento oggettivo. Guarda caso, però, almeno qui in Italia, tutti i talk che si vogliono progressisti si riducono inesorabilmente a liti di condominio dominati dai “like” e dagli influencer di area. Ovvero, nessuno che, in questo incontrollato vociferare caotico, abbia la minima idea di come realizzare uno spazio politico per dare una risposta concreta ai flagelli in atto del ventunesimo secolo, come delocalizzazioni, perdita di identità e cancellazione delle civiltà a causa dell’omologazione globalista dei consumi.
Tutti, però, invocano immediati rimedi al fine di arginare il cambiamento climatico; ridurre le disuguaglianze; porre un freno al disastro tecnologico, nonché alla profonda crisi del servizi pubblici e del welfare. Sì: ma come? Cercasi leader che parli chiaro e si comporti come “un buon padre di famiglia”.
Aggiornato il 21 gennaio 2025 alle ore 11:41