“Non fermatevi finche non saranno tutti tornati”, questo recitano i poster con i quali sono state tappezzate Gerusalemme e Tel Aviv, in questi giorni critici per la tregua a Gaza e il ritorno degli ostaggi a casa. È di pochi minuti fa la notizia che Hamas e Jihad islamica avrebbero accettato l’accordo per una tregua nella Striscia. La suggestione però arriva da fonti palestinesi vicine ai negoziati, citate dall’Afp, secondo le quali il fratello d Yahya Sinwar avrebbe proferito il tanto atteso “sì”. Intanto, i media israeliani stanno diffondendo i dettagli sul piano di rilascio degli ostaggi, mentre il Governo dello Stato ebraico sembra vicino alla firma definitiva. I funzionari israeliani lasciano intendere che l’intesa potrebbe essere approvata già questa sera, con una dichiarazione ufficiale attesa entro domani al Cairo. Se confermata, l’attuazione dell’accordo potrebbe iniziare nel giro di pochi giorni, con la liberazione dei primi ostaggi prevista per domenica. Il rilascio degli ostaggi seguirà un calendario preciso. Nei primi 42 giorni, saranno liberati 33 prigionieri in più fasi:
1) Primo giorno: tre ostaggi, tra cui donne e bambini;
2) Settimo giorno: altri quattro;
3) 14° giorno: tre persone, con priorità alle donne;
4) 21°, 28° e 35° giorno: tre ostaggi per ciascuna fase;
5) Ultima settimana: 14 ostaggi.
In cambio, Israele libererà 1.000 detenuti palestinesi. Tra questi, chi è accusato di omicidio sarà trasferito a Gaza, in Qatar o in Turchia. Tuttavia, i membri delle forze speciali di Hamas (Nukhba) non saranno inclusi in questa prima fase.
L’accordo dovrebbe prevedere anche un alleggerimento della presenza militare israeliana. Le Forze di difesa israeliane abbandoneranno l’asse Netzerim, che divide la Striscia in due, mentre gli aiuti umanitari saliranno a 600 camion al giorno. Dal 22° giorno della tregua, i residenti del nord di Gaza potranno tornare nelle loro case, e progressivamente le truppe israeliane si ritireranno dall’asse Filadelfia. Anche alcune fonti di Tel Aviv avrebbero confermato che il leader militare di Hamas avrebbe dato il suo consenso definitivo ai negoziati a Doha, segnando un punto di svolta. Ma finché non ci sarà il comunicato ufficiale, la comunità internazionale resta con il fiato sospeso. L’obiettivo dichiarato è quello di evitare ulteriori escalation, ma ogni fase sarà accompagnata da un’attenta supervisione. Per molti osservatori, questa tregua rappresenta una rara finestra di opportunità per ridurre le tensioni nella regione, anche se le incognite non mancano.
Aggiornato il 15 gennaio 2025 alle ore 16:36