Kiev colpisce TurkStream, il gas sale ad Amsterdam

Non basta uno degli inverni più freddi degli ultimi anni. Il prezzo del gas è tornato a salire, ancora una volta a causa della guerra di invasione della Russia verso l’Ucraina. Al mercato di Amsterdam, cuore pulsante degli scambi energetici europei, le quotazioni hanno sfondato il muro dei 48 euro al megawattora, avvicinandosi pericolosamente ai 50 euro, soglia toccata appena lo scorso 2 gennaio. Una corsa al rialzo che non sembra arrestarsi, spinta da un mix letale di gelo invernale e sanzioni internazionali che stanno mettendo in ginocchio – checché ne dica Vladimir Putin – l’economia russa. Ma non è solo il freddo a mettere pressione sui mercati. Infatti, l’ultimo attacco di Kiev sul gasdotto TurkStream – l’ultima ancora di salvezza per il gas russo diretto in Europa – ha fatto scoprire le carte a Mosca che, colpita su una ferita aperta, ora accusa l’Ucraina di aver tentato di sabotare l’infrastruttura strategica sotto il Mar Nero. Se il TurkStream dovesse finire fuori gioco, Ungheria e Slovacchia, principali beneficiari, resterebbero al buio, mentre il mercato europeo sprofonderebbe in una crisi ancora più nera.

Nel frattempo, il gigante dell’energia Gazprom è costretto a prendere decisioni drastiche che fino ad oggi era riuscito ad evitare. L’azienda russa ha annunciato un taglio drastico del 40 per cento del personale della sede centrale di San Pietroburgo. Si tratterebbe di circa 1.600 posti di lavoro che spariranno. Una mossa disperata, arrivata dopo che Kiev ha messo la parola fine al contratto per il transito del gas russo sul proprio territorio. Quello che potrebbe essere il colpo finale al colosso energetico russo, già alle corde dopo il sabotaggio del Nord Stream nel Mar Baltico e il conseguente crollo delle esportazioni verso l’Europa. E i numeri non mentono. Nel 2023, la società ha accumulato perdite per quasi 7 miliardi di dollari, una voragine che sembra destinata ad allargarsi. Con il mercato europeo ormai in fuga dalle forniture russe, quello di Gazprom è pronto per diventare un grosso problema per Putin.

Intanto, il prezzo del gas continua a correre, alimentato anche dalle nuove sanzioni americane contro Gazprom Neft, la branca petrolifera del colosso russo. E l’Europa non può far altro che guardare con preoccupazione. Le temperature rigide e le tensioni geopolitiche disegnano uno scenario da brividi – e non solo per il freddo. Se il TurkStream dovesse cedere, per i Paesi europei sarebbe l’inizio di una nuova corsa contro il tempo per cercare alternative energetiche. La crisi è ben lontana dall’essere risolta. L’Europa e soprattutto l’Italia devono prenderne atto.

Aggiornato il 14 gennaio 2025 alle ore 13:44