La Knesset ha approvato la tregua. Dopo aver valutato gli aspetti politici, di sicurezza e umanitari – “giocandosi” l’appoggio al governo del ministro Itamar Ben Gvir, che ieri sera ha annunciato le sue dimissioni – la Commissione per gli Affari di sicurezza nazionale di Tel Aviv ha dato il via libera: il Governo israeliano ha approvato il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. La decisione di firmare il documento prodotto dai negoziatori di Hamas e dello Stato ebraico è stata da poco ufficializzata, dopo la riunione del primo pomeriggio del Gabinetto di Benjamin Netanyahu. L’ufficio del primo ministro ha confermato che il piano è ritenuto fondamentale per raggiungere gli obiettivi strategici della guerra in corso, primo fra tutti: il rilascio degli ostaggi. Il premier, parlando al Gabinetto, ha rassicurato che Israele ha ottenuto “garanzie inequivocabili” sia da Joe Biden che da Donald Trump. Se la seconda fase dei negoziati dovesse naufragare e Hamas rifiutasse le richieste di sicurezza, le Forze di difesa israeliane (Idf) torneranno a combattere a Gaza con il pieno appoggio degli Stati Uniti. A riportare le parole di Bibi è il quotidiano Ynet.
Secondo una copia trapelata dell’accordo, oltre 1.700 detenuti palestinesi saranno rilasciati in cambio di 33 ostaggi israeliani. Tra loro, 700 prigionieri condannati per terrorismo, inclusi 250-300 ergastolani, 1.000 cittadini di Gaza arrestati dall’8 ottobre e 47 ex detenuti riarrestati dopo l’accordo del 2011 per Gilad Shalit. Quelli con le condanne più gravi andranno in un Paese terzo a scontare la loro pena. Il Consiglio dei ministri si è riunito oggi alle 15.30 (14.30 in Italia), presso l’ufficio del primo ministro a Gerusalemme, a un’ora dall’inizio dello Shabbat.
L’elenco dei primi ostaggi che saranno liberati da Hamas sarà ricevuto da Israele entro domani alle 16.30 ora locale, le 15.30 in Italia, sempre secondo Ynet. A quanto si è appreso poche ore prima dell’ufficialità dell’accordo, si dovrebbe iniziare dalle donne rapite dai kibbutz e al festival di Nova: Romi Gonen, Emili Demari, Arbel Yehud, Doron Steinbrecher, nonché Shiri Bibas e i suoi figli Ariel e Kfir. Successivamente, secondo il piano, toccherebbe alle soldatesse Liri Elbag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniela Galbo e Naama Levi. La lista include anche 10 uomini di età compresa tra i 50 e gli 85 anni: Ohad Ben Ami, Gidi Moses, Keith Sigal, Ofer Calderon, Eliyahu Sharabi, Itzik Elgart, Shlomo Mancer, Ohad Yahalomi, Oded Lipschitz e Tzachi Idan. Inoltre, dovrebbero essere rilasciati nella prima fase dell’accordo altri nove ostaggi, tra cui feriti e malati – Yarden Bibas (il padre dei due bambini), Shagai Dekel Chen, Yair Horn, Omer Venkert, Aleksandr Tropnov, Eliya Cohen, Or Levy, Tal Shoham e Omer Shem Tov – così come Avra Mengistu e Hisham Shaaban al-Said, che sono prigionieri a Gaza già da dieci anni.
Aggiornato il 17 gennaio 2025 alle ore 15:02